Bando alle ipocrisie: il consumismo natalizio non è un peccato

Se a rendervi felici è un regalo ben confezionato o un nuovo abito luccicante, acquistatelo con gioia. In fondo, lo spirito del Natale è proprio questo: celebrare, senza giudicare

È ormai una consuetudine: ogni dicembre risorge, puntuale come le luci intermittenti, il sermone anti-consumismo natalizio. Accusato di svuotare il significato autentico della festività, il “comprare” diventa il bersaglio di un finto moralismo che, in nome di un presunto spirito puro del Natale, condanna chi osa concedersi un regalo, una cena fuori, o persino un vestito elegante.

Ma davvero lo spirito natalizio si misura dal disprezzo verso ciò che è tangibile?

La bellezza di un regalo scelto con cura, il piacere di un piatto raffinato, la gioia di un’uscita in famiglia non sono affatto nemici del Natale. Al contrario, rappresentano un modo sincero per celebrare il senso di condivisione e allegria che caratterizza questa festa.

Certo, subordinare la serenità familiare all’ossessione per i pacchetti è deleterio, ma ridurre il Natale a un monologo moralistico contro il consumismo è altrettanto inutile. Il problema non è il regalo in sé, ma l’intenzione con cui lo si offre. Un dono, anche costoso, può essere una dimostrazione di affetto. Un pranzo in un bel ristorante può essere un’occasione per riunirsi.

E perché dovremmo vergognarci di indossare un abito nuovo o regalarci un gioiello? Questi gesti non offendono lo spirito natalizio, anzi, lo arricchiscono di calore e significato. Dietro l’ipocrisia del “bando al consumismo” si nasconde un’insidiosa forma di conformismo che rischia di danneggiare non solo il Natale, ma anche l’economia. Perché negare che il movimento di persone e risorse generato in questo periodo è una linfa vitale per molte famiglie e attività commerciali? Il consumismo cieco è sbagliato, certo, ma anche la demonizzazione di ogni spesa è un errore.

Il Natale, se davvero vogliamo onorarlo, è il momento della sincerità. Guardarsi in faccia, come famiglia e come società, e riconoscere chi siamo, con i nostri difetti e le nostre voglie. Se per alcuni il Natale è un invito alla sobrietà, per altri può essere una celebrazione in grande stile, e nessuno dovrebbe sentirsi in colpa per questo.

La bellezza del Natale sta nella diversità dei suoi significati. Per alcuni è un momento di fede, per altri di tradizione o semplicemente di festa.

L’importante è viverlo con il cuore sincero, che si tratti di un semplice brindisi a casa o di una cena fuori con gli amici.

Dunque, bando alle ipocrisie: il Natale è, prima di tutto, libertà di essere sé stessi.

E se a rendervi felici è un regalo ben confezionato o un nuovo abito luccicante, fatelo con gioia. In fondo, lo spirito del Natale è proprio questo: celebrare, senza giudicare.