L’Università dopo la pandemia

La crisi scatenata dal Covid-19 ha tracciato un solco profondo tra un “prima” e un “dopo” nella formazione accademica. Il Rettore dell’Ateneo salernitano, Vincenzo Loia: «Abbiamo individuato nella multidisciplinarietà il paradigma attraverso cui formare delle figure di laureati e laureate che sappiano cogliere al meglio le complessità della società contemporanea e ad esse rispondere con competenze adeguate e aggiornate»

 

La velocità e la prepotenza dei cambiamenti imposti dalla pandemia hanno fatto emergere nuove opportunità anche per il sistema delle Università. L’Ateneo salernitano come ha risposto e cosa, potremmo dire, ha imparato negli ultimi tumultuosi anni?

La pandemia ha evidentemente accelerato alcuni processi. In pochissimo tempo le nostre Università hanno innovato paradigmi che già erano destinati ad aggiornarsi. In pochi giorni abbiamo messo a punto una piattaforma di didattica a distanza che ci ha permesso poi di erogare in questi circa due anni 1.100 corsi di studio, di laureare 13.000 studenti, di tenere 350.000 esami on line, con esito positivo, e di realizzare un totale di 15.000 sedute di laurea. Questi dati sono segno e testimonianza di uno spirito di reazione e di innovazione, già insito nel modo di operare delle nostre Università e che, a seguito di questa situazione di crisi, è emerso in maniera evidente.

Skill mismatch: il sistema delle imprese non trova sul mercato profili formativi rispondenti alle sue chiavi di ricerca attuali. Come è possibile integrare l’offerta tradizionale universitaria con nuovi contenuti di orientamento e avviamento al lavoro?

Nel dibattito odierno sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro, il nostro Ateneo ha individuato nella multidisciplinarietà dei percorsi formativi offerti il paradigma attraverso cui formare delle figure di laureati e laureate che sappiano cogliere al meglio le complessità e le evoluzioni della società contemporanea e ad esse rispondere con competenze adeguate e aggiornate. In questi ultimi tre anni abbiamo integrato l’offerta formativa tradizionale con percorsi di studio ispirati all’innovazione, alla qualità e alla competitività e in grado di spaziare dalle scienze della vita e della salute alle scienze esatte, dagli ambiti umanistico e giuridico-economico a quelli ingegneristico ed informatico. Un basket il più possibile capiente e completo in termini di saperi e di conoscenze. A questo uniamo una costante attività di orientamento in ingresso e in uscita per i nostri studenti: con il centro CAOT e l’Ufficio Placement ci impegniamo tutto l’anno nel supportare laureandi e neolaureati nella loro carriera e nella ricerca della posizione occupazionale più affine alle loro inclinazioni.

Oggi l’accademia quanto aiuta a comprendere e “dare forma” al pensiero della società?

L’Università, in quanto istituzione di promozione del valore della Conoscenza e della Ricerca, ha naturalmente in sé la vocazione formativa: formare gli individui non solo sul piano culturale e professionale ma in primis su quello umano, intellettuale. Sono convinto che il percorso universitario rappresenti, ora più che mai per i nostri giovani, l’opportunità di crescere, di leggere dentro il presente, comprenderlo, interpretarlo e, grazie alle conoscenze e alle competenze acquisite, sapere affrontarlo. Con consapevolezza e impegno, che rappresentano a mio parere due fattori imprescindibili per costruire la propria identità personale e professionale.

Verso quale futuro si dirige l’Università in generale e, più da vicino, quella di Salerno?

Se la pandemia ci ha dimostrato, nella gravità della sua dimensione, che siamo un Paese in grado di reagire prontamente e bene davanti alla difficoltà, è necessario adesso, a partire da questa consapevolezza, compiere un salto di qualità: quello che il Sistema Università ha sempre fatto in termini di didattica, ricerca e processi amministrativi, deve continuare a farlo, ma in maniera diversa. Esiste un triangolo ideale tra la Conoscenza, l’innovazione e le Opportunità. Queste ultime si possono declinare attraverso un ambito per me importante, quanto la Didattica e la Ricerca, ovvero la Terza Missione. È questo l’ambito che diventa, per i nostri giovani laureandi e laureati, un ambito foriero di opportunità per il loro futuro. Possiamo lavorare per rendere l’Università un veicolo anche per l’imprenditorialità.

Riconoscere quando ci sono delle idee innovative e supportare i nostri giovani in un percorso di accompagnamento all’autoimprenditorialità. Questo non può essere fatto senza una Rete di connessioni con il territorio, con le istituzioni del territorio.

Il nostro Ateneo, attraverso l’Ufficio Valorizzazione della Ricerca e Terza Missione, con l’attività dello Sportello Trasferimento Tecnologico e con il lavoro della Commissione Brevetti, Spin-off e Trasferimento Tecnologico, supporta le iniziative finalizzate al Trasferimento Tecnologico ed alla valorizzazione in chiave imprenditoriale delle ricerche scientifiche.

Questi soggetti svolgono anche l’importantissima attività di raccordo con il territorio, con gli enti e le istituzioni territoriali volte a stimolare, supportare e diffondere l’innovazione e lo sviluppo di attività d’impresa.