Dalla vendita, alla rottamazione fino alla demolizione: oggi disfarsi di un usato può risultare molto conveniente
Lo smaltimento della propria vecchia auto ci porta a considerare due questioni principali legate ai costi ed ai guadagni che potrebbero derivare da tale pratica, e agli impatti ambientali derivanti dalla demolizione del mezzo.
Partiamo dalla prima e lo facciamo considerando le nuove opportunità che oggi il web mette a disposizione di chi ha un vecchio catorcio di cui vuole disfarsi, magari riuscendo anche a guadagnarci qualche centinaia di euro.
Oltre ai classici siti internet pieni di annunci per ogni marca e modello di usato, oggi sono disponibili nuovi portali come questo dove è possibile mettere in vendita automobili; facciamo un esempio: se volessimo mettere in vendita la nostra vecchia auto a Milano, basta farsi supportare da un servizio di consulenza gratuita online nella città in cui si sta cercando di venderla, dove con pochi semplici passi è in grado di dirci esattamente il valore del nostro usato.
In alcuni casi però piuttosto che rivendere il proprio usato (soprattutto quello con uno scarso valore) conviene rottamarlo, magari fruendo degli incentivi alla rottamazione che, di tanto in tanto, il Governo o anche le case automobilistiche di per sé, istituiscono.
Si tratta di incentivi erogati solo a fronte di una rottamazione, che oltre a consistere in un processo meccanico di distruzione e stoccaggio del mezzo, prevede anche la sua disiscrizione da tutti i registri automobilistici. In pratica con la rottamazione è come se la vecchia auto non esistesse più. Rottamazione che, per essere riconosciuta da chi eroga gli incentivi (vedi il Governo o le Case automobilistiche di cui sopra) deve essere fatta e certificata presso centri autorizzati; in altre parole non possiamo rottamarci l’auto da soli.
Quest’ultima considerazione ci porta a valutare un secondo aspetto importante legato alla dismissione di una vecchia auto usata che è quello ambientale; perché è importante che lo smaltimento avvenga solo presso centri ed aree attrezzate ed autorizzate? È importante perché tutti i veicoli, soprattutto quelli più datati, contengono al loro interno minerali, metalli pesanti, oli ed acidi che, se arrivassero a diretto contatto con un terreno inadatto, finirebbero per intaccare la falda acquifera, inquinando irrimediabilmente vaste aree di territorio.
Poiché parte di questi “effetti collaterali” collegati alla rottamazione si palesano anche quando quest’ultima viene effettuata in centri specializzati (gli sfasci per intenderci) sempre più persone, facendo proprie scelte di comportamento più responsabili e sostenibili, si stanno orientando verso forme di smaltimento alternative.
Da questo punto di vista è possibile evidenziare due tendenze principali. La più diffusa in Italia è quella che prevede la rivendita di gran parte della componentistica della carrozzeria, dell’elettronica e del motore. In questo modo si riduce al minimo la quota parte del vecchio mezzo che finirà in discarica. Ma non solo. Se fatta in maniera oculata ed intelligente la pratica della rivendita dei pezzi di ricambio può addirittura valere molto, ma molto di più della vendita dell’auto usata “integra”.
Sappiamo infatti quali sono i costi medi di questi pezzi di ricambio sul mercato ufficiale, e sappiamo anche quanto quelli usati siano richiesti da carrozzieri e meccanici. Accade quindi, giusto per fare un esempio, che un usato che vale intero poco più di 500 euro, se rivenduto a pezzi può valerne anche 1500.
Infine c’è chi rinuncia a rottamare l’auto e rinuncia anche a rivenderne le componenti per donarla ad enti benefici che sceglieranno poi, in base alle condizioni del mezzo, se continuare ad usarlo o rivenderne a loro volta i pezzi di ricambio per trarne un guadagno ed autofinanziarsi.