«Un mezzo di accesso etico in un mercato nuovo, grande, che conta 1.600 milioni di persone», una delle ragioni per cui – secondo il direttore commerciale Fabio Spilotros – conviene scegliere il percorso proposto dalla HIA
Di recente, in Confindustria Salerno, si è tenuto il seminario dal titolo “La Certificazione etica Halal e le opportunità dei mercati di fede islamica”, organizzato con Halal International Authority (HIA), Ente di certificazione Halal in Italia. Oltre all’agroalimentare, comparto maggiormente interessato dalla certificazione Halal, l’evento è stato di interesse anche per altri settori, considerata la necessità imminente di certificarsi Halal per tutte le aziende che intrattengono rapporti commerciali con i mercati dei paesi islamici. Il seminario si è rivelato anche un’utile occasione di aggiornamento anche per quanti operano all’estero attraverso l’e-commerce: alle imprese che hanno rapporti commerciali con i mercati dei paesi di fede islamica sarà infatti necessariamente imposto a breve l’obbligo di conformarsi allo standard di certificazione Halal. Una piattaforma e-commerce progettata e certificata per gli standard Halal potrà, pertanto, consentire un canale commerciale di accesso preferenziale ad alcuni tra i mercati oggi più interessanti dello scenario globale (oltre all’area del Golfo, anche i Paesi del Sud est asiatico, quale Indonesia, Malesia, Filippine, etc.). A margine dell’incontro abbiamo chiesto di più sul tema al direttore commerciale di HIA, Fabio Spilotros.
Certif icarsi Halal: perché un’azienda dovrebbe scegliere di farlo?
Innanzitutto perché essere certificati Halal equivale ad attestare che si operare in conformità delle leggi di religiosità islamiche. Ma non solo. La certificazione Halal può essere il mezzo di accesso in un mercato nuovo, grande, che conta 1.600 milioni di persone. Il potenziale economico è quindi facilmente desumibile se si tiene conto che solo in Europa ci sono circa 40 milioni di persone di religione islamica. Le aziende italiane che si certificano Halal – standard non ancora ben noto e diffuso nel nostro Paese – potrebbero più facilmente promuovere i propri prodotti presso questo nuovo pubblico.
Più che pensare a un Paese di riferimento in cui internazionalizzare, l’attenzione si sposta e concentra quindi sul cliente?
Esattamente. Il cliente che acquista Halal è ovunque, anche in Italia, sebbene il musulmano presente nel nostro Paese ad oggi non ha una grande capacità di acquisto. È anche vero però che la situazione sta evolvendo, grazie alla contaminazione positiva di quanto avviene in altri settori – emblematico quello del calcio – in cui investitori che credono nel nostro Paese portano qui capitali per lo sviluppo e per la crescita delle aziende, valorizzando e promuovendo così il sistema Italia e l’italianità in tutte le sue declinazioni. La certificazione Halal potrebbe essere pertanto un’occasione di rivitalizzazione del Sud Italia, della dieta mediterranea e, più in generale, di un territorio dalla straordinaria cultura.