Dal 16 al 20 settembre andrà in scena un evento multidimensionale, ricco di incontri, attività formative e dibattiti per stabilire un confronto tra posizioni differenti e ampliare orizzonti e conoscenze sull’ampio tema del cibo
“As the prime connection between people and the planet, food and agriculture can help achieve multiple Sustainable Development Goals (SDGs)”. La FAO ci ricorda che il cibo e l’agricoltura sono la connessione principale tra le persone e il Pianeta e per questo sono due elementi-cardine della sostenibilità dei nostri modelli di produzione e consumo.
Il sistema del cibo è uno dei principali motori di cambiamento ed è allo stesso tempo uno più colpiti dai grandi cambiamenti climatici e geopolitici. All’orizzonte si profila la necessità di dover nutrire 10 miliardi di persone che si prevede vivranno sul pianeta Terra nel 2050. Diventa quindi necessario ripensare alle modalità di produzione, trasformazione, trasporto, imballaggio e consumo di cibo per ridurre l’impronta di queste attività sull’ambiente e sugli ecosistemi.
Ripensare il sistema del cibo significa affrontare una grande complessità sociale, economica e culturale. Per questo sono in corso tanti studi e molti dibattiti sulle possibili vie da prendere per riorganizzare le modalità di produzione, per creare nuovi alimenti, per orientare diversamente la cultura alimentare, per ridurre lo spreco, per aumentare la qualità del cibo, per tutelare la biodiversità, per ridurre i consumi di acqua e di suolo, per tutelare i lavoratori.
Al centro di questi studi e di questi dibattiti si trova l’innovazione tecnologica (digitale e biochimica) nella quale si ripone molta fiducia per un futuro che consenta di superare le tante criticità che fanno del nostro sistema agroalimentare di oggi un insieme profondamente insostenibile e iniquo.
I cambiamenti che stanno investendo il cibo sono tanti e, in molti casi, si tratta di novità inedite: la produzione di carne vegetale stampata in 3D; la carne prodotta in laboratorio dalle cellule; l’uso di insetti come ingredienti; la produzione agricola delle vertical farm; così come l’uso dell’intelligenza artificiale, di robot, droni e sensori oppure modalità di tracciatura come la blockchain.
La molteplicità di dibattiti che si stanno aprendo sul futuro del cibo è veramente ampia perché, prima di tutto, le proposte che stanno arrivando si scontrano con le tradizioni e la cultura alimentare che si è consolidata negli ultimi anni nel nostro Paese. Proporre, per esempio, di utilizzare la farina di grillo incontra e si scontra con le narrazioni (e le retoriche) che sono nate intorno al grano, uno dei prodotti identitari della dieta mediterranea. Allo stesso modo, per esempio, le scelte di produzione alimentare all’interno di una vertical farm attraverso culture idroponiche, non incontrano necessariamente la comprensione di chi associa la produzione agricola alla terra e al suolo. Altri importanti studi riguardano, poi, le capacità nutrizionali e curative dei cibi e, da questo punto di vista, ci sono analisi importanti sulla cosiddetta nutraceutica che genera anche un mercato rilevante di nuovi prodotti funzionali e integratori.
Tutti questi fronti di discussione sono la principale ragione per la quale organizzare un evento come Agrifood Future: un grande contenitore di dibattiti, incontri, attività formative, in cui aprire il confronto tra posizioni differenti e ampliare orizzonti e conoscenze. Saranno coinvolte le imprese, le associazioni di categoria, le scuole, le istituzioni, gli enti di ricerca, i protagonisti della comunicazione, in un festival che tratterà il tema del cibo attraverso approfondimenti su: agricoltura, innovazione, sostenibilità, turismo, cultura, alimentazione, salute, economia, mercati.
Il futuro del cibo parte da Salerno
Agrifood Future sarà organizzato a Salerno, dal 16 al 20 settembre. La provincia di Salerno è un territorio molto rilevante per biodiversità, bellezza paesaggistica e qualità delle produzioni agroalimentari.
E le imprese del territorio stanno dimostrando, negli ultimi anni, di avere buone capacità di farsi conoscere e ampliare i propri mercati. Basti pensare che Salerno è la provincia campana che esporta di più: il valore delle produzioni agroalimentari esportate sfiora i 2,3 miliardi di euro nel 2022, con una crescita del 25% (Istat). Se la Campania intera conta 7.587 aziende, attive nel comparto agroalimentare, occupando 47.845 addetti, va detto che nella sola provincia di Salerno le aziende del comparto sono 1.860 e occupano 15.702 addetti (fonte CCIAA Salerno).
La produzione agricola e la trasformazione sono le attività prevalenti di questo territorio che, in particolare, è rilevante per la lavorazione del pomodoro, per il settore lattiero caseario e per l’ortofrutta.
Inoltre, l’agroindustria salernitana ha visto negli ultimi anni una crescente attenzione verso la valorizzazione dei prodotti locali, la promozione della filiera produttiva e la sostenibilità ambientale. In questo contesto, riferimento imprescindibile della Dieta mediterranea, si preserva ancora una biodiversità naturale insieme a una biodiversità culturale del cibo. Tuttavia, è importante evidenziare come il futuro del cibo (comunque sarà) avrà un effetto anche sulle filiere produttive salernitane a partire dalle scelte ecologiche che saranno imposte dalla Comunità europea, dai cambiamenti delle abitudini alimentari dei consumatori e dalle scelte strategiche che adotteranno gli imprenditori. Per questo, servono già ora strumenti di previsione, oltre che di reazione, che aiutino a definire approcci lungimiranti, per identificare e affrontare i cambiamenti in corso ed eventuali problemi che potrebbero emergere in futuro (per esempio legati al cambiamento climatico), con impatti variabili sui sistemi agroalimentari. Come ci ricorda la FAO in un recente Rapporto dal titolo “Thinking about the future of food safty. A foresight report”: «per essere preparati sia alle opportunità che alle sfide, dobbiamo essere proattivi nel guidare azioni concrete e cambiamenti veramente lungimiranti man mano che i sistemi agroalimentari si trasformano, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile». Il modo in cui i sistemi agroalimentari si evolveranno e si trasformeranno nei prossimi decenni avrà profonde implicazioni globali per la nostra salute e per il benessere socioeconomico, oltre che per l’ambiente. Il futuro è già iniziato e Salerno c’è.