Imprenditrice, sportiva, da poco anche presidente del Club Velico Salernitano: conosciamo meglio l’inarrestabile ceo di Incoerenze
Tra le prime laureate in Italia in Comunicazione – Anno 1996/1997 – con coraggio e determinazione ha poi scelto di restare al Sud e di fondare una realtà imprenditoriale da sempre molto al femminile. Un autentico doppio salto ben riuscito. Che ricordi ha degli inizi e perché InCoerenze?
Nel 1999, dopo qualche Master in tour per l’Italia, avevo tre possibilità: trasferirmi al Nord per lavorare nel settore della comunicazione, impiegarmi al Sud in un ambito diverso dagli studi fatti o fare impresa. E ho scelto questa terza strada, così, investendo nel mio Sud, spostandomi io per il mondo e impegnandomi – inizialmente solo con altre donne e poi integrandoci nel tempo con qualche quota azzurra – a costruire una realtà seria e affidabile, pronta a offrire comunicazione ed eventi di qualità. Abbiamo conosciuto altre donne e collaborato con molte altre organizzazioni femminili, e ogni volta, insieme, abbiamo saputo supportarci e valorizzarci a vicenda.
Quando mi domandano perché ci chiamiamo InCoerenze, la mia risposta è che si tratta di una provocazione e che laddove tutti parlano di creatività e basta, io ci aggiungo, nei fatti, visione e metodologia. La nostra mission è quella di lavorare “nelle coerenze” delle 4 dimensioni attraverso cui la comunicazione e gli eventi si sviluppano: contenuto, forma, tempo e spazio. Per cui cultura visiva, passione, organizzazione e innovazione devono necessariamente convivere per soddisfare chi ci affida il proprio brand e i propri progetti da sviluppare.
Una comunicazione efficace per un’azienda significa relazioni di valore?
Progettare la comunicazione non è solo mettere in fila messaggi, target, strumenti e canali. E neanche può essere considerata una illuminante azione “artistica” generata da un ingente investimento economico abbinato all’impegno dei migliori talenti. Costruire insieme percorsi che raccontano la storia delle aziende, dei territori, dei progetti, nella maniera più autentica e innovativa possibile, considerando anche la maturità del brand, significa rispettare quelle 4 dimensioni. E significa andare a rafforzare il dialogo di ciascuno di loro con i propri interlocutori, rendendone credibile la narrazione per costruire e tessere relazioni di valore attraverso la reputazione.
Non solo imprenditrice, ma anche sportiva. Quante Elena coesistono, coerenti, in lei? E, tra queste, la donna in carriera quanto spazio occupa?
Mi fa sorridere la definizione di “donna in carriera”. Mi sono sempre concentrata sul fare e sul risolvere. A volte penso di aver vissuto e di continuare a vivere almeno 3 vite in contemporanea nella mia quotidianità: sportiva, associativa e lavorativa, insieme alla dimensione affettiva, personale e familiare. Quindi in termini di coesistenza penso si tratti di un vero e proprio “condominio”. E la coerenza diventa il frutto di un continuo equilibrio dinamico che stressa più gli altri nel vedermi che me stessa nel viverlo. E in questo lo sport mi ha sempre aiutato a competere ma con spirito costruttivo.
Insegna più una sconfitta o una vittoria?
Penso che vincere e perdere abbiano una importanza fondamentale nella vita di ciascuno. La sensazione di fallimento, di errore, porta con sé sicuramente una profonda frustrazione che, se non trasformata in spunto di miglioramento, può generare delusione e perdita di autostima. Quando, invece, mi sono ritrovata a sbagliare e a riflettere sull’errore, ho avuto la possibilità di crescere e uscirne rafforzata. E con una consapevolezza maggiore.
Dalla vittoria recuperi la gratificazione, lo stimolo a continuare a fare sempre meglio, la coesione di gruppo. Spesso risulto ipercritica e questo mio atteggiamento penso possa diventare un punto su cui migliorare, soprattutto per dare valore a quanto si è fatto e al gioco di squadra. Serve cementare un qualcosa di cui non dobbiamo mai dimenticarci, la fiducia. In entrambe le situazioni, di sconfitta o di vittoria, un ruolo chiave è quello dell’emozione. L’attesa, la preparazione, l’adrenalina, il supporto all’altro e dall’altro, l’intesa, la carica competitiva, la delusione, la gioia, il sollievo, sono tutte sfumature che danno sapore e colore a ogni gioco, a ogni sfida, a ogni progetto.
Da pochi mesi è la nuova presidente del Club Velico Salernitano. Che valore ha questa nuova sfida?
Ho sempre amato il mare e frequentato il Club Velico da diportista. Giusto un anno fa ho raccolto una sfida del tutto inaspettata. Nata così, per caso, dall’invito di un amico di vecchia data che voleva confrontarsi su un progetto nel quale si stava impegnando. Siamo partiti con una accelerazione senza precedenti, con l’affrontare ogni singolo problema – qualcuno mi definisce “caterpillar” – per valorizzare quel luogo e tutto quello che ne rappresenta il vissuto. E ho scoperto, in questo, di poter contare su una bella squadra che con me sta ricostruendo spazi e attività, al servizio di una comunità di appassionati del mare. Siamo ripartiti con la Scuola di Vela, sia per i bambini che per ragazzi e adulti, con il recupero dello spirito di convivialità, e abbiamo affrontato, e posso dire vinto, due grandi scommesse: il Campionato Italiano della Classe Este 24 a giugno, e, poi, la sfida più impegnativa della Coppa Primavela e del Campionato Italiano Giovanili in Singolo, tenutosi a Salerno dal 28 agosto al 4 settembre. Non nascondo che una delle più grandi emozioni vissute in questa esperienza e, in generale nella mia vita professionale, insieme alle Cerimonie di Apertura e Chiusura dell’Universiade Napoli 2019, è stato vedere quelle oltre 500 vele che regatavano ogni giorno nel Golfo di Salerno, grazie a uno straordinario sforzo organizzativo e logistico fatto dai 3 Circoli che si sono associati insieme al Club Velico Salernitano: il Circolo Canottieri Irno, la Lega Navale di Salerno e l’Azimut.
Un evento che ha determinato una concreta azione di marketing territoriale per la nostra città, che ha posizionato Salerno nella roadmap dei grandi eventi velici e che può essere considerato una best practice da seguire in futuro per ospitalità e management, non solo in ambito sportivo.
Chiudiamo con un gioco: qual è la sua call to action “personale”?
Dal Liceo c’è una massima educativa di Trilussa che mi accompagna in ogni mia sfida: “Insisti, persisti, raggiungi e conquisti”. Ed è diventato un leit motiv che ho voluto fosse presente anche sulla parete di fianco alla mia scrivania. Mi ricorda che ogni giorno ho la grande opportunità di affrontare un nuovo progetto, un nuovo percorso di vita lavorativo o personale, ma che per farlo devo esserne all’altezza, devo fortemente volerlo, oltre all’impegno profondo, devo anche applicarmi a capire di più. Conoscere di più.
Devo studiare sempre e, magari, se sono stata brava e in grado di meritarmelo, posso ottenere il risultato sperato e gioire per questo. Meglio se in squadra.