Il rapporto diretto con l’imprenditore e la scelta condivisa della policy gestionale aziendale consentono al professionista legale di assumere il ruolo di un vero e proprio “general counsel” esprimendo competenze che spaziano dalla gestione degli stakeholders a quella della consulenza legale e del contenzioso in senso stretto, dalla corporate governance alla compliance, anche per quanto riguarda ad esempio la gestione della privacy, la legislazione antitrust, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la tutela dell’ambiente, la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e, non ultima, la responsabilità sociale (corporate social responsibility) quale mission strategica aziendale verso un nuovo modo di “fare impresa”
È tuttora frequente assimilare in generale la professione forense, e più specificamente la tutela del cliente da parte dell’avvocato, all’azione giudiziale. Ancora oggi le profonde trasformazioni della professione legale stentano ad affiorare nella cultura giuridica italiana. Eccederebbe notevolmente lo scopo di queste brevi riflessioni l’indagare le ragioni di questa difficile penetrazione nel tessuto socio-economico di un diverso modo di concepire nuovi e più eterogenei ruoli del giurista che intende confrontarsi con nuove realtà e, in particolare, con le più complesse esigenze del cliente soprattutto quando questi è una impresa.
Concepire in maniera quasi esclusiva l’attività legale come mera (e non è un modo per svilirne il ruolo e la funzione) assistenza tecnica in giudizio finisce per comprimere fino a sopprimerla l’area di consulenza e di assistenza stragiudiziale di un professionista che, per sensibilità e formazione, deve porsi quale interlocutore primo e privilegiato nella formazione strategica di un piano d’impresa.
L’argomento involge anche considerazioni sul percorso formativo del giurista forse ancora troppo settoriale e, quindi, poco incline a educare una nuova classe di professionisti davvero capace di affrontare la complessità dell’assistenza di un’azienda ben prima del ricorso ad una non auspicabile azione giudiziale.
Economia e gestione delle imprese, comunicazione e conflict management e ancor prima problem solving e negoziazione, sono solo alcuni dei temi sui quali la formazione istituzionale del giurista e, quindi, dell’avvocato è del tutto carente.
Lo studio del diritto quale scienza sociale postula un’apertura alle nuove esigenze della professione che non può rimanere ancorata ai vecchi dogmi della tutela giudiziale quale unico e necessario punto di approdo del percorso formativo universitario e post-universitario.
La nuova economia richiede all’avvocato d’impresa una formazione che lo renda idoneo a svolgere un’azione sinergica nella fase progettuale dell’azione imprenditoriale. La capacità di gestione dei rapporti con gli stakeholders e del conflitto insito negli stessi diviene uno dei requisiti principali sui quali misurare la capacità del legale nell’azienda. Prevenzione e soluzioni innovative win-win nell’ottica della strategia gestionale costituiscono attività d’elezione del giurista.
La consulenza e l’assistenza del professionista legale divengono un continuo processo di analisi delle problematiche e del loro contesto, strategia, valutazione, azione. Nasce così anche la mediation advocacy: la mancata soluzione preliminare di un conflitto che tende a degenerare in una vera e propria controversia trova sbocco nelle diverse forme di mediation (A.D.R., alternative dispute resolution) ove il legale partecipa alla procedura concorrendo ad orientare l’esito verso il raggiungimento della soluzione ottimale per il cliente. Scelta del sistema più adeguato (mediazione, arbitrato, azione giudiziaria), valutazione dei vantaggi/svantaggi (criteri oggettivi e soggettivi, costi, tempi, conseguenze), identificazione delle alternative possibili in caso di mancato accordo e della migliore alternativa all’accordo negoziato.
Il rapporto diretto con l’imprenditore e la scelta condivisa della policy gestionale aziendale consentono poi all’avvocato d’impresa di assumere il ruolo di un vero e proprio “general counsel” esprimendo competenze che spaziano dalla gestione degli stakeholders a quella della consulenza legale e del contenzioso in senso stretto, dalla corporate governance alla compliance, anche per quanto riguarda ad esempio la gestione della privacy, la legislazione antitrust, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la tutela dell’ambiente, la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e, non ultima, la responsabilità sociale (corporate social responsibility) quale mission strategica aziendale verso un nuovo modo di “fare impresa”.