Il libro non potrà esaurirsi come risorsa, poiché insegna a leggere, guida all’attenzione e alla comprensione, ha in sé la facoltà di mostrare a un individuo molto più di un testo da sviscerare: il libro non si esaurisce nel solo tempo di una lettura
Invero siamo dei grandi lettori: ci accorgiamo oppure no di leggere così tanto perché leggiamo molto più in fretta e per qualsiasi curiosità da soddisfare. Leggiamo moltissimo in rete (e non solo) e vi scriviamo anche. Piuttosto la lettura e la scrittura in rete si potrebbero proporre anche così: leggere-ascoltare-vedere, scrivere-parlare. Può essere anche questo un pretesto per riflettere sulla questione ormai ripetitiva e insidiosa libro/e-book? Il libro nella sua fattispecie non potrà esaurirsi come risorsa, poiché insegna a leggere, guida all’attenzione e alla comprensione, ha in sé la facoltà di mostrare a un individuo molto più di un testo da sviscerare: il libro, che sopravvive o che inizia a vivere, è in sé un’esperienza formativa e di confronto che non si esaurisce nel solo tempo di una lettura.
Assistiamo ad uno spostamento- ripensamento di generi e specificità che ormai riguardano qualsiasi campo. Ciò che forse può essere discutibile è l’estrema settorialità di ciascun campo.
L’editoria ha imparato ad avvalersi di un apparato fuori e dentro il libro, per esempio, non solo legato alla categoria connettiva social, ma anche quella dei blog. Per blog, in breve, s’intende uno spazio individuale o collettivo virtuale nel quale argomentare su un tema specifico, un hobby o una passione, che se seguita e conosciuta acquisisce stima in rete. È dunque, il contenuto e la discutibilità di esso un dato felice che il web propone. Del resto anche l’e-book, svincolato dall’oggetto libro e proponendosi come contenitore di contenuti ha evidenziato proprio una componente importante: il mercato dell’editoria è il mondo dei contenuti. E noi siamo immersi del tutto in una visività da leggere e comprendere a più livelli: l’immagine, il testo, la comunicazione del prodotto, il prodotto.
La proposta sarebbe allora quella di considerare l’e-book non sostituto-surrogato del libro (e fin qui sembra stiamo affermandolo), ma come contenitore di contenuti che trova soluzione e ricezione proprio in quel formato. Parliamo allora di argomenti davvero specifici, leggibili in un numero sufficiente di pagine, approfondimenti, e a poco servono invece decaloghi e brevissimi e inutili manuali su come diventare qualcuno. Questo tipo di pubblicazione elettronica porta allo sbando e al misconoscimento di uno strumento che dovrebbe supportare e non sostituire per ciò il libro. Finito il momento del disorientamento ora è davvero tempo di provarne l’utilità lontani dall’ansia che a un contenuto sempre vale un contributo economico. E magari considerare anche il nome in sé, e-book, che porta l’errata pretesa di essere libro elettronico, per sua definizione e natura.
Piuttosto un’estensione.