Pasquale Coppola, Ceo dell’omonima Industria di Conserve Alimentari di Scafati e fondatore della Onlus, racconta come l’Associazione – coadiuvata dalle Piccole Suore di S. Teresa del Bambin Gesù e da persone capaci del posto – metta a disposizione delle popolazioni keniote strumenti e strutture perché queste possano rendersi autosufficienti e aiutare, a loro volta, altri che hanno bisogno
Che sia una categoria dell’essere e non dell’avere o che appartenga più al sogno che alla realtà, la felicità è di sicuro un bene assai raro. Raro come le persone capaci di crearne per sé e, ancor di più, per gli altri. Una di queste è Pasquale Coppola, Ceo della Coppola SpA, Industria di Conserve Alimentari di Scafati e fondatore di Trame Africane Onlus. È lui – smessi per un attimo i panni dell’imprenditore – a raccontarci dell’Associazione, di come sia organizzata, di come da scintilla di bontà di un gruppo ristretto di amici nel 2001 sia diventata, in pochi anni, un progetto carico di vita caro a molti.
Pasquale è appena tornato dal suo Kenya e negli occhi ha ancora impressi bellezza, commozione e una leggera euforia. È stato lì non solo per supervisionare i progetti in corso – come dice lui stesso – ma anche per “prendere”. Dice di aver raccolto abbracci, sorrisi, lezioni di vita e soddisfazioni per come lì tutto si muova nella direzione giusta. Funzioni, sia utile.
Ripercorre il progetto di Trame Africane, partendo dagli inizi: «Avevo voglia di restituire ai meno privilegiati parte della fortuna che, invece, la vita a me aveva dato in sorte. Ho cominciato così – più di vent’anni fa – a impegnarmi nel sociale, seguendo canali e modalità istituzionali. Mi sono accorto presto, però, che quello non era il mio modo, che non mi bastava». Sentiva mediato il suo slancio, sentiva che parte dell’energia investita andava persa e gli sembrava uno spreco donare a metà.
Fu allora – e per questo – che pensò di mettere in piedi un’Associazione che facesse dell’aiuto diretto la sua unica bandiera, che destinasse l’intero ricavato delle donazioni a chi ne aveva realmente bisogno, senza intermediari, senza sovrastrutture, in modo semplice.
Trame Africane nasce così, con quel nome simbolo di una delle prime attività – la tessitura – ricreata insieme alle donne del luogo nei primi villaggi in cui l’Associazione è intervenuta, ma anche come intreccio di fili che, uniti, formano il tessuto, la forza. La trama che si crea non è mai quella del singolo ma quella della comunità che, grazie all’aiuto di Trame Africane, lavora per diventare autosufficiente.
L’Associazione, infatti, coadiuvata dalle Piccole Suore di S. Teresa del Bambin Gesù e da persone capaci del posto, opera mettendo a disposizione delle popolazioni indigene strumenti e strutture – tra cui dispensari medici, scuole e ospedali – perché queste possano rendersi man mano autonome “a casa propria” e farsi motore per aiutare a loro volta gli altri.
Niente assistenzialismo, quindi, quanto piuttosto l’offerta di un percorso di riscatto per chi da solo neanche potrebbe immaginarlo. Trame Africane, nel tempo, è riuscita a migliorare le condizioni igienico-sanitarie di Machaka nel cuore del Kenya e di altri villaggi limitrofi, ha permesso a tanti bambini di poter avere un’istruzione scolastica diversamente impossibile, ha creato opportunità di lavoro, ha dato più di una forma alla speranza.
Chi dona a Trame Africane partecipa a progetti concreti che vengono seguiti dall’inizio alla fine, in modo compiuto e totale. Un esempio è l’ospedale costruito a valle di Machaka. Mattone dopo mattone, cura dopo cura, le suore missionarie insieme con Trame Africane hanno trasformato gli iniziali 1200 mt² del 2008 in un presidio con 200 posti di letto, che oggi accoglie oltre 120mila persone all’anno provenienti anche da regioni lontane.
Tra i progetti per il futuro un nuovo dispensario medico a supporto dell’ospedale, pronto per Natale, sempre nella regione del Meru a circa 30 km da Kiirua e un Health Center, una struttura di soccorso e prima degenza da costruire nei pressi del lago di Elementaita.
Salute e istruzione restano, quindi, i pilastri dell’impegno di Trame Africane perché la filosofia guida è che solo la conoscenza che si moltiplica è capace di affrancare da povertà e mancato sviluppo, solo permettere la conoscenza è veramente donare. Pasquale ha profondità e fuoco nelle parole, nascosti e svelati dietro il largo sorriso di chi ha scelto di essere felice e ha trovato il modo migliore per esserlo.
Nonostante questo suo spirito mai arrendevole, dice che non avrebbe potuto – come in azienda – fare tutto da solo. A fargli da spalla larga è la famiglia, che mai gli ha fatto mancare il supporto e che gli ha insegnato la strada, ma anche tanti altri imprenditori, artisti e persone comuni che come lui credono nella bontà ben gestita di Trame Africane. Un sentimento che, dall’Italia fino in Kenya, sembra avere la misura del cielo.