Distribuzione: un settore in trasloco

ROBERTA BISOGNO

Non ha più senso parlare soltanto della distribuzione che si fa vendita e viceversa

 

La distribuzione è uno degli aspetti più in trasformazione della nuova strada che l’editoria è chiamata a percorrere. In editoria si può riconoscere più che altrove il cambiamento, fervido e inarrestabile, che investe non solo libri, ma scrittura, libreria, tecnologia e quindi industria, formazione, didattica e ricerca, e – poi ancora – società, figure professionali: distributori, tipografi, persone e oggetti fisici che si smaterializzano; non muoiono. Evolvono.

 

Necessario è ricordare che da sempre l’editoria, l’impresa che realizza un bene “ambiguo” ha sempre vissuto accanto all’innovazione. E non si tratta nemmeno di materia nuova: il bene ambiguo deriva invece da un processo che già s’accennava nell’era moderna – quella industriale – seguendo quel filo che cominciò a nominare tutto come elettronico: era la musica, erano i capelli, erano gli abiti, erano gli accessori, è l’editoria. Ma nel momento in cui siamo, e in cui si ragiona, non si riesce a mettere un punto. È un’ansia del dove andiamo?

La disponibilità della rete ci ha fatto re-interrogare su domande ataviche: chi siamo, dove andiamo, e perché? Ma la domanda da porci continuamente in questo momento è: a che serve? Qual è la sua funzione? Quale l’utilità? Aver presente che la tecnica e la tecnologia bastano a noi se nelle nostre vite rivestono una precisa funzionalità, necessarie all’utilizzo, quindi, non al tempo.
Distribuzione, per essa s’intende quella parte della filiera che permette al libro di spostarsi, di giungere fin nelle librerie, pronto all’uso vendita. Da quando tutto, o gran parte del lavoro s’è chiamato network, ha subito un ritmo diverso, con specificità diverse.

La distribuzione è divenuta insieme vendita: distributore e libraio lavorano insieme? La risposta non è immediata. Ciò che risulta immediato è invece quanta diversità c’è fra l’uno e l’altro store. Non ha più senso parlare soltanto della distribuzione che si fa vendita e viceversa; non più solo ragionare sul ruolo, per esempio, del libraio, ma ecco che visitando i vari (e tantissimi store in rete) si fanno avanti riflessioni diverse. È possibile vendere la forma e il contenuto anche separatamente. Si compra l’e-reader, si compra l’e-book (in PDF, ePub, mobi), si compra il libro, si comprano i gadget.

Il libro o l’opera dell’ingegno viene così servito a costi e tempi ridottissimi. Gli sconti su e-book sono tantissimi, tanti sono gli e-book.

Store e librerie on line mostrano una vivace attenzione per l’organizzazione di una community, per scambio di idee e riflessioni, per le recensioni (e questo sarebbe un ulteriore argomento da investigare), per fidelizzare attraverso un blog interno al sito l’utente-lettore.

E poi c’è il self-publishing. Fenomeno inglobante, in un click, di tutta la filiera del libro in una sola persona. Ecco dunque che non è solo chi offre un servizio a essere insieme distributore e libraio, ma anche l’utente che diventa cliente, lettore, recensore, parte del gruppo e probabilmente anche autore; prosumer, appunto. Tutto può diventare l’aggettivo indefinito adatto a tutti. Si prefigura così un percorso on line nel quale si possono comprare e-book dappertutto e dove la scelta di uno store rispetto a un altro diventa oggetto di gusto, di confidenza e comunicazione con e dell’utente. Le linee della rete sembrano intersecarsi fino a condurre più o meno sempre allo stesso punto. Un’equivalenza geometrica derivante dal caos.

 

Editoria e tecnologia si incontrano nel momento esatto in cui forma e contenuto si scompongono.