L’evoluzione industriale va avanti sempre più verso un’economia della conoscenza, reale quanto quella fisica. Del ruolo svolto da TIM nel processo di digitalizzazione del Paese ce ne parla Antonio Palumbo, responsabile mercato pmi Sud
Nel processo di digitalizzazione del Paese TIM svolge un ruolo di primo ordine. Su quali fondamentali poggia la vostra strategia per sostenere la trasformazione del Paese?
TIM ha come obiettivo primario garantire al Paese la disponibilità di reti e infrastrutture adeguate, intelligenti, scalabili e interoperabili, in quanto è il presupposto necessario per garantire la crescita del sistema industriale, lo sviluppo e la diffusione dei servizi digitali per imprese e cittadini, la semplificazione e la modernizzazione della PA, la transizione energetica e la sostenibilità ambientale, l’efficientamento del Servizio Sanitario Nazionale e la medicina personalizzata, la mobilità sostenibile e un’efficace e tempestiva gestione delle emergenze. Il nostro progetto Smart District è la tangibile testimonianza di come TIM sia determinata a stare al fianco delle imprese per attuare la transizione digitale.
Il Recovery Plan in tal senso è una opportunità che non può essere sprecata.
IoT, Cloud, Data Center e Intelligenza Artificiale: a che punto è il Paese?
I dati DESI del 2020 e raccontano che come Paese non siamo stati tra i più virtuosi a utilizzare le nuove tecnologie digitali. Bisogna, nel prossimo futuro, con decisione avere il coraggio di percorrere il cammino della transizione digitale dei processi produttivi e di gestione delle aziende, innovando le fonti di reddito senza essere distruttivi verso una tradizione che ci ha visto primeggiare come sistema industriale in tanti ambiti. Deve essere ben chiaro che l’economia del dato è reale quanto quella fisica.
E sulle competenze digitali come siamo messi e come potremmo accelerare?
A tutti è evidente che il digitale funziona solo se management e lavoratori sono preparati ad accoglierlo. Bisogna costruire luoghi in cui creare eccellenze in ambiti di “conoscenza del digitale” e bisogna costruire luoghi in cui questa “conoscenza del digitale” è valorizzata al meglio, altrimenti si crea un circuito vizioso in cui “i nuovi mestieri” non sono compresi. In tal senso TIM ha una Academy che permette di erogare formazione a diversi livelli di approfondimento per le diverse tecnologie digitali e un Centro Studi che si preoccupa anche di definirne l’impatto sulle diverse filiere commerciali.
Quest’anno al Premio BPI di Confindustria Salerno avete scelto tre progetti. Quali le motivazioni e i servizi che saranno loro offerti?
Abbiamo scelto soluzioni che hanno al centro l’economia digitale e valorizzano filiere tradizionali come l’allevamento (Espace eLab), ma anche progetti completamente incardinati sulla economia digitale e che generano reddito non uscendo dalla dimensione virtuale (Data Appeal Company e Dinja).
Offriremo a queste aziende la possibilità di costruire con TIM un eventuale percorso di collaborazione industriale e commerciale perché la presenza di un ecosistema digitale moderno, innovativo e socialmente condiviso, rappresenta una condizione ineludibile per l’evoluzione economica, sociale e culturale del Paese.