Nella categoria tecnologie applicate al turismo, la piattaforma di analisi territoriale che raccoglie e analizza in tempo reale tutti i dati legati a qualsiasi luogo, sbaraglia le idee concorrenti. Ne parliamo con l’ideatore, Mirko Lalli
Come e quando nasce Data Appeal Studio?
L’azienda nasce nel 2014 come Travel Appeal con l’obiettivo di colmare un vuoto di mercato nell’analisi dell’appeal territoriale che le statistiche tradizionali non erano – e non sono tuttora – in grado di colmare attingendo alla miriade di dati, opinioni e informazioni condivisi da tutti sulla rete ogni giorno. La missione di The Data Appeal Company è quella di democratizzare e semplificare l’uso e la comprensione dei dati. Il progetto Data Appeal Studio pertanto nasce, in coerenza con la missione aziendale, per fornire una lettura semplice, immediata e immediatamente “azionabile” delle dinamiche turistiche di una destinazione: è una piattaforma di analisi territoriale che raccoglie e analizza in tempo reale tutti i dati legati a qualsiasi luogo, da una singola strada, a una destinazione fino ad un intero Paese. Siamo in grado di analizzare le performance del territorio sia da un punto di vista generale, sia entrando nel dettaglio dei vari comparti: ricettività, ristorazione e attrazioni. Elaboriamo informazioni per fornire dati sintetici utili per prendere decisioni di business e strategiche. La nostra base dati è enorme: monitoriamo in tempo reale oltre 300 milioni di informazioni online, su 147 Paesi nel mondo. Un mix di fonti che interroghiamo costantemente, da circa 100 canali digitali tra cui i principali social media da cui ricaviamo una quantità enorme di dati che rielaboriamo e processiamo perché non rimangano una massa informe e incomprensibile ma, opportunamente strutturata e filtrata, possa fungere da base strategica per operare nuove e più efficaci scelte di business.
Quali obiettivi si pone la vostra soluzione?
Oggi la stragrande maggioranza delle decisioni di acquisto avviene online e la principale fonte di influenza sono proprio le informazioni che le persone lasciano spontaneamente sui vari canali digitali mentre raccontano le loro esperienze (recensioni, posto, foto ecc). Ecco, analizzando questi dati, da centinaia di fonti differenti, incrociandoli con altri dati, come gli eventi, il meteo, i voli aerei, le tariffe degli hotel, le transazioni delle carte di credito, è possibile dare un’analisi praticamente in tempo reale dell’offerta della destinazione e di come si muove la domanda (cioè i turisti potenzialmente interessati). L’obiettivo è capire se l’offerta e la domanda si incontrano, verificare in tempo reale se gli investimenti di marketing stanno portando i risultati previsti, monitorare la soddisfazione del viaggiatore e confrontarsi con destinazioni simili. Data Appeal Studio è rivolto principalmente agli Enti del Turismo, DMO, DMC, Convention Bureau, e tutti quegli organismi, pubblici o privati, che hanno la responsabilità di progettare e monitorare la strategia di promo-commercializzazione di una destinazione.
Il vostro incrocio di dati coinvolge anche i social network per determinare con esattezza i gusti dei potenziali viaggiatori?
Secondo le ultime ricerche, il tempo speso sulle piattaforme social continua a crescere attestandosi a 2 ore e 25 minuti al giorno. Un tempo enorme durante il quale viene condivisa una mole spropositata di contenuti: su Facebook vengono condivisi oltre 1 miliardo di stories e 100 miliardi di messaggi al giorno, una quantità di informazioni imprescindibile se si vuole fotografare l’andamento del mercato e le preferenze degli utenti in maniera efficace così da adottare soluzioni realmente aderenti alle necessità e attese dei viaggiatori.
Quali motivazioni hanno spinto il team a iniziare un’avventura imprenditoriale?
Nel 2014, quando siamo partiti, eravamo solo in sei: volevamo fare qualcosa di concreto per migliorare il mondo del turismo e abbiamo scelto di farlo puntando su quella che di lì a breve sarebbe diventata un’esigenza imprescindibile per una qualsiasi destinazione turistica o struttura ricettiva in tutto il mondo: la gestione della reputazione online. Nel tempo ci siamo messi molto in discussione, aggiornando continuamente la nostra offerta, con un occhio fortemente teso al mercato per renderla rispondente alle esigenze degli operatori e al contempo al passo con l’innovazione tecnologica. Grazie a un sistema di Intelligenza Artificiale siamo infatti diventati sempre più abili nell’interpretare dati e informazioni online per supportare aziende e territori a migliorare il proprio posizionamento online, aumentare la soddisfazione dei clienti ed evolvere. Mano a mano abbiamo preso coscienza del fatto che il mercato avrebbe avuto sempre più necessità di soluzioni come la nostra. L’incubatore H-FARM in questo senso è stato fondamentale perché ci ha inseriti in un network di relazioni importante e, soprattutto all’inizio, ci ha dato solidità.
Il digitale quanto ha cambiato il turismo e quanto, invece, la pandemia lo ha trasformato?
Banalmente riusciamo a districarci autonomamente nella scelta di una destinazione, nell’acquisto di un biglietto aereo o nella scelta di un albergo in cui soggiornare semplicemente attraverso un’app e basando le nostre scelte sulle opinioni lasciate dagli altri viaggiatori. Ma il digitale ha fatto molto di più: ha disintermediato totalmente il rapporto tra utente e operatore, consentendo un confronto schietto senza mediazioni, umano. Ha consentito agli operatori di stringere un rapporto diretto con i propri clienti, attraverso un dialogo costante e immediato, così da confezionare soluzioni tailor made. La pandemia ha accelerato questa evoluzione: da un lato il trend delle recensioni online continua ad essere in crescita, basti pensare che in Europa un consumatore su due sceglie o boicotta un brand in base al suo impatto sulla società, mentre il 78% dei buyers B2B seleziona il proprio fornitore dopo aver consultato i contenuti postati sui propri canali social. Dall’altro la rete è diventata strumento principe per comunicare le misure di protezione adottate nel rispetto della normativa di gestione del Covid 19.
C’è stato un momento particolarmente critico nella vostra storia imprenditoriale? Come lo avete superato?
Più che critico direi una presa di coscienza, oltre un anno fa. Ovvero che la reputazione online oramai è tutto, e non solo nel turismo ma in tutti i settori. Per questo abbiamo deciso di evolverci e ci siamo trasformati in The Data Appeal Company: pur rimanendo centrale per noi tutto ciò che gravita attorno al business del travel e dell’hospitality, ci siamo accorti che i principi su cui si basano i nostri algoritmi sono universali e quindi abbiamo iniziato a misurarci con ambiti diversi, nell’ottica anche di ampliare il nostro business e crescere. Come utenti e clienti tendiamo a fidarci dei pareri e dei giudizi di chi riteniamo nostro pari perché li riteniamo più genuini: tutte le ricerche segnalano che oltre il 90% dei potenziali acquirenti consulta forum e siti di recensioni prima di effettuare un ordine, senza particolari distinzioni se si tratti di una vacanza o un elettrodomestico. In quest’ottica il nostro data lake diventa una leva di marketing e strategica rilevante per moltissimi ambiti. Oggi per questo Data Appeal Company si rivolge sia al mondo HORECA e “customer facing”, ai territori e destinazioni turistiche, sia agli istituti finanziari e alle banche, ai brand di retail e al settore dei beni di largo consumo.
Il concorrente è un pericolo o uno sprone?
La competizione è importante: è una leva imprescindibile per continuare a mettersi in discussione, per misurarsi con altre realtà e altri mercati, soprattutto per non sedersi mai su ciò che si è costruito e sentirsi “arrivati”. Il concorrente è una sfida: senza questa spinta, non ci sarebbe crescita.
Quello del Premio BP per l’Innovazione di Confindustria Salerno non è il primo riconoscimento ottenuto. Che valore ha partecipare a questo tipo di competizioni e cosa resta il giorno dopo?
Il Premio BPI per noi è giunto a suggellare un anno davvero duro e intenso ma ricco di soddisfazioni. La storia del premio ci rende orgogliosi e per noi è un’ulteriore, importante conferma da parte del mercato che siamo sulla strada giusta, che i nostri prodotti possono lasciare un’impronta concreta nel mondo del turismo e che le nostre scelte rispondono realmente alle necessità delle imprese e dei territori.
In Francia l’ecosistema dell’innovazione sta crescendo velocemente, con investimenti governativi e iniezioni di capitali e finanziamenti privati considerevoli, frutto di un piano strategico per posizionarla come Startup Nation. Nonostante gli sforzi di molti e i passi in avanti, in Italia non è ancora così. Perché secondo voi e cosa manca per creare quel dinamismo redditizio per tutti?
Credo che il vero problema sia che oggi in Italia ci sia ancora troppa poca consapevolezza sull’importanza dell’innovazione, sia da parte dello Stato che degli investitori privati, proprio per questo oggi da noi è più difficile “fare” startup che altrove. A livello centrale, nonostante tanti proclami mancano efficaci politiche di sostegno alle imprese innovative: la soluzione è cercare di districarsi in una geografia a macchia di leopardo di iniziative regionali comunque limitate e che non consentono davvero di fare il salto di qualità. A livello privato, manca ancora una vera cultura di M&A e mancano fondi pronti ad investire, intervenendo con round importanti, di decine di milioni di euro, che purtroppo vediamo solo in contesti stranieri.
Le vostre tre parole per il futuro.
Data-driven: le aziende devono prendere coscienza e imparare a utilizzare attivamente l’enorme mole di dati che hanno a disposizione: per prendere decisioni, fare investimenti, azzerare i rischi delle proprie scelte, diventare più efficaci nelle strategie di crescita e rendere maggiormente soddisfatti i clienti.
Semplificazione e democratizzazione: semplificare per noi significa rendere comprensibili e accessibili le nuove tecnologie a ogni tipologia di azienda, in ogni settore.
Antifragile: questo termine coniato da Taleb per noi è diventato una grande fonte di ispirazione. Molto più potente della resilienza, l’antifragilità aiuta le aziende ad approcciare gli imprevisti della storia in modo nuovo e positivo: in altre parole dovremo imparare ad apprezzare e trarre vantaggio dai cambiamenti, dal caos, dal disordine e dagli errori, per crescere e migliorare.