Dall’11 ottobre all’8 novembre 2015 la mostra Beyond the Lens di Carlo D’Orta giunge a Salerno nel Tempio di Pomona, dopo essere stata protagonista a Venezia negli spazi dell’Officina delle Zattere nei mesi di maggio e giugno scorsi, in occasione dell’apertura della 56° edizione della Biennale d’Arte di Venezia.
La mostra, curata da Italo Bergantini e Gaia Conti, raccoglie una selezione degli ultimi lavori dell’artista italiano tra grandi immagini, intriganti installazioni e delicate sculture di vetro.
L’inaugurazione della personale del fotografo è fissata sabato 10 ottobre alle ore 18 e la mostra sarà visitabile dall’11 ottobre all’8 novembre tutti i giorni dalle ore 16 alle 20.
Secondo Gaia Conti «Beyond the Lens è il racconto di un’evoluzione semantica che si realizza a partire dal mezzo fotografico. Il racconto fotografico è il risultato di un lavoro di ricerca armonico, un’elaborazione astratta dell’ambiente urbano che ne trasfigura le relazioni spaziali. Uno sguardo che va oltre – beyond – e disorienta lo spettatore togliendogli ogni tipo di riferimento, trasformando le architetture in trame di forme e colori. D’Orta mette poi in atto lo stesso principio anche nella serie installazioni, le [S]Composizioni, nelle quali rende indipendenti dal quadro fotografico le sue componenti, riversandole nello spazio tridimensionale. La stessa tridimensionalità, de-strutturata nella forma, che si fa infine scultura».
Main sponsor dell’esposizione, che gode del patrocinio del Comune e della Provincia di Salerno, è l’azienda salernitana Arti Grafiche Boccia che secondo il maestro Carlo D’Orta «ha sempre avuto grande sensibilità per l’arte e altissima professionalità per le relative pubblicazioni. Per questo ho stampato sin dall’inizio con Arti Grafiche Boccia i miei cataloghi e negli anni si è creato un rapporto di amicizia che si è tradotto in due importanti sponsorizzazioni di mie mostre. La prima è stata nel 2011, quando l’azienda ha sponsorizzato la mostra “Astrattismi Paralleli” che ho tenuto, insieme a Danilo Susi, presso lo Spazio Oberdan di Milano, importante luogo espositivo gestito dalla Provincia milanese. La seconda occasione è
stata la mostra Beyond the Lens, che ho tenuto a Venezia a maggio-giugno 2015, in contemporanea con la Biennale d’Arte, in uno spazio limitrofo al padiglione nazionale del Guatemala. La mostra Beyond the Lens giunge quindi a Salerno, sede storica di Arti Grafiche Boccia, dopo il bel risultato veneziano».
«Abbiamo scelto di supportare questa mostra – spiega il direttore marketing di Arti Grafiche Boccia Monica Vitiello – perché crediamo fortemente nell’importanza della ricerca fotografica e nel grande valore di questa espressione dell’arte contemporanea. Le aziende come la nostra stampano milioni di immagini al giorno».
Diverse opere di Carlo D’Orta sono state acquisite in collezioni pubbliche prestigiose come il Museo di AC Palazzo Collicola di Spoleto, la Banca d’Italia, la Camera Deputati.
Negli ultimi 15 anni la sua visione fotografica è mutata profondamente.
Abbandona il tradizionale approccio documentario per valorizzare immagini tendenti verso l’astrazione, con una visione metafisica e surrealista basata ora sulla de-contestualizzazione, ora sulla deformazione dei soggetti e l’uso del colore conferisce alle sue fotografie una connotazione pittorica. Privilegia l’architettura, concentrandosi sulla de-contestualizzazione dei particolari e il continuo lavoro di ricerca operato da D’Orta approda nell’ultimo biennio alla serie denominata “(S)Composizioni”.
«Il progetto “[S]Composizioni” – chiarisce D’Orta – è la naturale evoluzione della mia ricerca fotografica sulla geometria condotta con la serie “Biocities”. Nelle fotografie della serie “Biocities”, una scena architettonica caratterizzata da forme e colori particolari viene rappresentata, grazie alla prospettiva di scatto e al contrasto di luci, in modo tale da appiattirne la profondità e da trasformare, visivamente, il luogo architettonico di per sé profondo e tridimensionale in una compo
sizione geometrica piatta e astratta. Con le installazioni della serie “[S]Composizioni” il processo di costruzione della nuova forma fa un passo in più. Infatti, singoli frammenti geometrici che compongono una fotografia della s
erie “Biocities” vengono presi e ristampati su lastre di plexiglass nella stessa forma e dimensioni che quei frammenti hanno nella fotografia. Poi questi frammenti geometrici vengono collocati nello spazio antistante la fotografia, ricostruendo, in questo modo, un luogo tridimensionale che è diverso dalle strutture architettoniche
oggetto della fotografia, ma in qualche modo le rievoca e reinterpreta. In altri termini, è un cerchio che si chiude: nella prima fase la fotografia comprime, appiattisce e rende astratto il luogo tridimensionale reale; nella seconda fase l’installazione recupera la tridimensionalità del luogo originario, ma reinventandolo completamente. Un processo che è anche metaforico. È metafora della nostra capacità di trasformare, nel bene e nel male, l’ambiente in cui viviamo. Ed è metafora della nostra vita, che procede attraverso continue scomposizioni e ricomposizioni dei nostri valori e delle nostre emozioni, con esiti talvolta di crescita, altre volte autodistruttivi».