Non esistono regole precise se non quelle, sempre valide, del buon gusto e della misura
Mi viene chiesto spesso, dato il successo della materia, di esprimermi in merito alla chirurgia e ai ritocchini. Nello specifico, mi si domanda se esiste un galateo sul tema, in particolare quando si tratta di mettere le mani sulle facce, i décolleté, le natiche delle persone.
Tra le domande più bizzarre, tra le virgolette una per rendere l’idea: «È bon ton farsi il botulino?».
A questa inorridisco, non perché abbia qualcosa contro il botulino di cui, faccio coming out, ho fatto uso anche io, quanto sul genere di domanda e sulla scelta lessicale. Non si chiede mai se una cosa è bon ton o meno, al massimo ci si domanda che cosa chiede il bon ton, oppure banalmente se è buona educazione. E credo che ognuno con la propria faccia, possa fare quello che vuole.
Quello che trovo molto discutibile invece è il farne continua ostentazione o argomento di conversazione. Se un uomo vede una bella donna e fa un apprezzamento, la contraerea femminile ha già pronta la pallottola in canna: “È rifatta”. Per non parlare delle conversazioni tra signore e signore. Medicina estetica nei casi più soft – ma a volte non meno responsabili di veri e propri attentati estetici – e chirurgia, dovrebbero essere argomenti abbastanza privati. Per intenderci, è come quando due persone si incontrano per strada e alla domanda “Come stai?”, uno dei due iniziasse a elencare i valori delle transaminasi sballate.
Non c’è niente di male a dare un rinforzo a un paio di labbra che non hanno il volume desiderato, se non fosse che poi – per una ragione che non mi spiego – ognuno sente il bisogno di metterci del proprio in aggiunta, finendo con l’assumere espressioni che esasperano, in modo visivamente imbarazzante, il lavoro già esagerato che ha fatto il medico di turno.
Vale la stessa cosa per il “davanzale”.
Passare da una prima scarsa a una quarta è già un’impresa, c’è davvero bisogno di gridare al mondo “A quarant’anni mi sono spuntate le tette?”. Giusto adeguare il look alle nuove misure, ma è come se una persona ingrassata 5 chili, decidesse da un giorno all’altro di indossare soltanto caftani con la speranza di coprire qualcosa di troppo, con il risultato finale però di enfatizzare e ingrandire otticamente l’imperfezione.
Un elenco di regole vero e proprio non esiste, dunque. L’imperativo di regolarsi o di darsi una regolata è il consiglio più spassionato che mi sento di dare. E se per caso vi venisse in mente, guardando un amico o un’amica di suggerire un ricorso a questo o a quel sistema, dottore, estetista, o quel che sia, ricordatevi che non c’è peggior consiglio, anche in termini di buone maniere, di quello non richiesto.