Le aziende che decidono di adottarla non solo si mettono al riparo da rischi e contenziosi, ma si posizionano come un soggetto credibile e affidabile sul mercato
Negli ultimi anni, il rapporto tra imprese e amministrazione finanziaria ha subito una trasformazione profonda. Il tradizionale modello di contrapposizione, basato su controlli ex post e lunghe controversie, sta lasciando spazio a una nuova impostazione fondata sulla trasparenza e sul dialogo preventivo. Questo approccio, noto come Cooperative Compliance, offre alle aziende la possibilità di instaurare un confronto costante con l’Agenzia delle Entrate, riducendo il rischio di contenziosi e garantendo maggiore certezza nella gestione fiscale. Aderire a un regime di Cooperative Compliance significa per un’impresa poter contare su un’interlocuzione continua con l’amministrazione finanziaria, condividendo in anticipo eventuali rischi fiscali e ricevendo chiarimenti prima di assumere decisioni strategiche. Questo consente anche di migliorare l’organizzazione interna, riducendo i costi di gestione delle controversie e ottimizzando i processi aziendali legati alla fiscalità.
Il modello si rivolge attualmente alle imprese con un sistema strutturato di controllo del rischio fiscale e un volume di ricavi non inferiore a 750 milioni di euro per l’anno 2025, 500 milioni di euro per gli anni 2026 e 2027, 100 milioni di euro a partire dal 2028. Il legislatore sta valutando l’opportunità di estendere questa procedura a una platea più ampia di aziende, riconoscendo l’importanza della collaborazione tra fisco e contribuenti anche al di fuori delle realtà di grandi dimensioni. Il neo Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, in una recente intervista ha confermato che «c’è e ci sarà un investimento in termini di energie e risorse umane sulla cooperative compliance, non solo per le grandi imprese ma anche per tutte quelle che sceglieranno in autonomia di dotarsi di un sistema di controllo e gestione del rischio fiscale». Adottare la Cooperative Compliance implica un vero e proprio cambiamento culturale. Questo approccio consente di superare la tradizionale percezione del fisco come un’entità ostile, trasformandolo in un interlocutore con cui collaborare per garantire una fiscalità più equa e sostenibile. A tal fine le imprese si dovranno dotare di un efficace sistema integrato di rilevazione, misurazione, gestione e controllo dei rischi fiscali, inserito nel contesto del sistema di governo aziendale e di controllo interno che potrà essere certificato da avvocati o dottori commercialisti, in possesso di specifici requisiti.
Sempre più aziende stanno comprendendo che la gestione del rischio fiscale non può essere affrontata in modo reattivo, ma richiede una strategia proattiva. Un’impresa che decide di investire in un sistema di controllo del rischio fiscale e di instaurare un dialogo trasparente con l’Agenzia delle Entrate non solo riduce il rischio di sanzioni, ma migliora la propria competitività. In un mercato sempre più globalizzato e interconnesso, la capacità di gestire con efficienza e trasparenza il proprio rapporto con il fisco può fare la differenza tra un’azienda che cresce e una che si trova a fronteggiare incertezze e problematiche legali. Cooperative Compliance rappresenta il futuro della fiscalità d’impresa. Chi decide di adottarla non solo si mette al riparo da rischi e contenziosi, ma si posiziona come un soggetto credibile e affidabile sul mercato.
Le imprese interessate a valutare le opportunità offerte da questo regime dovranno, per tempo debito, iniziare a costruire un sistema di gestione fiscale allineato alle migliori pratiche internazionali.