Buonomo sul Decreto Terra dei Fuochi: «Il problema è nazionale»

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Legambiente Campania – come dichiara il suo presidente Michele Buonomo in questa intervista – si era opposta, con un ricorso al Tar del Lazio, al possibile declassamento dell’area vasta che va dal litorale domitiano flegreo a quello aversano da SIN – sito di bonifica di interesse nazionale – a SIR – sito di bonifica di interesse regionale. «Terra dei Fuochi – aggiunge – è uno scempio che non riguarda la sola Campania perché i rifiuti in quelle terre tra Napoli e Caserta sono arrivati da tutta Italia e una corresponsabilizzazione di tutto il Paese era quanto meno necessaria»

 

Il 5 febbraio il Parlamento italiano ha approvato il decreto sulla Terra dei Fuochi che prevede, tra gli altri, l’introduzione del reato di combustione di rifiuti punito con il carcere da due a cinque anni; il conferimento di poteri speciali al Prefetto di Napoli, la mappatura delle aree agricole inquinate, l’uso dell’esercito per il sequestro e la bonifica dei terreni sequestrati alle ecomafie e lo stanziamento di fondi per lo screening sanitario gratuito degli abitanti di Campania e Puglia.  Cosa ne pensa Legambiente?

La nostra Associazione ha salutato con favore il provvedimento normativo che rappresenta un primo passo importante per contrastare il fenomeno dell’ecomafia e avviare un concreto percorso di tutela della salute delle popolazioni che risiedono in quelle aree della Campania così a lungo devastate.

 

Rispetto all’indifferenza perpetrata per decenni, il decreto legge è senz’altro un segnale positivo soprattutto perché per la prima volta la questione Terra dei Fuochi assume una rilevanza nazionale perché di un problema nazionale si tratta e non di una questione circoscrivibile in un limitato perimetro regionale. Legambiente Campania si era infatti opposta, con un ricorso al Tar del Lazio, al possibile declassamento dell’area vasta che va dal litorale domitiano flegreo a quello aversano da SIN – sito di bonifica di interesse nazionale – a SIR – sito di bonifica di interesse regionale. Terra dei Fuochi è uno scempio che non riguarda la sola Campania perché i rifiuti in quelle terre tra Napoli e Caserta sono arrivati da tutta Italia e una corresponsabilizzazione di tutto il Paese era quanto meno necessaria.

Anche se il decreto, però, pone le premesse per una seria attenzione del problema, tante sono ancora le perplessità specie quelle legate alla questione delle risorse e all’intervento dell’esercito. Avremmo preferito infatti che i fondi più che essere destinati all’uso dell’esercito fossero messi al servizio della creazione di un sistema di intelligence locale che rafforzasse il più rapidamente possibile tutte le attività di controllo, prevenzione e repressione dei traffici illegali e dei roghi di rifiuti e, allo stesso tempo, che monitorasse da vicino l’andamento e i tempi dei processi di bonifica.

A proposito di bonifica dei siti inquinati, la Regione Campania ha a disposizione circa 300 milioni di euro. Saranno sufficienti? 

La cifra stanziata è ben poca cosa, ma molto dipenderà dal suo utilizzo, dalle priorità, dalle tecniche utilizzate per realizzare le bonifiche. Il vero rischio, poi, è che nella risoluzione del problema si inseriscano gli stessi che lo hanno creato, ovvero la possibilità di infiltrazioni illecite. Il pericolo esiste ed è forte.

 

Riassumendo potremmo quindi dire che il decreto è un buon provvedimento che interviene nella gestione del problema, meno nella sua risoluzione…

La risoluzione di un fenomeno come quello di Terra dei Fuochi non la si può certo affidare a un decreto poiché chiama in campo una serie di forze, in testa le autorità locali, e perché necessita di collaborazione allargata soprattutto nella fase di vigilanza dei siti. Potremmo dire che il decreto ha il merito di voler individuare i siti inquinati per metterli successivamente in sicurezza, ma – sì – da solo non è affatto esaustivo.