Nasce il primo quadriciclo elettrico italiano per merci. Capace di percorrere fino a 170 km con una carica, è stato pensato per facilitare il trasporto nei centri urbani. Ce ne parla Paolo Guaschi, della Mecaprom Motors, l’azienda che lo ha progettato
A quale bisogno concreto risponde la vostra idea e a chi è rivolta?
Al bisogno di una distribuzione merci capillare all’interno dei centri urbani, dove economicità di esercizio e salvaguardia dell’ambiente sono possibili.
Ad oggi qual è stata la risposta alla vostra innovazione?
Dobbiamo ancora testare la risposta effettiva sul mercato reale, dato che la distribuzione dei nostri veicoli partirà a maggio. Tutti i potenziali clienti interpellati in questi mesi di progettazione per le verifiche hanno dato un riscontro positivo confermandoci che il prodotto è centrato da un punto di vista funzionale e risponde alla totalità delle caratteristiche tecniche richieste. Impressionante è stata la risposta dei mercati esteri a tal punto che stiamo rivalutando la data di distribuzione per il resto dei paesi europei anticipandola di almeno sei mesi rispetto ai piani iniziali. Ad ulteriore riprova, se paesi come Olanda, Spagna, Inghilterra e altri che vantano numeri maggiori e strutture capillari nell’ambito della mobilità elettrica trovano rispondenza in un prodotto italiano, ciò conferma la correttezza della strada intrapresa.
Per innalzare il livello di competitività del Paese occorrerebbero più invenzioni o una maggiore efficienza complessiva?
L’Italia in generale come tutto il tessuto produttivo ha bisogno di efficienza e di metodo, oltre ad una politica di investimento veramente mirata alla realizzazione di progetti innovativi. Le invenzioni sono l’ultimo dei nostri problemi, non ho mai conosciuto un imprenditore o un’azienda che non mi abbia parlato almeno di un prodotto innovativo ma fermo nel cassetto per il timore di affrontare lungaggini che generano costi che vanno al di là di qualsiasi business plan.
Su cosa si soffermano più spesso i suoi occhi quando è in giro per il mondo?
Sulla popolazione in genere e su come ci si muove nella vita di tutti giorni, le strade, i mezzi e l’urbanistica. Osservando queste cose si può comprendere come è strutturata la vita di quel paese e come si affrontano gli affari e il futuro. Le strade stanno ad un Paese come le nostre case stanno a noi: spiegano la nostra personalità.
Un’innovazione del passato che le sarebbe piaciuto fosse sua…
Quando Gutenberg ha creato il processo di stampa trovo sia stato più rivoluzionario dell’inventore dello stesso internet in quanto ha permesso la divulgazione del sapere senza il rischio che tutto si bloccasse o fosse modificato da agenti esterni, oltre che ad insegnare a meditare il tempo necessario perché i pensieri si sviluppino in concetti e idee.
Quella, invece, che cambierà il mondo nei prossimi anni?
Non credo in un’innovazione specifica, ma in una reinterpretazione delle attuali che, unite, porteranno a un’evoluzione complessiva. L’avvento dei calcolatori ha già iniziato questo processo, l’importante è non tornare analfabeti.