Sempre più imprenditori scelgono la strada green e lo fanno adottando un modello che fonde insieme qualità, bellezza, innovazione, rispetto dell’ambiente e coesione sociale
La terza edizione dell’Eurochambres Economic Forum, tenutasi a Roma lo scorso 7 ottobre, ha avuto come focus lo sviluppo sostenibile. Una scelta che da subito ci ha trovati concordi perché uno sviluppo sostenibile non è solo una necessità etica, sociale e ambientale, ma anche un’opportunità di crescita per le imprese e, più in generale, per l’intero sistema economico.
L’impegno per rendere il nostro Pianeta un posto più giusto e vivibile è condensato nei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, promossi dall’Onu, da raggiungere entro il 2030. Sono traguardi che impongono sfide ambiziose: dall’energia pulita e accessibile, al lavoro dignitoso; dall’innovazione alla produzione e al consumo responsabile.
Anche l’Europa ha messo la sostenibilità come priorità della sua agenda. La presidente von der Leyen ha annunciato, infatti, di volere fare del Green Deal europeo il suo l’elemento distintivo. E in questo quadro ha posto l’attenzione sull’enorme impatto che la digitalizzazione può avere per favorire questa importante transizione.
Sul terreno della sostenibilità, l’Italia sta già facendo la sua parte. Sempre più imprenditori, infatti, scelgono la strada green e lo fanno adottando un modello che fonde insieme qualità, bellezza, innovazione, rispetto dell’ambiente e coesione sociale.
I nostri dati ci dicono che quasi il 25% delle imprese industriali e terziarie hanno scommesso sulla green economy, innovando. Un’azienda green su 4 ha introdotto tecnologie 4.0. In più puntare sull’economia verde paga. Queste realtà imprenditoriali hanno, infatti, una migliore presenza sui mercati esteri, assumono di più e sono più competitive rispetto alle altre. Per quanto riguarda le emissioni di gas serra, anche l’agricoltura italiana sta facendo molto e bene: con 569 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore primario made in Italy, si producono il 46% di gas serra in meno della media Ue 28. Molto meglio di Spagna (+25% rispetto al nostro Paese), Francia (+91%), Germania (+118%) e Regno Unito (+161%). Inoltre, l’Italia ha il minor numero di prodotti agroalimentari con residui di pesticidi (0,48%), inferiore di 7 volte rispetto a quelli francesi e di quasi 4 volte di quelli spagnoli e tedeschi ed è campione sul fronte del biologico: 64.210 i produttori biologici italiani, molti di più di Spagna (36.207) e Francia (32.264).
Bisogna continuare, pertanto, lungo questo cammino che ci vede primi in Europa anche per la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti anche industriali. E terzi per l’utilizzo di materie prime, come certificato da Eurostat.
Affinché la sostenibilità però diventi una realtà nella nostra economia è necessario, da un lato, accompagnare le aziende in questa transizione con un’azione di prossimità che solo le Camere di Commercio possono garantire; dall’altra, costruire le condizioni affinché sostenibilità e competitività camminino di pari passo. Un obiettivo, quest’ultimo, che sarebbe di certo più alla portata dei singoli Stati membri, se l’Unione Europea favorisse in modo deciso gli investimenti in green, in ricerca, in innovazione.
Stiamo portando avanti un importante percorso di riordino del sistema camerale stabilito dalla riforma, riorganizzando le nostre reti, i nostri servizi e le nostre società. Stiamo costituendo, inoltre, un sistema finanziariamente più efficiente, anche attraverso il partenariato pubblico-privato per sviluppare servizi di eccellenza sulle direttrici attuali dell’economia che parlano di digitalizzazione, semplificazione, internazionalizzazione, orientamento al lavoro, turismo e cultura.
Stiamo facendo questo e molto altro per affrontare adeguatamente i tanti temi che si intrecciano lungo le nuove frontiere dello sviluppo, importanti in Italia quanto in Europa, e che, per la loro complessità, non possono che trovare una soluzione comune, all’interno di un quadro europeo favorevole. Questo evento, che ha riunito i rappresentanti di 1.700 CCIAA di 43 Paesi europei cui fanno riferimento oltre 20 milioni di imprese, è perciò stata una straordinaria occasione per allargare lo sguardo e condividere insieme le azioni necessarie per una vera crescita sostenibile.