Nuova sede, nuovi brevetti, quotazione in Borsa, premi e riconoscimenti. Le scelte strategiche dell’azienda, raccontate dal suo leader, Biagio Crescenzo
Ingegnere, segniamo il 2019 come annus mirabilis per la CTI Foodtech?
L’anno appena trascorso è stato ricco di soddisfazioni e di grandi traguardi raggiunti. Dopo la vittoria al Premio Best Practices per l’Innovazione 2018, con il progetto della “300 AVC”, la prima macchina al mondo in grado di denocciolare l’avocado, siamo stati selezionati tra i dieci finalisti dell’”Innovation Award” di Fruit Logistica, l’oscar dell’innovazione nell’industria agroalimentare. Ad aprile abbiamo ricevuto il Premio “Top Company” alla Borsa Mediterranea della Formazione e del Lavoro, per l’inserimento nel nostro organico aziendale di due studenti che hanno effettuato un percorso di alternanza scuola lavoro. Infine, la vittoria del prestigioso “Premio Innovazione SMAU” con CTI FAS, il primo sistema automatico di alimentazione multifrutto, multiformato e multistandard per denocciolatrici di avocado e pere, adatto a macchine detorsolatrici orizzontali e verticali. Il sistema, protetto da brevetto internazionale, rappresenta un’innovazione nel settore della produzione di macchine per la lavorazione della frutta. I brevetti ottenuti in Cile e in Cina si sono aggiunti agli oltre 100 conseguiti nel corso del tempo. La quotazione in Borsa attraverso l’emissione di un minibond di un milione di euro e l’inaugurazione del nostro nuovo stabilimento a Salerno, lo scorso 21 ottobre, hanno rappresentato tappe significative della nostra storia di oltre 30 anni. Infine, la grande attenzione dedicata da tutti gli organi di informazione, ultimo in ordine di tempo Studio Aperto di Italia Uno che ha inserito un mio intervento all’interno dello speciale sul Cibustec. Alla fiera parmense abbiamo partecipato con una campagna promozionale dal titolo “Wherever there’s a fruit to pit, we’ll be there”, che ha riscosso grandi consensi da parte di tutti i visitatori. Auspichiamo che questi risultati e i grandi investimenti profusi per ottenerli, si traducano in un incremento della nostra presenza commerciale, rendendo così il 2020 e i prossimi anni davvero fantastici per CTI.
Partiamo dal nuovo stabilimento, una scelta strategica e non solo una nuova sede. Ce la racconta?
L’apertura del nuovo stabilimento, esteso su una superficie complessiva di 7000 mq e frutto di un investimento di oltre 6 milioni di euro, si inserisce in un piano strategico di sviluppo industriale, che prevede un ampliamento del mercato e un ammodernamento tecnologico in ottica industria 4.0.
L’investimento effettuato in un nuovo quartier generale, in grado di soddisfare i nostri fabbisogni di produzione e facilitare lo sviluppo di nuove tecnologie, conferma la nostra volontà di continuare ad investire sul territorio. Partendo da Salerno, con una visione orientata all’innovazione e all’internazionalizzazione, puntiamo alla leadership mondiale dei nostri mercati di riferimento. Mi hanno particolarmente inorgoglito, in occasione dell’evento di inaugurazione, le parole spese dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che ha definito CTI Foodtech «un’azienda coraggiosa e lungimirante, capace di guardare lontano, ai mercati globali, e dimostrare che Salerno e il Sud Italia non hanno un destino ineludibile».
Il piano industriale della CTI Foodtech è stato apprezzato tanto da convincere Borsa Italiana a emettere un mini-bond sul segmento professionale ExtraMot PRO del valore di un milione di euro. Come è nata questa opportunità e quali obiettivi si pone?
Nasce dalla sinergia con un istituto di credito come Banca Sella, da sempre attenta alle esigenze di innovazione e di crescita delle PMI del Mezzogiorno, che ha creduto nelle nostre potenzialità e nella solidità dei nostri asset strategici. L’emissione del mini bond ci ha permesso di sostenere i nuovi progetti di investimento dell’azienda, legati all’implementazione di tecnologie sempre più all’avanguardia per il settore e all’espansione commerciale su mercati inesplorati.
A livello tecnico in cosa vi distinguete nettamente dalla concorrenza?
L’innovazione e la competitività sono nel nostro DNA. Non solo abbiamo presidiato il mercato soddisfacendo i bisogni dei grandi produttori dell’agroalimentare, come dimostrano gli oltre 7 miliardi di frutti lavorati nel mondo dalle nostre macchine (un numero che cresce di anno in anno), ma abbiamo sviluppato tecnologie innovative per il settore.
Tra queste, la “Zero Pit Fragment”, la prima denocciolatrice di pesche al mondo che ribalta il sistema tradizionale di funzionamento, separando il nocciolo dal frutto intero e, successivamente, dividendolo in due metà in modo da eliminare del tutto la presenza di frammenti di nocciolo. Inoltre, ci tengo ad evidenziare la partnership strategica con colossi mondiali dell’industria della trasformazione alimentare: la JBT Foodtech, grazie alla quale presidiamo il mercato locale della sterilizzazione dei prodotti “baked beans”, e la TOMRA, che sta diffondendo un sistema di pelatura ecosostenibile basato sull’utilizzo di vapore e non di prodotti chimici. Infine, la sinergia consolidata con l’Università degli Studi di Salerno e il costante investimento in ricerca e sviluppo nel nostro settore.
Nel mentre dilaga il fenomeno migratorio, specie delle migliori energie del Mezzogiorno, lei da anni si industria per mettere al lavoro giovani talenti “locali”. Una direzione premiante?
Sono convinto da sempre che il fattore determinante di un’economia solida sia mettere al centro della filiera formazione/occupazione la valorizzazione dei talenti del territorio. Questo però non basta. Le istituzioni dovrebbero creare condizioni più favorevoli per incrementare l’occupazione e ridurre il fenomeno dell’emigrazione dei talenti verso Paesi con politiche del lavoro più efficaci e retribuzioni adeguate alle competenze.
Per competere oggi conta più la genialità del singolo o la cultura dell’azienda?
La genialità del singolo individuo può funzionare da innesco di processi di creazione e innovazione solo nel contesto giusto e con una solida formazione di base. Un contesto favorevole e una formazione di qualità sono possibili solo dove esiste una ben strutturata cultura di impresa ed etica del lavoro, e in questo senso il Sud negli ultimi anni è riuscito a recuperare in molti settori il ritardo storico che ha sempre pesato negativamente sulle prospettive di sviluppo.
Un’ultima curiosità: che cosa è per lei la buona impresa? Ha un ricordo del momento in cui ha scelto questa strada cui è particolarmente legato?
CTI FoodTech, è un esempio più che rappresentativo di buona impresa, con una vision orientata a ricerca e sviluppo, valorizzazione dei talenti del territorio, internazionalizzazione e politica commerciale di respiro globale, flessibilità e versatilità nell’organizzazione interna. Un ricordo? Il 31 dicembre del 1985 in Spagna si è vissuta una notte di grandissima euforia: il Paese entrava nella CEE ed io ero lì. Quella notte nacque l’idea e l’esigenza di dar vita alla CTI e, subito dopo, la nostra prima sede in Spagna.