La radicalizzazione di alcune tendenze alimentari può comportare l’isolamento dal contesto di interi gruppi di persone, accomunate dalle stesse scelte in fatto di cibo
Abbiamo avuto modo di affermare più volte che, nei confronti dell’alimentazione, il comportamento più diffuso è la ricerca di una verità assoluta, rassicurante, semplificata e soprattutto flessibile alle esigenze del singolo. In nessun altro campo della medicina come nella dietetica clinica si assiste alla ricerca dell’evento che esula dall’ordine necessario della razionalità (miracolo) per ottenere un risultato visibile (dimagrimento) e seguire una improbabile teoria scientifica a supporto (mito).
Gli esperti ci ricordano che in una società sempre più interconnessa e influenzata dall’innovazione tecnologica, le tendenze alimentari stanno subendo una rivoluzione senza precedenti. Sembrano convinti che, per poter continuare a produrre la necessaria quantità di cibo, sia indispensabile trovare alternative moralmente corrette ed ecosostenibili. Seguendo questo ragionamento le tendenze alimentari più in voga sarebbero la carne sintetica, il riciclo alimentare, il micelio, la rivoluzione verde, i drink analcolici e le bevande salutari.
L’attenzione per le diete salutari e per come gli alimenti arrivano a tavola avrebbe raggiunto i massimi storici. I risultati dell’Osservatorio Nestlè 2023 su un campione di soggetti adulti rappresentativo della popolazione italiana contraddicono queste affermazioni. Verdura, pesce, frutta e legumi sono tra gli alimenti dei quali i rispondenti vorrebbero aumentare il consumo e carne, salumi, dolci e superalcolici quelli da diminuire ma il prezzo e le promozioni sono il principale driver di acquisto nel 57.7% dei casi.
Nel 2023 tra i dieci alimenti che hanno presentato un maggior rincaro compaiono, ai primi 8 posti, prodotti ortofrutticoli, della pesca e olio extravergine di oliva. Indipendentemente dalle convinzioni del singolo, è la capacità di spendere che condiziona l’acquisto. Marino Niola osserva che viviamo nell’era dell’Homo dieteticus che altri non è se non chi si vanta di appartenere a una tribù alimentare ben definita. Crudisti, sushisti, vegetariani, vegani, gluten free, no carb: fra etica e dietetica la ricerca del modello alimentare virtuoso è diventata la nuova religione globale.
Estremizzando si potrebbe dire che stiamo trasformando il dietologo in una sorta di Dio giudice e Dio in una sorta di dietologo improprio. La dieta non è più finalizzata al benessere, ma è vissuta come una condizione dell’essere. Queste affermazioni possono sembrare esagerate ma rispecchiano la realtà in modo preciso. É sufficiente parlare con gli addetti ai lavori (camerieri, gestori) per averne conferma. Il Menu Digitale che utilizza un QR-code da posizionare nel locale permette ai clienti di scegliere direttamente dal loro smartphone e soprattutto evita ai camerieri lunghe dissertazioni più o meno condivisibili e malcelati disappunti. La radicalizzazione di alcune tendenze alimentari può isolare dal contesto tanto che non è difficile incontrare gruppi di amici sempre negli stessi ristoranti consumare gli stessi alimenti e sentirli disquisire dei vantaggi salutistici delle loro scelte con monotona ripetitività.
Quasi sempre non accettano alcuna teoria diversa e rifiutano una corretta e pacata critica delle fonti, spessissimo digitali, da cui traggono le loro convinzioni; possiamo definire tale atteggiamento isolamento sociale di gruppo tipico della Sindrome del guardiano del faro di tipo conviviale. (continua)