Presentato stamattina il Rapporto del Centro studi di Confindustria sulle “Previsioni per l’economia italiana dopo il blocco del 22 marzo”, reso noto con la collaborazione de il Sole 24 Ore, che dedica al tema l’intera puntata della trasmissione web “Il Sole Risponde” a cura di Marco Lo Conte
Il 2020 si era aperto per l’industria italiana con segnali di miglioramento, ma le prospettive sono di nuovo bruscamente peggiorate da febbraio in seguito alla diffusione del Covid-19. La spesa delle famiglie italiane è in contrazione, la domanda estera langue. Gli impatti della minore domanda di beni e servizi, e dell’accresciuta incertezza, frenano gli investimenti. Le imprese si trovano a fronteggiare seri problemi di liquidità e inedite procedure amministrative di emergenza. Le reazioni dei mercati finanziari possono produrre un ulteriore avvitamento della crisi, penalizzando i paesi percepiti a maggior rischio.
È cruciale l’efficacia e la tempestività della risposta di politica economica ad una congiuntura economica eccezionale, che combina shock di domanda e di offerta anche per contenere i danni sull’occupazione.
Alla fine del 2019, infatti, la manifattura impiegava direttamente poco meno di 4 milioni di individui, corrispondenti al 15,5% circa degli occupati in Italia. Se a questi si sommano anche i lavoratori impiegati in attività di supporto alla produzione industriale, che il CSC stima in ulteriori 5 milioni di individui, l’occupazione che direttamente e indirettamente dipende dalla manifattura raggiunge il 35% del totale, ossia più di un lavoratore su tre (vedi foto in apertura). In alcuni comparti, come la ricerca e sviluppo o l’agricoltura, si stima che siano oltre due terzi i lavoratori che dipendono dalla domanda attivata dalla manifattura nazionale.
Qui il rapporto completo e le slide di presentazione del direttore del Centro studi di Confindustria Stefano Manzocchi .