Che sia bevuto di buon mattino o gustato a fine pasto, il caffè – nella sua bontà semplice – è un piccolo piacere universale.
La bevanda più amata degli italiani, terza tra le materie prime più commercializzate del mondo, è da sempre, infatti, sublimazione della pausa, sigillo di incontri e rito antico che affonda le sue radici nella rossa terra africana.
Del suo valore di apostrofo rosa tra le parole “giorno” e “convivialità”, ne ha fatto un impegno appassionato la Cesare Trucillo spa, torrefazione salernitana che viene da lontano, oggi molto nota in Italia e all’estero.
Negli anni Cinquanta Cesare, coadiuvato dai fratelli Umberto, Matteo e Vittorio, è stato il primo della famiglia a lasciarsi sedurre dal vino d’Arabia, tanto da farlo diventare il centro di un progetto di vita e di lavoro: la Caffè Moka Salerno. L’azienda, già allora, non tarda a imporsi sul mercato, grazie alla qualità del prodotto e alla rete commerciale ben organizzata. È agli inizi degli anni Novanta, però, che la torrefazione acquista solidità e maggiore credito, quando Matteo – figlio di Cesare – poco più che ventenne decide non solo di cambiare insegna, ma stile.
Convince tutti che sia giunto ormai il tempo di abbandonare le modalità distributive che facevano perno sulla leva finanziaria (ancora oggi molto in voga nel settore) per virare verso una filosofia d’azienda ialina, irreprensibile, in cui gli scambi con i propri clienti finali – principalmente bar – sono diretti ed etici.
Mai più incentivi allettanti per la supply chain, mai più circoli viziosi con cui legare a sé la clientela. Matteo sa che il suo è un ottimo caffè e che ancora migliori possono essere i servizi professionali da offrire ed è su quelli, solo su quelli, che decide di puntare.Determinato, appassionato e mai sazio di conoscere di più il suo prodotto, Matteo da allora pone osservazioni sul come essere imprenditori del caffè senza seguire strade note, seppur apparentemente più semplici, ma aprendone di nuove.
Sulle prime gli pesa sulle spalle la responsabilità del rischio di smarrire la rotta dell’azienda, ma non accorcia il passo. Insiste.
Il tempo gli dà ragione e il pericolo viene scongiurato dall’intelligenza con cui il giovane Trucillo si rivela capace di annodare le ipotesi innovative proposte alla sua squadra a numerosi appigli diventati ancora sicure.
Sicuro, in primo luogo, ieri come oggi Matteo lo è del suo caffè. Chicchi di primissima scelta provenienti da tre continenti – Centro e Sud America, Africa e Asia – che gli esperti del Laboratorio Controllo Qualità interni all’azienda, dopo scrupolose analisi qualitative e organolettiche, rendono sapienti miscele (ben 14).
In azienda l’attenzione è alta anche nel momento della tostatura, cruciale perché il chicco acquisti la giusta consistenza e quel sapore ricco e fragrante.
Ma l’esito finale, quello in tazza, non dipende solo dalle abilità alchemiche dei Trucillo.
Quello che esce dalla nuova sede – uno splendido spazio bianco in via Cappello Vecchio a Salerno – è solo un semilavorato che va, quindi, completato con la sapienza di chi lo preparerà al bar.
Ed è per questo che Matteo insiste fin dagli inizi con la formazione della rete commerciale, ancora di più con quella dei baristi, offrendo loro tutta la competenza aziendale in servizi di assistenza e marketing perché siano all’altezza di un caffè capace di mettere d’accordo, di piacere davvero. Dal prodotto alla tazza c’è la trasformazione che Matteo, con enfasi e brevità, definisce «tutto». Per dirla alla De Crescenzo, «il caffè da dentro alla caffettiera lo sente se c’è simpatia tra chi lo sta facendo e chi se lo deve bere». Guai a dimenticarlo.
Per la famiglia Trucillo, il processo poi sarà realmente virtuoso solo quando anche il cliente, esigente e informato, chiederà il meglio perché il caffè è una scienza, simbolo di quel made in Italy che tanto affascina.
Nella gestione della Trucillo, c’è un’altra metà di cielo a garantire che quel bianco di cui l’azienda è vestita sia la somma di tutti i colori. È Fausta, moglie di Matteo e mamma di Antonia – da due anni in azienda, sarà lei a interessarsi dell’area formazione – di Andrea, prossimo ingresso, e di Cesare, ancora tra i banchi.
Dopo un lungo e diversificato percorso di studi sui libri e sul campo, Fausta ha creato e avviato l’Accademia nel 1998, per poi occuparsi negli ultimi dieci anni di costruire l’immagine e la notorietà del brand Trucillo all’estero, portando a casa risultati non comuni e pari alla metà dell’attuale fatturato aziendale.
Oggi è Antonia a curare l’Accademia, fiore all’occhiello del brand, in cui vengono organizzate lezioni, con coach di primo livello, che spaziano dalla formazione teorica a quella pratica.
Qui i Trucillo insegnano come preparare l’espresso perfetto, come diventare esperti di latte art, come migliorarsi costantemente nella realizzazione della bevanda caffè. Alla Cesare Trucillo Spa sanno bene pure che il gusto è giudicato più intenso se il caffè lo si beve in una tazza bianca, tanto da farne una serie personalizzata che, di anno in anno, cambia soggetto grazie dell’estro ideativo di Matteo.
In 25 ml di espresso al bar, se è Trucillo, c’è tutto questo. La narrazione di una storia, non solo un pretesto.