Le politiche urbane vanno ripensate rilanciando le città attraverso un modello di sviluppo che promuova nuove politiche di piano, votate anche alla riduzione dei costi
L’intensa attività immobiliare sviluppatasi nel nostro Paese nel dopoguerra non si è tradotta in un corrispondente investimento nel benessere urbano, anzi – soprattutto le periferie, cresciute velocemente nella seconda metà degli anni ’80 – risultano oggi impoverite e caratterizzate spesso da consistenti deficit di manutenzione, oltre che di infrastrutture per la mobilità e i servizi.
Considerati inoltre i tempi incerti che stiamo attraversando negli ultimi anni, occorre di certo ripensare le politiche urbane attraverso il tema della rigenerazione urbana sostenibile, rilanciando le città attraverso un modello di sviluppo che promuova nuove politiche di piano, guidate dall’economia reale.
Oggi il concetto di “Green City” o di “Eco City” o ancora di “Sustainable City” racchiude i molteplici aspetti di un agglomerato urbano il cui funzionamento e la cui gestione sono guidati da azioni “responsabili” in tema ambientale.
É bene poi sottolineare che gli obiettivi noti come “20-20-20 target”, fissati ambiziosamente dall’Unione Europea e raggiungibili, almeno in parte, attraverso la realizzazione di nuovi edifici con fabbisogno netto di energia pari a zero e la ristrutturazione di edifici esistenti per portarli al minimo consumo, sono anch’essi espressione della rigenerazione urbana sostenibile.
Il Gruppo Gabetti, forte della sua trasversalità su tutta la filiera immobiliare, grazie alle varie società che lo compongono, da anni è attivo nel cercare di fornire servizi tali da incontrare le reali esigenze degli attori coinvolti nel real estate in un’ottica di sostenibilità.
Se da un lato la sostenibilità deve obbligatoriamente recepire quelli che sono i concetti più nobili legati proprio alla cura del nostro pianeta e dell’ambiente in cui viviamo, dall’altro, devono essere tradotti anche in aspetti più pratici con un occhio di riguardo ai
temi economici e, quindi, legati alla riduzione dei costi.
É vero che da diversi anni si parla di sostenibilità, che la parola ’’green’’ è ovunque ma, poiché in certi casi non viene ancora percepita come vantaggio competitivo rispetto a chi opera in modo tradizionale, forse occorrerebbe modificare leggermente anche la campagna di sensibilizzazione su queste tematiche.
Il messaggio un po’ provocatorio che Gabetti vuole lanciare è quello di non partire dal concetto nobile della sostenibilità fine a se stessa ossia volta a ‘’salvare” il pianeta – con l’obbligo per tutti di attivarsi per una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, un minor utilizzo di combustibili tradizionali e quindi per l’efficientamento degli immobili – bensì partire dall’esigenza reale di chi gestisce gli immobili che è quella di ridurre i propri costi gestionali: il risultato che si otterrebbe sarebbe comunque quello di un sistema più sostenibile e tutti ne gioverebbero, sia il nostro ambiente, sia gli operatori immobiliari.
In altre parole l’idea è quella di vedere l’ecosostenibilità come risultato e non come esigenza.