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La policy comunitaria va rifinanziata e rilanciata, con la Tunisia come punta avanzata a Sud. È una questione di politica e di economia
La policy comunitaria va rifinanziata e rilanciata, con la Tunisia come punta avanzata a Sud. È una questione di politica e di economia
Nel suo Contributo alla Consultazione pubblica, Confindustria Assafrica & Mediterraneo ha con forza evidenziato come l’azione dell’Ue verso i Paesi ACP sia stata assai poco incisiva, proponendo che i Paesi di Caraibi e Pacifico vengano stralciati dall’Accordo di Cotonou, per diventare oggetto di una specifica e separata intesa che tenga conto delle loro peculiarità
L’edizione 2015 del Premio Euromediterraneo, svoltosi lo scorso 17 settembre presso la sede della Stampa Estera a Roma, promosso dall’Associazione Italiana di Comunicazione Pubblica e da Confindustria Assafrica & Mediterraneo, ha acceso i riflettori su due video che, pur originati da situazioni diversissime, sono accomunati dalla stessa volontà di valorizzare l’identità nazionale anziché beni e ser vizi o luoghi
L’Unione per il Mediterraneo delega a Businessmed lo sviluppo dell’integrazione del settore privato mediterraneo in particolare delle piccole e medie imprese delle due sponde
Che fine ha fatto lo Spazio Euromediterraneo, quella grande policy comunitaria che nel 1995 ave va deciso di creare un’area di prosperità condivisa fra Unione Europea e Partners sudmediterranei?
La sfida per il nostro Paese è adattare la sua eredità ai tempi attuali. Ancora una volta dal nostro passato diviene il messaggio per tornare ad essere una nazione che, sin dai tempi della Roma antica, produceva ed esportava cultura, impresa, infrastrutture, lifestyle, mecenatismo
Il Disegno di Legge, approvato alla Camera il 17 luglio scorso, si fonda sul principio che il vero progresso economico si crea solo attraverso partenariati solidi con i Paesi in ritardo di sviluppo
L’incontro di Lisbona del 21 maggio ha scelto un taglio operativo e imprenditoriale per occuparsi di sviluppo sostenibile. La lista dei partecipanti è fitta di nomi della Sponda Sud e Nord dell’Europa: sono pochi quelli italiani.
Ci sembra allora che non solo alla politica, ma anche a gran parte delle imprese italiane stia ancora sfuggendo che vendere all’estero il prodotto finale della catena produttiva non è condizione sufficiente per internazionalizzarsi in maniera durevole
Le stime di crescita per il Continente per il 2014 sono attorno al 6% e ben 7 delle 10 economie mondiali che registreranno i più elevati tassi di crescita nel quinquennio in corso (2011-2015) appartengono a Paesi Sub-sahariani. Cifre che fanno impallidire le flebili stime di crescita per l’area euro, che secondo il Fondo Monetario Internazionale sono l’1% per il 2014 e l’1,4 per il 2015. Per l’Italia va ancora peggio: 0.6% per il 2014 e 1,1% per il 2015. Sono cifre, appunto. E non opinioni
Molti termini ed espressioni della nostra lingua – di cui si è fatto un uso eccessivo e talvolta inconsapevole – hanno segnato il passo, sintomo evidente del ritardo complessivo dell’Italia che – oltre ad aggiornare il vocabolario – dovrebbe, forse cambiare i suoi modelli culturali e di business