Nove italiani su dieci hanno incontrato il virus dell’herpes sulla loro strada. A curarsi regolarmente sono però in pochi. Meno del 20% di chi ne soffre
É più frequente del raffreddore e non risparmia quasi nessuno. Con il suo grappolo di antiestetiche e pruriginose vescicole, l’herpes che viene sulle labbra – e per questo detto labialis – ha di sicuro contagiato anche chi sta leggendo questo articolo. La sua diffusione è infatti incredibilmente ampia e la sua capacità di contagio tra le più elevate.
A 5 anni il 90-95% della popolazione ha già contratto l’infezione, e solo un terzo, pur avendo nel siero gli anticorpi contro il virus, non manifesterà nell’arco della vita i segni della sua presenza. Ma a parte questi pochi fortunati, il 5% dei rimanenti dovrà fare i conti con una recidiva al mese, il 34% con un episodio annuale. A sostenerlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità in base a consolidate osservazioni epidemiologiche.
In altre parole, 9 italiani su 10 hanno incontrato il virus dell’herpes sulla loro strada. A curarsi regolarmente sono però in pochi. Meno del 20% di chi ne soffre. La maggior parte, sfiduciati nelle terapie e affezionati a un improbabile “fai da te”, si rassegna. Sopporta stoicamente il fastidio e il disagio psicologico che la “febbre sulle labbra” comporta. Pensa che combattere l’herpes sia una battaglia persa in partenza. Una sorta di pedaggio da pagare quando lo stress prevalica le forze che ognuno ha a disposizione. Eppure, si tratta di un’infezione dominabile. Dalla quale certo non si guarisce, ma con farmaci e con qualche accorgimento i margini di miglioramento possono aumentare.
Un parassita perfetto che gioca a nascondino con le nostre difese
Vive bene con chi lo ospita, senza procurare grossi guai. Il virus dell’herpes è capace infatti di restare nelle cellule tutta la vita, senza che il sistema immunitario riesca a disfarsene per sempre. Subdolo e imprevedibile, dopo il contagio si va a barricare nei gangli del sistema nervoso periferico, posti dorsalmente ai lati della colonna vertebrale. Qui è capace di restare silente per mesi e anni, eludendo l’azione dei linfociti, dei macrofagi e delle sostanze predisposte alla difesa.
Non appena l’organismo è debilitato, ecco che ritorna a replicarsi. Innumerevoli copie del virus escono dai gangli e piano piano percorrono il cammino inverso. Attraverso le vie nervose scendono fino alle labbra dove, dapprima con arrossamento e prurito, poi con papule e vescicole spesso accompagnate da dolore, danno luogo alla tipica lesione erpetica. Diventati visibili al sistema immunitario, i virus vengono neutralizzati, ma solo temporaneamente. Molti loro simili tornano infatti indietro e si nascondono di nuovo nei gangli nervosi, pronti a ripresentarsi con tutta la loro virulenza alla prima defaillance dell’organismo.
Il gentil sesso è il più colpito
Le donne vanno incontro a un maggior numero di recidive rispetto agli uomini che, pur essendo stati contagiati dal virus, il più delle volte non manifestano l’infezione. Il motivo va ricercato nelle frequenti oscillazioni ormonali cui l’organismo va incontro. Prima e dopo il parto e ogni mese in concomitanza con le mestruazioni. Non a caso l’herpes compare spesso poco prima dell’inizio del ciclo.
La terapia si esegue utilizzando il farmaco Aciclovir, che sotto forma di pomata va spalmato sulla lesione ogni 2 ore, nei casi più gravi si consigliano anche le compresse, assunte ogni 4 ore per 5 giorni. Se non si ottengono risultati si passa al Valaciclovir o al Famciclovir, che si sono dimostrati efficaci verso herpes resistenti all’Aciclovir.