L’operazione “Valanga” – la più possente azione anfibia fino ad allora (180mila uomini) superata solo 9 mesi dopo – il 6 Giugno 1943 – dal D-day in Normandia (350mila soldati), grazie all’ausilio di cimeli, reperti e filmati inediti provenienti spesso da collezioni private sparse per il mondo rivive nel Museo dello Sbarco nato nel settembre 2012
“La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio. I ricordi si sono dispersi nel vasto mondo e bisogna viaggiare per ritrovarli e farli uscire dai loro nascondigli”. Queste le parole di Milan Kundera in un suo scritto di più di trent’anni fa, un libro amaro perché segna su carta la riprovevole capacità di molti Stati di cancellare la memoria umana e di negare, mistificandola, la verità storica. Non certo per sconfessare la verità dei fatti, quanto piuttosto per dargli il futuro che merita, è nato nel settembre 2012 il Museo dello Sbarco e Salerno Capitale – http://www.salerno1943-1944.com/home/- uno spazio storico che ricostruisce l’Operazione Avalanche (Valanga) del 9 Settembre 1943, la più possente azione anfibia fino ad allora (180mila uomini) superata solo 9 mesi dopo – il 6 Giugno 1943 – dal D-day in Normandia (350mila soldati), grazie all’ausilio di cimeli, reperti e filmati inediti provenienti spesso da collezioni private sparse per il mondo.
A rimettere insieme storie e protagonisti di un episodio troppo spesso dimenticato dai libri, trascurato nelle ricostruzioni e ignorato nelle commemorazioni, il giornalista Edoardo Scotti, appassionato cultore di storia, e il professor Nicola Oddati, presidente dell’associazione Parco della Memoria della Campania. Oltre ai mezzi pesanti – nell’armamento esposto compaiono addirittura un carro amato americano M4 Sherman da 35 tonnellate; un Ponton Bridge, il cosiddetto ponte di barche in mogano adoperato per attraversare i fiumi e uno dei vagoni usati dai nazisti per la deportazione degli ebrei – il patrimonio del Museo comprende più di duecento reperti tra uniformi, copricapi, stampe, medaglie, maschere antigas, paracadute in seta, bombe e un archivio fotografico notevole per quantità e peculiarità degli scatti.
Quello allestito in via Generale Clark a Salerno è un luogo di straordinario fascino, idealmente patrimonio comune di tutta la cittadinanza, non solo nella memoria e nella visione, ma soprattutto nella partecipazione perché rivela, con un’umanità priva di retorica, le tante facce di uno degli episodi più sanguinosi del secondo conflitto mondiale quando inglesi, americani e canadesi diedero vita – sbarcando a Salerno – all’attacco tedesco che si concluse solo il primo ottobre di quello stesso anno.
Furono giorni di strategia e di lotta, di coraggio e di paura, di solidarietà e di resa, di sangue e vita. Giorni resi eterni lungo il percorso museale.
Quello di Salerno è un Museo che racconta la guerra per parlare di pace, in cui la storia non è ripercorsa in maniera stucchevole, non c’è alcuna esaltazione per i vincitori, né pietas per i vinti, ma solo voglia di rimarcare la necessità che ci siano molti più e più autentici “8 settembre” della democrazia. E che siano voluti da tutti perché la storia e il passato sono le radici di un popolo, non di una parte di esso. Il Museo dello Sbarco, anche attraverso le parole dei suoi fondatori, vuole essere testimonianza reale di verità, ma anche riflessione critica sui concetti di memoria e cultura in senso ampio. Alle pareti e nelle teche infatti non c’è solo una memoria ufficiale storica e celebrativa – documenti autentici, reperti unici – ma un memoriale eclissato, fatto da protagonisti “altri”, spesso volutamente dimenticato, bandito, relegato nel luogo/non luogo dell’oblio sociale.
Quella che oggi è solo una riuscita iniziativa culturale di respiro via via internazionale ha però tutte le carte in regola – in testa la ferrea tenacia promozionale di Edoardo Scotti – per diventare presto un interessante progetto economico. Investitori – pubblici e privati – non necessariamente con il bernoccolo della storia, ma senz’altro dotati di un lungimirante senso degli affari, potrebbero scorgervi notevoli opportunità sulla scorta di altri ottimi esempi come quello di Caen in Normandia dove una partnership pubblico-privato ha dato vita a un vero e proprio Memoriale che ripercorre le fasi e i momenti salienti dello Sbarco in Normandia. Un’occasione – anche questa – da non lasciare cadere nell’oblio che potrebbe portare nuova linfa vitale all’economia del territorio.
«È un prezioso carburante per il nostro impegno, la simpatia del presidente di Confindustria Salerno, Mauro Maccauro – ha dichiarato Scotti – che con grande affetto sta seguendo la nostra attività. Ma il suo interesse ci entusiasma particolarmente perchè è un riconosci-mento. L’attenzione del leader degli imprenditori per il Museo dello Sbarco significa che questa operazione culturale ha prospettive per l’economia del territorio. E se ne è convinto lui…».