BCC di Monte Pruno, qui il rapporto di fiducia cliente-territorio non ha prezzo

Più di cinquant’anni di operatività per l’istituto che dà credito oltre le garanzie reali e restituisce, sotto forma di benessere condiviso, alcuni decimali delle ricchezze accumulate

 

Settembre 1962. Gli Alburni di quegli anni sono una distesa rasata di grano e pascoli. Ogni metro di terra è fertile, utile all’economia che si muove solo grazie alla lena di contadini e artigiani. Il poco di alcuni, a quel tempo, riesce a diventare tanto per molti quando un gruppo di trenta persone lo mette insieme e, guidati dal professor Emilio Pecori, fonda la Cassa Rurale e Artigiana di Roscigno – Società Cooperativa a responsabilità illimitata.

La piccola banca per trent’anni opera esclusivamente in quel territorio.
Lì si fa amica di agricoltori, famiglie, piccoli imprenditori e pensionati, tutti soci, ascoltandone bisogni ed esigenze e stringendo con questi un rapporto personale e fiduciario. Il merito di credito sarebbe venuto anni dopo.
Per il momento, a contare di più è il valore della relazione tra le parti, genti di uno stesso luogo, che guardano allo stesso aspetto delle cose, che vivono in posto che vorrebbero, insieme, vedere crescere.

Negli anni Novanta qualcosa cambia, anche se non nella sostanza. Il 20 gennaio 1992 viene inaugurata la prima filiale a Piaggine. A volere guardare oltre il proprio orizzonte geografico è Michele Albanese che, ancora oggi, è il direttore generale dell’istituto di credito di Monte Pruno.

Albanese intuisce che è arrivato il momento di uscire dai confini di un territorio così distante e di aprirsi all’esterno.
Formandosi e formando i propri uomini per capire le dinamiche di un mercato più ampio, avvia una espansione nei comuni limitrofi e, con l’apertura nel 1998 della filiale di Teggiano, dà inizio al consolidamento della banca.

Anno dopo anno aumentano filiali, soci e dipendenti.
Nel 2000 sono meno di dieci, nel 2018 ben 130 per 18 filiali.

Dal punto di vista finanziario, i servizi sono in gran parte gli stessi di sempre. Diverse sono, invece, le risposte personalizzate offerte ai clienti. Ciascuno ha la sua storia ed è questa che continua a fare la differenza oltre le garanzie reali.
La conoscenza, il contatto visivo, l’ascolto restano il modo migliore per capire e sbagliare di meno. Anche l’obiettivo della banca resiste al tempo: restituire sotto forma di benessere condiviso alcuni decimali delle ricchezze accumulate.

La strategia di piccoli passi, senza che questo significhi pensare in piccolo, risulta vincente tanto che Banca d’Italia chiede alla BCC di Monte Pruno di acquisire la BCC di Fisciano.

Nel febbraio 2017 le Assemblee dei Soci della BCC Monte Pruno di Roscigno e di Laurino deliberano quindi la fusione per incorporazione, eleggendo di fatto la Banca Monte Pruno – Credito Cooperativo di Fisciano, Roscigno e di Laurino a istituto più grande del Sud Italia tra le banche di credito cooperativo.

A ottobre il cerchio si allarga ancora con l’apertura della sede di Salerno. Altra intuizione coraggiosa e proficua di Michele Albanese è stata quella di dare fiducia ai giovani, integrandone numerosi nell’organico dell’istituto e offrendo ai più meritevoli postazione di comando. È il caso di Cono Federico, 40 anni da poco compiuti, e già vice direttore. Le energie nuove portano entusiasmo, rinnovate competenze, prospettive.

Anche grazie ai giovani, sempre spinti dall’esperienza del direttore Albanese, piano piano attorno alla banca si costruisce un mondo parallelo, fatto di socialità per lo sviluppo del territorio: un’associazione giovani, cui aderiscono soci e clienti; un circolo sociale; una fondazione e varie associazioni che gravitano intorno alle attività collaterali della banca. Ciascuna copre un’area di contenuti di interesse, socio-culturale, ciascuna alimenta quel circuito di progresso che vuole, riuscendoci, creare benessere sul territorio.

Questo è il vero investimento della Banca Monte Pruno, pronta ad adeguarsi a nuove logiche senza perdere la sua identità cooperativa, un modo di fare che equivale a saper innovare senza snaturarsi.
Non è marketing, ma quotidiana pratica ed esercizio aziendale in una banca che, da più di 50 anni, ha scelto di restare umana.