Colaiacovo: «Scelte coraggiose per ripartire»

Il settore alberghiero ha davanti a sé ancora molti mesi di grande difficoltà. Confindustria Alberghi chiede nuove regole, in linea con le mutate dinamiche di mercato

 

Dottoressa Colaiacovo, rispetto ai volumi alberghieri medi quali previsioni è possibile fare per i mesi a venire in termini di presenze?

La situazione è davvero molto complessa. Gli alberghi che stanno decidendo di aprire agiscono nella consapevolezza che l’attività nel prossimo futuro non potrà che essere in perdita. La domanda interna infatti è ancora molto debole e quella straniera naturalmente è del tutto assente. Le aziende sono comunque pronte per offrire un’ospitalità all’insegna della sicurezza, senza rinunciare alla possibilità di vivere pienamente il soggiorno. In questo momento con tante incognite ancora da scoprire l’apertura è una scelta coraggiosa da parte degli imprenditori del settore, ma speriamo che con l’andare del tempo il numero di aziende aperte possa aumentare.

Quanto è andato irrimediabilmente perso?

Il comparto alberghiero ha visto, da fine febbraio, il sostanziale blocco delle attività a causa delle misure di contenimento varate dal Governo che, di fatto, hanno annullato la domanda: l’occupazione delle camere è passata dal 63% di metà febbraio al 4% di aprile e maggio, con un dato peraltro riferito a quelle poche realtà rimaste aperte, all’interno delle quali trovano alloggio personale medico, infermieristico, dipendenti della Protezione Civile e soggetti sottoposti alla quarantena privi di un’adeguata abitazione. A ciò si aggiunge che oltre il 60-65% del fatturato alberghiero annuo, si realizza nei mesi di giugno, luglio e agosto, per un valore compreso tra i 12,5 e i 13,6 miliardi di euro, totalizzati nel trimestre estivo. É chiaro che quest’anno non sarà possibile immaginare numeri del genere, ma l’obiettivo è quello almeno di riaccendere i motori delle nostre aziende riprendendo a bordo il personale che oggi purtroppo è in cassa integrazione.

Quando ripartiranno i flussi turistici internazionali quali saranno i mercati che per primi sceglieranno l’Italia?

La crisi che ci ha colpito è stata durissima e ha temporaneamente congelato la voglia di raggiungere e visitare il nostro Paese.

I modelli sociali che hanno visto il numero di viaggiatori nel mondo passare da 674 milioni nel 2000 a 1,5 miliardi nel 2019 certamente torneranno e l’Italia recupererà il suo ruolo di super potenza del turismo internazionale. Ritroveremo nelle nostre strutture ospiti provenienti da tutto il mondo ma inizialmente la ripresa sarà lenta e caratterizzata essenzialmente da un turismo di prossimità caratterizzato dalla presenza di francesi, tedeschi e spagnoli.

Tra i motivi che frenano la riapertura delle strutture ricettive, c’è la difficoltà di gestire l’eventualità di casi covid in albergo. Quale è l’orientamento al momento e quale la possibile soluzione?

Fermo restando che tutte le aziende si sono impegnate sin da subito ad attivare tutte le misure utili a garantire un soggiorno sicuro e sereno ai propri ospiti, il sistema è pronto a gestire anche le emergenze, ma confidiamo che non ce ne saranno. La situazione epidemiologica è in fase di sostanziale miglioramento e le misure di prevenzione del contagio hanno funzionato e continuano a funzionare bene ad un mese dalla fine del lockdown.

Comunque il settore è fortemente impegnato nella prevenzione, ad aprile Confindustria Alberghi con le altre associazioni di settore ha elaborato e messo a disposizione delle imprese il protocollo “accoglienza sicura” che è stato poi largamente ripreso dalle linee guida delle regioni.

Uno strumento a disposizione degli operatori per supportare la gestione in fase di ripartenza, fornendo indicazioni e spunti operativi.

Recentemente poi con Assosistema, abbiamo commissionato a Tecnè un’indagine per analizzare il sentiment dei futuri viaggiatori dove è emersa la grande attenzione degli ospiti nel selezionare e poi scegliere, oggi più che mai, un servizio alberghiero di qualità, con due clienti su tre disposti a spendere qualcosa in più per veder riconosciuta sul fronte dell’igiene la sicurezza delle procedure adottate. Le nostre aziende hanno sempre posto molta cura e attenzione alla pulizia delle camere e degli spazi comuni e, prima dell’emergenza sanitaria, in moltissimi casi, erano già previste certificazioni ad hoc per dimostrare il corretto processo di sanificazione.

Le imprese hanno già avviato un percorso virtuoso e attivato numerose iniziative per garantire soggiorni sereni ai propri ospiti. Un impegno convinto testimoniato dai tanti e complessi investimenti che, pur con i gravi problemi di liquidità che colpiscono attualmente le aziende, dimostrano ancora una volta il senso di responsabilità e la voglia di ripartire con il giusto passo.

Nonostante il turismo nel suo complesso sia una voce importante del Pil italiano, il sostegno economico al settore è stato finora insufficiente. Si spera nel Recovery Fund, ma quali sarebbero gli aiuti concreti da mettere in campo per il comparto?

Sono due le principali chiavi di intervento che sollecitiamo a gran voce. La prima riguarda il contenimento dei costi fissi correlati all’immobile, rispettivamente affitti e IMU, oneri talmente elevati da compromettere, in una fase di mercato fermo o debolissimo come si presenta il 2020, la stessa sopravvivenza dell’azienda. Il credito di imposta per 3 mesi per gli affitti e l’eliminazione della prima rata IMU dovranno necessariamente essere prolungate e ampliate per accompagnare le aziende in questa delicata fase almeno fino a tutto il 2020. La seconda è quella relativa a occupazione e costo del lavoro. Prevedendo infatti una riduzione del costo del lavoro sarebbe possibile ricreare condizioni tali per la riapertura di un numero maggiore di strutture e il conseguente ritorno alla vita attiva per molti lavoratori. Destinare tra l’altro le risorse oggi previste come ammortizzatore sociale alla riduzione del costo del lavoro permetterebbe all’albergo di riaprire, richiamando in servizio il proprio personale e ai lavoratori di tornare a percepire la retribuzione piena, rimettendo in gioco l’economia delle famiglie e dei territori.

Bonus Vacanza: un suo giudizio? Quali saranno secondo lei le maggiori criticità sia per le aziende, sia per i turisti?

Abbiamo sempre dichiarato che ogni soluzione volta a favorire un periodo di vacanze per gli italiani è da considerarsi positiva purché sia complementare a misure che sostengano le imprese del turismo. Sin dalla sua introduzione abbiamo chiesto di rivedere il Bonus Vacanza che, così come ipotizzato, ci sembra assolutamente inutile e deleterio poiché drena liquidità agli alberghi. Nella pratica, così com’è formulato, lo strumento pesa sulle imprese costrette di fatto ad anticiparne l’80% del valore ricevendone in cambio un ennesimo credito di imposta che contrasta con le drammatiche esigenze di cassa che caratterizzano in questo momento le aziende.

Per ovviare all’emergenza, ma più in generale per una migliore organizzazione, in molti suggeriscono di scaglionare le ferie su un arco di dieci mesi a rotazione come si fa all’estero, evitando di concentrarle tutte sui mesi di luglio-agosto. Cosa ne pensa?

Siamo assolutamente convinti che poter svincolare la struttura alberghiera e la località in cui opera dal concetto di stagionalità è fondamentale per innescare un meccanismo virtuoso capace di rendere fruibile l’offerta in qualunque periodo dell’anno. L’Italia è un insieme complesso di bellezza dei paesaggi, arte, cultura, enogastronomica, clima mite, varietà morfologica fatta di mare, montagna, paesaggi collinari, località lacuali e campagna: un quadro perfetto per ogni tipo di vacanza.

Un’esperienza di viaggio Made in Italy può e deve diventare un’occasione da vivere in qualunque momento, 365 giorni l’anno.

Quale lezione ha imparato il suo settore da questa emergenza?

Quello che abbiamo imparato in questo periodo è che le situazioni possono cambiare molto velocemente modificando drasticamente gli equilibri del mercato. Per questo continueremo a seguire e sostenere le nostre aziende portando all’attenzione del Governo e alle Istituzioni preposte tutte le esigenze del settore.

 

«DOBBIAMO FARE PRESTO, I PROSSIMI GIORNI SONO CRUCIALI»

«Gli sgravi contributivi per i lavoratori degli alberghi che rientrano in servizio dalla CIG sono di grandissima rilevanza e possono costituire davvero una spinta alla ripresa dell’attività per molti operatori che oggi, schiacciati tra l’aumento dei costi e una domanda troppo debole, non sono nelle condizioni di poter riaprire le loro imprese. Si tratta di una misura che avevamo proposto nella scorse settimane per dare – senza oneri aggiuntivi per lo Stato – una spinta alla ripartenza e favorire il ritorno in servizio ed alla retribuzione piena per i lavoratori del settore. Inoltre la ripartenza dell’industria alberghiera, può rimettere in movimento l’indotto che queste imprese muovono. Dai un’analisi realizzata nei mesi scorsi insieme a CDP e EY Hospitality l’indotto solo nella filiera a monte dell’albergo vale circa 6 miliardi tra servizi all’impresa, alimentari, manutenzioni, edilizia e design. Ora però dobbiamo fare presto. Si è aperta una finestra quella della stagione estiva, e bisogna poterne cogliere le possibilità ora. Dobbiamo fare presto, i prossimi giorni sono cruciali, l’Italia è leader mondiale del turismo e farsi trovare pronta anche in questa complicata stagione 2020 può essere una spinta a rilancio del settore e dell’intero Paese».