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La Cassazione non fa sconti neanche a chi li aveva utilizzati per scopi legittimi e utili, come la frequentazione di un corso di laurea di giorno, assicurando comunque attività assistenziale di sera
La Cassazione non fa sconti neanche a chi li aveva utilizzati per scopi legittimi e utili, come la frequentazione di un corso di laurea di giorno, assicurando comunque attività assistenziale di sera
La responsabilità è degli Organi Giudicanti oppure delle normative non chiare? Si attendono ulteriori sviluppi, in particolare la riforma del pubblico impiego
Nel caso in cui l’azienda non adotti idonee misure di sicurezza, o in assenza di queste, la Corte di Cassazione ha legittimato i lavoratori a non eseguire la prestazione, conser vando il diritto alla retribuzione
Il commento a una sentenza apripista, prima interpretazione sulla disciplina del decreto sulle tutele crescenti
Per la Suprema Corte di Cassazione gli atti dei dirigenti decaduti sono validi. I funzionari, inoltre, facendo ricorso a quanto stabilito dalla Corte di Giustizia Europea, potrebbero richiedere di essere stabilizzati
Con la sentenza n. 14310/2015 la Suprema Corte ha confermato il licenziamento di un dipendente che ometteva di compilare il “performance dialogue”, oltre ad avere un rendimento decisamente scarso
Licenziato un dipendente – adescato, sotto mentite spoglie, dal suo capo del personale esasperato dal comportamento illecito dello stesso – per essersi connesso ripetutamente durante l’orario di lavoro a una piattaforma social
La Corte di Giustizia ha stabilito che i giorni di riposo retribuito spettano anche ai disabili che hanno prestato la propria attività presso i CAT, ovvero i Centri di Aiuto, perché a tutti gli effetti lavoratori subordinati
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 1262/2015 ha solo in parte confermato i verdetti di primo e secondo grado limitatamente alla dequalificazione e mobbing di un lavoratore, ma ha cassato quella di licenziamento
Il 21 gennaio 2015 il Tribunale di Napoli ha dichiarato la sussistenza del rapporto di lavoro a tempo indeterminato tra tre docenti “precarie” e il Ministero, condannando così il MIUR alle retribuzioni contrattualmente dovute per periodi di interruzione durante i contratti a termine e alla ricostruzione della carriera, oltre alle spese legali