GLOBAL FAMILY BUSINESS SUMMIT, COME SOSTENERE L’EREDITÀ DELL’IMPRESA FAMILIARE

Presenti a Salerno più di 180 imprese familiari e 100 università. Prossima destinazione: Monterrey, Messico. Abbiamo approfondito differenti aspetti del variegato sistema di imprese familiari italiano insieme con la professoressa Carmen Gallucci, Chair of the 2024 SPGC Global FB Summit e direttrice dell’Osservatorio delle Imprese e Laboratorio Virtuale sul Family Business del Dipartimento di Scienze Aziendali (Management & Innovation Systems) – Università di Salerno; Stefania Rinaldi, vicepresidente Confindustria Salerno delegata al passaggio generazionale e Rosalia Santulli, ricercatrice in Finanza Aziendale Università di Genova. Spazio anche alla Next/Now Gen Academy organizzata da Virvelle 

 

Grande riscontro per l’edizione 2024 del Global Family Business Summit, organizzato da STEP Project Global Consortium – SPGC insieme con l’Università degli Studi di Salerno e Confindustria Salerno nelle vesti di supporting partner. Per tre giorni, Salerno è stata il centro nevralgico di questo evento di formazione internazionale che ha coinvolto università e imprese familiari di tutto il mondo, impegnate nelle sfide poste dalla successione aziendale, sul tema: “LA VIA PER IL BENE – Sostenere l’eredità dell’impresa familiare per il benessere”. Ad aprire la manifestazione Carmen Gallucci, Chair of the 2024 SPGC Global FB Summit; Ornella Malandrino, Direttrice Dipartimento di Scienze Aziendali – Management & Innovation Systems, Università di Salerno; Andrea Prete, Presidente Unioncamere e Camera di Commercio di Salerno; Antonio Ferraioli, Presidente Confindustria Salerno e Stefania Rinaldi, Vice Presidente Confindustria Salerno delegata al passaggio generazionale. Il successo di questa corale iniziativa, i cui pilastri organizzativi sono stati Andrea Calabrò, direttore di STEP Project Global Consortium e Rosalia Santulli, ricercatrice in Finanza Aziendale Università di Genova, è ben sintetizzato dai numeri: circa 400 partecipanti per 4 giorni, più di 50 paesi rappresentati, 1 Next/Now Gen Academy, 14 sessioni del gruppo di esperti, 30 sessioni accademiche, più di 180 imprese familiari e oltre 100 università rappresentate. Cifre che restituiscono il valore dell’evento formativo che il prossimo anno si terrà a maggio a Monterrey, Messico. La parola ora alle protagoniste del Global Family Business Summit Carmen Gallucci, Stefania Rinaldi e Rosalia Santulli.

 

Professoressa Gallucci, come sono cambiate le imprese familiari nel tempo, quali hanno meglio resistito ai cambiamenti dei mercati e meglio difeso la propria reputazione?

Le imprese familiari, indiscusse protagoniste dello sviluppo economico-sociale nel mondo, raccolgono un universo variegato e complesso di realtà quanto a stadio di sviluppo, dimensioni, settori di appartenenza. Il tessuto imprenditoriale italiano, in particolare, si caratterizza per la prevalente presenza di organizzazioni familiari che tendono a persistere nel tempo, ovvero che superano gli stadi iniziali del processo di crescita e si adattano alle trasformazioni verificatesi nel contesto di riferimento. Le imprese familiari sembrano riuscire molto spesso, infatti, a sopravvivere alle sfide competitive meglio di altre forme imprenditoriali in virtù dello stretto legame che le vincola alla famiglia proprietaria, da cui derivano rapidità e flessibilità decisionale del vertice, una politica finanziaria spesso basata sull’autofinanziamento, e quindi svincolata dalle logiche di contesto, e una tensione verso la continuità dell’impresa, molto spesso unica forma di reddito per i suoi titolari. Rappresentano, dunque, una “istituzione fondamentale del sistema capitalistico italiano” nel quale trovano spazio – oltre al numeroso mondo delle piccole e medie imprese, componente rilevante del panorama industriale italiano – anche quelle imprese che da sole concorrono alla formazione di buona parte del prodotto nazionale, facenti capo ad alcune note famiglie italiane. Elemento in comune a tutte, e che le rende degne di autonomo rilievo, é l’influenza che la famiglia, istituto sociale guidato da logiche prevalentemente emozionali, esercita sull’impresa governata altresì da logiche prevalentemente razionali.

L’interazione tra famiglia e impresa può costituire una mutua, e talvolta economicamente vitale, dipendenza tra i due istituti, creando reciprocità tra logiche familiari e logiche tipiche dell’impresa. Tale sovrapposizione tra sistema famiglia e sistema impresa determina dunque delle distintività intrinseche delle family business che possono rappresentare, al tempo stesso, fonte di benefici o di svantaggi e che possono trasformarsi, se non adeguatamente governati, in aree di criticità molto spesso difficilmente sanabili. Le imprese familiari che sono state in grado di resistere e governare i cambiamenti del mercato, difendendo nel contempo la loro reputazione, sono dunque quelle che hanno saputo individuare e implementare strutture di governance coerenti con le dimensioni assunte nei processi di crescita, privilegiando le professionalità attraverso la creazione di un ambiente organizzativo attraente anche per manager con ambizioni di carriera. Si tratta cioè di quelle imprese che riconoscono alla famiglia il potere della proprietà ma non necessariamente anche il possesso delle capacità direzionali necessarie per condurre l’impresa. L’implementazione di meccanismi di governance capaci di superare i limiti di un’organizzazione confusa (informalità della struttura organizzativa, una non chiara divisione dei compiti, confusione di comportamenti legati alla sovrapposizione di ruolo di membro della famiglia imprenditoriale e dipendente dell’impresa), la prevalenza di logiche di nepotismo e regole paternalistiche, molto spesso rendono queste imprese resistenti al cambiamento.

A ciò si aggiunge anche la difficoltà spesso riscontrata in queste realtà di aprire il capitale a soggetti estranei alla famiglia riducendo le possibilità di drenare risorse finanziarie necessarie per sostenere la crescita dell’impresa di famiglia. La famiglia, dunque, svolge un ruolo cruciale in quanto risorsa fondamentale del capitale sociale capace di condizionare fortemente il comportamento e la mentalità dei suoi membri. La gestione dell’impresa familiare appare dunque profondamente radicata nella legacy e nella fitta rete di relazioni sociali che vengono a crearsi all’interno della famiglia.

Il tema della legacy è stato – insieme a Family, Well-being e Sustainability – uno dei 4 pillar del Global Family Business Summit (GFBS) 2024, tenutosi per la prima volta in Italia presso il L’loyd Baia Hotel nel mese di maggio e in occasione del quale è stata presentata la ricerca globale dal titolo “Unlocking legacy – The path to superior growth in family businesses”. Il GFBS, organizzato da STEP Project Global Consortium, è un’iniziativa culturale con un format distintivo in quanto occasione unica per accade – mici, imprenditori familiari e professionisti del settore di condividere conoscenze, esperienze e innovazioni. L’edizione di quest’anno è stata promossa dall’Osservatorio delle Imprese e Laboratorio Virtuale sul Family Business del Dipartimento di Scienze Aziendali (Management & Innovation Systems) – Università di Salerno, la cui mission principale è soddisfare i fabbisogni formativi e consulenziali delle imprese familiari, con un’at – tenzione particolare verso la promozione di una cultura finanziaria aziendale capace di conservare il valore gene – rato dalle generazioni prece – denti e di proiettarlo verso il futuro in modo responsabile e sostenibile. Mission che si concretizza principalmente con attività di ricerca, di formazione, di supporto e divulgazione delle best practices incentrate non solo sulla conservazione del patrimonio di valori e tradizioni delle imprese di famiglia ma anche di tensione verso l’innovazione, l’unica in grado di sostenere davvero uno sviluppo dura – turo e sostenibile.

 

Trasferire da una generazione all’altra know-how, conoscenze e competenze manageriali, maturate in anni di esperienza, rappresenta oggi uno dei passaggi critici del sistema produttivo italiano. Oltre alla gestione delle variabili economico-finanziarie, quali capacità occorre mettere in campo per preservare l’esistenza e la continuità di un’azienda familiare?

La sfida generazionale è senz’altro una delle più complesse da affrontare per un’impresa familiare. È un processo che va pianificato al meglio, perché nulla sia lasciato all’improvvisazione se davvero si vuole garantire continuità di visione e di vita alla propria azienda. Un valore più di ogni altro credo debba essere tutelato e trasmesso: mi riferisco alla fiducia che si manifesta soprattutto nella coesione e condivisione degli obiettivi tra chi, a vario titolo, l’impresa la fa, dalla proprietà ai collaboratori. Metto al primo posto la fiducia perché credo che l’attività economica abbia bisogno di virtù civili, di tendere al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali per resistere al tempo. Se protetta e interpretata con correttezza, la fiducia può trasformarsi dapprima in motivazione, in slancio, poi in un autentico vantaggio strategico. Se manca la reciproca fiducia in una famiglia, così come in un’azienda, attecchisce al suo posto un disvalore vero e proprio: il sospetto, limite alla serenità, facilitatore di errori, di ansia da controllo e di individualismo. L’esatto contrario dell’istituzione famiglia: il luogo dove l’io esiste solo se parte del noi, il posto dove ci si prende cura dell’altro, specie della sua crescita. In azienda, la Rinaldi Group, stiamo vivendo una fase di revisione del modello di business, per cui ci stiamo guardando “dentro” – area per area, divisione per divisione – alla ricerca dei nostri punti di forza ma anche delle debolezze da sanare. Questa evoluzione che stiamo costruendo con accuratezza muove i passi proprio dalla fiducia che abbiamo tra di noi componenti della famiglia Rinaldi e verso i nostri collaboratori. Da questa siamo certi dipenda il senso di responsabilità ed etica di ciascuno, che domani si tradurrà in una rinnovata autonomia lavorativa. Senza questi valori, non c’è competenza tecnica, seppur determinante, che tenga.

 

Il futuro del Family Business è la Next Generation. Proprio a questa, nel corso del Summit, sono state dedicate sessioni formative ad hoc. Quali temi sono stati trattati e quale finalità prioritaria si è posta l’Academy?

Tra le novità dell’edizione 2024 dello SPGC Global Family Business SUMMIT, la Next/Now Gen Academy, una due giorni di attività formative dedicate alle nuove generazioni delle famiglie imprenditoriali con l’obiettivo di costruire maggiore consapevolezza sul loro ruolo all’interno dell’impresa di fa – miglia e sulla legacy personale, familiare e d’impresa. L’Academy è stata anche occasione di networking e scambio di esperienze multiculturali. Tra i partecipanti, italiani, indiani, finlandesi, emiratini. Tra i docenti dell’Academy, Rodrigo Basco dell’American University of Sharjah che ha affrontato il tema del rapporto con la proprietà per accrescere la legacy familiare; Creagh Sudding di KPMG Private Enterprise che ha discusso con i partecipanti un caso studio sulla crescita delle nuove generazione e il rafforzamento dello spirito imprenditoriale preservando la legacy; James (Jim) Davis della Utah State University che, forte della sua esperienza pluridecennale, ha parlato ai discenti di fiducia nelle imprese familiari; Sofia Vollmer di Trusted Family che ha spostato l’accento sull’innovazione e le nuove tecnologie a supporto delle next gen nelle imprese di famiglia; e Valerio Boni, trainer e coach Virvelle che ha accompagnato i ragazzi in un percorso di apprendimento esperienziale attraverso attività indoor e outdoor. Le attività dell’Academy sono state sponsorizzate da KPMG Private Enterprise, Trusted Family e Virvelle Srl, quest’ultima società del territorio leader nella formazione esperienziale, che ha anche ospitato le attività della prima giornata nel centro storico presso il Complesso San Michele, offrendo così ai partecipanti la possibilità di cimentarsi in un’attività di orienteering nel cuore della città di Salerno. Al fine di favorire un’ulteriore conoscenza del territorio che ha ospitato la prima edizione della Next/Now Gen Academy, nel pomeriggio della seconda giornata, i partecipanti hanno avuto occasione di visitare la sede di Pontecagnano del Gruppo Sada. La consegna dei certificati di partecipazione è, infine, avvenuta presso il Museo Diocesano di San Matteo. In quella sede, i partecipanti hanno condiviso l’entusiasmo provato durante le attività formative, affermando di sentirsi arricchiti dall’esperienza e pronti a ritornare nell’impresa di famiglia con nuove consapevolezze. Ad Maiora!

 

NEXT/NOW GEN ACADEMY, IMMERSI NEL FUTURO 

A Virvelle, società di consulenza e formazione, il compito di organizzare un percorso formativo ad hoc per le nuove generazioni in azienda, pensato sia per mantenere livelli di performance adeguati a mercati sempre più concitati e veloci, sia per trasformare il potenziale scontro culturale tra i componenti di età diversa in una sinergia fertile per la crescita del proprio business

 

Araccontarci del percorso formativo manageriale pensato per chi sta “studiando” per entrare in un’azienda familiare o per chi vi ha già fatto ingresso, è Mario Vitolo, ceo di Virvelle: «La Next/Now Gen Academy – progettata in collaborazione con Andrea Calabrò e la professoressa Santulli e riservata a figli di imprenditori o comunque giovani che stanno entrando nelle aziende di famiglia e a cui i genitori devono lasciare il testimone – ha visto coinvolti quindici partecipanti di cui dieci italiani (7 campani, 2 laziali, 1 partecipante di KPMG) e 5 stranieri, provenienti nello specifico 1 dagli Emirati, 1 dall’India e 3 Finlandia. Al centro del percorso abbiamo messo proprio il tema del passaggio di consegne in azienda, la gestione dell’eredità, se la vogliamo definire tale, e di rimando quali competenze manageriali siano necessarie affinché questa fase per natura delicata possa essere gestita e agita con successo. La formazione, divisa in due giornate, ha avuto un taglio interattivo e dinamico; poco cattedratica anche nella sessione frontale. Il pomeriggio del primo giorno i partecipanti sono stati coinvolti in un’esperienza molto immersiva, un outdoor nel centro storico di Salerno. Hanno infatti partecipato a una caccia al tesoro, perfetta metafora di come si impara ad orientarsi, a muoversi verso l’obiettivo nonostante le incognite. Positivo il feedback dei partecipanti che oltre a inorgoglirci, ci stimola a replicare il modello anche in altri contesti. Lavorare in ambienti internazionali, significa dover gestire alti livelli di diversità culturale e complessità aziendale. Una sfida nella sfida che siamo pronti a cogliere».