SRM è stato, per l’edizione 2023, partner scientifico del Premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno, curando le analisi di scenario delle tre categorie in “gara”
Il Premio Best Practices per l’Innovazione, organizzato da Confindustria Salerno, è diventato un evento di riferimento nel panorama nazionale sul tema della crescita, della sostenibilità e della creatività.
SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) ha contribuito come partner scientifico del Premio fornendo una breve analisi di scenario su tre settori cui il Premio quest’anno si è rivolto: Aerospace, Greentech e Agritech. Tre filiere in cui competenze, tecnologia, sostenibilità rappresentano la chiave di volta per rafforzare e rilanciare la competitività dell’ecosistema innovativo del territorio.
In particolare, l’Aerospace rappresenta un paradigma per eccellenza dell’industria hi-tech.
A metà strada fra applicazioni civili e militari, l’aerospaziale moderno è un grande aggregatore di un amplissimo specchio di tecnologie: elettronica, Tlc, radaristica, meccanica, materiali, sensoristica, IA, motoristica e meccatronica, chimica, digitale. E, come tutto il sistema produttivo, è attraversato da importanti fenomeni di innovazione: da quella relativa ai carburanti, ai motori e all’aerodinamica, per ridurre consumi energetici ed emissioni dannose di CO2, a quella che integra IA e cibernetica.
Fondamentali sono quindi l’innovazione e la ricerca, per le quali il settore impiega circa il 10% del fatturato, mantenendosi nella media europea (Fonte: M. Marinari, 2022). Il settore è trainato da grandi player, ma ha anche un vivace tessuto di PMI specializzate.
Al Sud, la presenza dell’industria aerospaziale è particolarmente rilevante, in termini di incidenza sull’intera filiera aerospaziale italiana e di qualità delle presenze imprenditoriali. In particolare, il Mezzogiorno rappresenta circa un terzo delle unità locali e dei relativi addetti della filiera complessiva, con una concentrazione particolare nelle attività manifatturiere vere e proprie.
I poli di Napoli, Bari-Brindisi, della Basilicata e dell’Abruzzo hanno un rilevante spessore in termini di relazioni imprese-Università e di potenzialità innovative.
La presenza di startup e PMI innovative, per quanto ridotta in termini assoluti, è importante per l’incidenza relativa nella filiera aerospaziale del Sud.
Tuttavia, gli indicatori legati allo sforzo innovativo e ai suoi risultati sono meno brillanti rispetto alla concorrenza del resto del Paese, riflettendo probabilmente strategie aziendali più mirate verso la gestione dei costi che verso gli investimenti a lungo termine.
Le attività di R&S, e questa è una debolezza condivisa anche con le imprese del Centro-Nord, tendono ancora a focalizzarsi troppo sulla strategia dell’intramuros. È necessario che le imprese si aprano maggiormente a collaborazioni scientifiche e tecnologiche con altre imprese e centri di ricerca pubblici e privati, al fine di massimizzare l’efficienza e l’efficacia dei percorsi innovativi.
Un secondo approfondimento ha riguardato il settore Greentech, una filiera vastissima e interdisciplinare che raccoglie imprese operanti su una pluralità di comparti diversi. La sua vivacità di sviluppo è legata alla crisi climatica sempre più grave e alle politiche internazionali di contrasto alle emissioni.
Al Sud si riscontra un indubbio dinamismo, anche superiore ad altre aree del Paese, nell’introdurre investimenti green in azienda, anche in imprese e settori tradizionali: più del 38% delle imprese meridionali ha fatto investimenti green nel 2017-2021, percentuale superiore a quella del Nord-Ovest e del Centro Italia.
L’economia green meridionale pesa, secondo le nostre stime, per circa il 35% sul totale dell’economia green nazionale. Una incidenza che è nettamente superiore al peso relativo dell’intera economia meridionale su quella italiana (22,2%). La proliferazione di startup innovative specificamente rivolte ad attività di tipo green nel Mezzogiorno, e in particolare in specifiche regioni (Campania, Puglia), è dinamica e interessante: esse rappresentano il 25% del totale delle startup innovative green italiane.
Le startup innovative meridionali, come quelle nazionali, sono molto concentrate sull’attività di R&S e sui servizi informatici e alle imprese, con una minore diffusione nelle attività più direttamente produttive, in particolare quelle manifatturiere o quelle delle utilities energetiche, idriche o dei rifiuti.
A ciò si aggiunge una concentrazione territoriale delle startup innovative meridionali del comparto in esame che privilegia Campania, Puglia e Sicilia. Regioni importanti, come Abruzzo, Sardegna o Calabria, sono quindi relativamente penalizzate.
L’ultimo focus ha interessato l’Agritech. L’agroalimentare è un settore sempre più sfidato dal tema di difesa dell’ambiente e della biodiversità, che richiede un cambiamento dei parametri produttivi tradizionali, tipici di una agricoltura ad alto consumo di risorse idriche e di suolo. Questo delicato insieme di questioni chiama in causa un crescente investimento in innovazione tecnologica e digitalizzazione, anche in un comparto tradizionale come quello agroalimentare.
Il Sud presenta diversi punti di forza.
Innanzitutto, la percentuale di imprese agricole innovatrici è più alta della media italiana: le imprese agricole innovatrici ubicate al Sud sono circa il 58% del totale delle imprese agricole innovatrici italiane. A ciò va aggiunto che:
- i costi capitalizzati per ricerca (e pubblicità) che costituiscono la quota di ammortamento annuale di un investimento in R&S crescono, fra le startup innovative meridionali, ad un tasso più rapido di quello nazionale.
- la redditività delle startup innovative agroalimentari meridionali, negli ultimi 3 anni, ha una dinamica migliore rispetto alle startup innovative agroalimentari italiane.
- la quota di imprese agricole meridionali che investe in una nuova gestione digitale delle coltivazioni è superiore al dato medio nazionale. Non mancano però punti di debolezza. In particolare, la digitalizzazione sembra diffondersi maggiormente fra le imprese agricole del Centro-Nord, soprattutto per la gestione zootecnica e delle attività amministrative e connesse alla produzione (logistica, ecc.).
La dinamica numerica delle nascite di nuove startup innovative nell’Agritech è, in tutti gli anelli della filiera, più favorevole al Centro-Nord.
Concludendo, l’analisi dei suddetti settori evidenzia, da un lato, il ruolo e il peso rilevante che queste filiere assumono per il Mezzogiorno e, dall’altro, il “valore” che esse sono in grado di creare per il tessuto economico e sociale.
Grazie a iniziative come il premio Best Practices per l’Innovazione di Confindustria Salerno si dà visibilità a quella parte, non certo minoritaria, del nostro Mezzogiorno che è capace di innovare e di produrre qualità.
Un Sud che, sempre di più, mostra di avere persone competenti, idee di grande valore e di saper guardare al futuro con grande positività.
(l’articolo è a firma di Autilia Cozzolino e Salvio Capasso)