di Bernardo Zannoni | Edito da Sellerio, pp. 243
Ne “I miei stupidi intenti” di Bernardo Zannoni, edito da Sellerio e recentemente insignito del Premio Salerno Libro d’Europa all’interno del festival Salerno Letteratura, una faina si racconta. Racconta la sua singolarità in un mondo in cui la natura fa fatica a reggere il peso dell’intensa attività antropica che ha messo in crisi equilibri individuali e collettivi.
Archy – questo il nome del protagonista – è una faina zoppa e in quanto tale incapace di aiutare la madre – cui è stato ucciso il compagno – a procurarsi di che vivere per se stessa e per i suoi figli.
Viene quindi venduto per una gallina e mezza a Solomon, volpe usuraia che, su una Bibbia, ha imparato a leggere, scoprendo così il concetto di morte e di tempo.
Anche Archy imparerà a farlo, a leggere e a scrivere intuendo che solo le parole regalano l’eternità, solo le parole sono capaci di fermare il tempo.
«Imparai ad apprezzare la solitudine e trovare la pace con Dio. Mi fu chiaro che il mondo non odia nessuno, e se è crudele, è perché noi siamo crudeli».