La sfida per il nostro Paese è adattare la sua eredità ai tempi attuali. Ancora una volta dal nostro passato diviene il messaggio per tornare ad essere una nazione che, sin dai tempi della Roma antica, produceva ed esportava cultura, impresa, infrastrutture, lifestyle, mecenatismo
Che ci piaccia o meno, dobbiamo prendere atto che il ciclo di sviluppo dei paesi industrializzati si è storicamente esaurito e che occorre far conoscere meglio l’Italia nei mercati esteri, specie emergenti.
Lo pensa anche il principale giornale economico italiano, che ha lanciato on line una versione in inglese «per raccontare il nostro Paese per quello che è, non per le troppe esemplificazioni e luoghi comuni che ne alterano e banalizzano la fisionomia».
Un segnale che sdogana la frequente autoreferenzialità dell’informazione italiana e smonta «la timidezza del rendere noto quello che sappiamo fare bene», come ha detto il Ministro dei Beni Culturali nella Sala Ottagonale della Domus Aurea di Nerone, l’imperatore condannato alla damnatio memoriae. Che però proprio da casa sua ci manda una bella lezione di BrandItalia.
Il Cantiere della Domus Aurea, pionieristico per la trasparenza relativa a lavori e voci di spesa e per la messa a sistema delle alte professionalità necessarie è infatti un Cantiere multilivello che lavora sul piano del restauro, dell’innovazione e della comunicazione. I numeri sono da capogiro: 16.000 mq, l’equivalente di tre campi di calcio, 153 ambienti conosciuti, 30.000 mq di affreschi, 30 volte la Cappella Sistina, più un Cantiere pilota altamente innovativo per eliminare il peso del giardino sovrastante e i danni che ne derivano, un blog che informa sullo stato dei lavori.
Non basta: proprio per il Cantiere della Domus Aurea il Ministero per i Beni e le Attività culturali ha lanciato la sua prima piattaforma italiana di crowdfunding, in linea con il Decreto Cultura che introduce l’Art Bonus, il sistema di incentivi fiscali su tre anni che prevede la deducibilità del 65% delle donazioni di imprese e cittadini per il restauro di beni culturali pubblici, il più alto d’Europa.
Un altro elemento di modernità che in questo parifica l’Italia a Francia e Stati Uniti, ma che è anche uno strumento per ricostruire senso di identità e appartenenza al proprio paese e alla propria cultura.
Il Cantiere della Domus Aurea, con i suoi ponteggi e i suoi mattoni fatti a mano diventa così una icona del Cantiere Italia, una rappresentazione di quello che l’Italia può e sa fare.
«La sfida per l’Italia è adattare la sua eredità ai tempi attuali», ha detto Giorgio Armani, riferendosi all’artigianalità eccelsa che ha reso il MadeinItaly un marchio di qualità.
Ma che non basta più: occorre quindi operare un passaggio fondamentale, che è quello di essere portatori non solo di MadeinItaly ma anche di BrandItalia e lavorare tutti perché questo sia il primo elemento ad essere considerato nella valutazione del prodotto, sulla cui qualità le imprese italiane che puntano ai mercati esteri di grande crescita stanno tuttora principalmente giocando le loro carte.
Come diceva il grande storico del Mediterraneo Braudel, «essere stati è una condizione per essere». Ancora una volta dal nostro passato diviene il messaggio per tornare ad essere un paese che sin dai tempi della Roma antica produceva ed esportava cultura, impresa, infrastrutture, lifestyle, mecenatismo.
Sono gli stessi messaggi che si stanno irradiando dalla Domus Aurea.
Che però è una Storia del nostro tempo.
E che porta a rivalutare quello che l’Italia sa fare, dalla cultura all’impresa, dalla comunicazione al turismo, nel tempo, e non solo nell’urgenza. Heritage e buone pratiche diventano così vettori di #BrandItalia, un fattore ormai imprescindibile per un sistema industriale che non può più fare a meno di costruire impresa anche fuori dei suoi confini nazionali. Fare impresa in Italia molto spesso è anche una Storia di famiglia. E la famiglia è anche BrandItalia.