“Mete” turistiche: pubblico e privato insieme per gestire i beni culturali

«Non basta dire che la Campania ha 250 musei», questo lo sfogo di Lorenzo Cinque, Presidente del Raggruppamento Regionale Industria Turistica di Confindustria Campania. «Bisogna metterli in rete»

 

Presidente, la stagione estiva 2014 non è stata di certo esaltante per il comparto turistico del nostro Paese. In Campania come è andata?

La stagione che sta per concludersi è stata fortemente penalizzata dalle avverse condizioni metereologiche, che hanno determinato – nei mesi di aprile e maggio – una rilevante battuta di arresto dei flussi diretti in Campania per la balneazione. A macchia di leopardo, però, nelle settimane successive le perdite sono state compensate anche grazie alle ottime performance registrate dalla Costiera Amalfitana, da quella sorrentina e dalle Isole, che hanno fatto segnare un + 7% di turisti stranieri, bilanciando così il calo avuto nel mercato interno. Insomma, poteva andare peggio, ma ce la siamo cavata e il merito va attribuito tutto alle eccellenze del nostro territorio, comprese le città d’arte che hanno tenuto.

 

Sul dato negativo poi hanno pesato i tagli e le difficoltà che il trasporto pubblico – specie quest’anno – ha subito nella nostra regione?

Sicuramente la difficile situazione in cui versa il nostro trasporto pubblico non ha agevolato il buon turismo nella nostra regione. Oggi mobilità e turismo sono un binomio inscindibile. Non può esistere infatti un’offerta turistica di buon livello se i luoghi “in vetrina”, quelli scelti dal viaggiatore, non sono accessibili con facilità ed efficienza. Essere turisti significa muoversi verso una destinazione, lasciare il posto in cui si risiede per partire e raggiungere una nuova meta che sarà quindi per il turista preferibile e preferita ad altre se il tempo per raggiungerla è minore. Oggi infatti il turista pianifica viaggi di breve permanenza e vuole – non come plus ma come condizione imprescindibile – potersi spostare da un luogo all’altro velocemente per ottimizzare il tempo a propria disposizione. Su questo punto c’è molto lavoro da fare.

 

Dopo una gestazione lunga due anni, da pochi mesi la Campania si è dotata di una legge quadro che consente di fare ordine nelle politiche in favore delle attività imprenditoriali del settore turistico. Quali potranno essere nell’immediato, e poi nel lungo termine, le ricadute positive?

A dire il vero sono circa venticinque anni che il settore chiedeva un aggiornamento normativo. La nuova legge regionale – oltre a determinare la governance e lo scioglimento degli Ept – dovrebbe trovare la quadra per organizzare al meglio il comparto per il futuro. Come Confindustria abbiamo preteso che nelle scelte più importanti l’assessore al turismo fosse affiancato dal collega competente per i trasporti e da quello interessato all’urbanistica e all’ecologia.Siamo riusciti a spuntarla solo per il ramo trasporti che sarà anche con noi di Confindustria al tavolo delle negoziazioni e decisioni. Abbiamo voluto allargare i partecipanti alla discussione perché la visione sul futuro del comparto deve essere necessariamente di sistema, di prospettiva e coordinata in ogni suo aspetto. Esaltare le potenzialità turistiche di un posto vuol dire stimolare la mobilità verso questo luogo e all’interno delle varie zone di questo territorio, tenendo conto anche di come quel luogo – ad esempio – è “tenuto” in termini di pulizia e decoro. Sono più fattori a concorrere alla valorizzazione turistica della nostra regione e tutti, nessuno escluso, sono da tenere nel giusto pregio.

 

A luglio scorso, poi, c’è stata l’approvazione definitiva da parte del Senato del decreto proposto dal Ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini, che introduce novità significative per il settore: l’ArtBonus, che prevede la deducibilità del 65% delle donazioni devolute per il restauro di beni culturali pubblici, le biblioteche e gli archivi, gli investimenti dei teatri pubblici e delle fondazioni lirico sinfoniche, fino a arrivare alle agevolazioni fiscali per favorire la competitività del settore turistico attraverso la sua digitalizzazione e la ristrutturazione e riqualificazione degli alberghi. Anche il livello nazionale potrebbe essere quindi di aiuto…

Il DL Franceschini ha sottratto i poli museali alla competenza delle sovrintendenze per rimetterli a quella degli assessorati al turismo che, insieme ai privati, ci auguriamo facciano in Campania un buon lavoro mettendo in rete i nostri 250 e più musei. È un’ottima occasione per la nostra regione e per Napoli che ha una storia da raccontare lunga secoli e nulla da invidiare ad altre mete come Parigi, Vienna o Venezia. Se la città capoluogo riuscisse infatti ad avere una migliore mobilità con un aeroporto capace di attrarre più flussi dall’estero settimanalmente e anche nel periodo invernale, siamo certi che i risultati non tarderebbero ad arrivare insieme ai turisti, visto che – tolto un 20% che arriva per motivi legati al mare – il turismo approda in Campania per motivi culturali, storici e – negli ultimi anni – per poter fare delle passeggiate verdi uniche, così come unici sono i tanti sentieri naturalistici distribuiti sul nostro territorio (solo 14 sentieri in Costa d’Amalfi). Mancano però le coperture finanziarie e i decreti attuativi…La copertura finanziaria è ovviamente la precondizione per poter parlare poi di investimenti. Quelli che a nostro avviso vanno sicuramente riattivati sono quelli relativi al fotovoltaico perché la grossa spesa per il nostro settore resta quella energetica.

 

Come Confindustria regionale sono in calendario azioni o eventi a supporto del settore?

L’esistenza – o meglio la sopravvivenza – del Raggruppamento regionale turistico è oggi messa seriamente in discussione. La sua abolizione sarebbe un grosso danno anche solo alla luce del fatto che la legge regionale sul turismo prevede che al tavolo delle decisioni segga anche Confindustria e che l’Agenzia del Turismo sia retta a turno dagli industriali. Chi rappresenterà le imprese se il Raggruppamento cesserà di esistere?