Professor Daveri, dopo quasi due mesi dal suo insediamento, il Governo Letta ha licenziato il Decreto del fare. Ci sono scelte coraggiose o si poteva fare di più?
Come noto, la crescita e l’occupazione non si fanno certo per decreto. In realtà, il decreto per il fare è un milleproroghe, che non contempla alcuna misura per il lavoro.
Un decreto milleproroghe è una fotografia piuttosto precisa di questo Governo: al di là delle chiacchiere, le risorse sono zero ma – a dirla tutta – anche zero le priorità. Si raccoglie quel che c’è, sia a livello di consenso politico che di fondi disponibili. C’è da dire però che “il poco che si può fare” non è da disprezzare data la gravissima crisi del Paese.
Partiamo dagli aspetti positivi allora…
La prima cosa positiva è una cosa che non c’è: non ci sono più “i 100 miliardi in infrastrutture” che poi erano 100 milioni se andava bene, la tipica promessa dei vari decreti Cresci Italia o Sviluppo dell’anno scorso.
Ci sono poi risorse per l’università e per la scuola. Se scuole e atenei fanno sul serio con la valutazione e cercano di promuovere concorsi più trasparenti e meritocratici, è giusto accompagnare il processo di riforma con risorse aggiuntive, sia per l’edilizia scolastica che per fare nuove assunzioni secondo criteri migliori di quelli clientelari del passato.
Anche la riduzione della bolletta energetica è una cosa utile. Si tratta del 15% del paniere di consumo delle famiglie ed è una voce di costo non indifferente nei conti delle aziende manifatturiere. Il finanziamento proviene credo da un allargamento della base imponibile della Tobin tax alle rinnovabili che negli ultimi anni hanno beneficiato di generosi sussidi. L’effetto netto sui prezzi dell’energia mira ad essere positivo per gli utenti. In passato non è mai stato così. Se con le liberalizzazioni non si riesce a scalfire i monopoli, bisogna quanto meno provare a regolamentarli perchè ridiano indietro una parte dei loro profitti.
Nel decreto del fare ci sono anche 5 miliardi per favorire investimenti in macchinari in forma di prestiti agevolati. Di questi tempi sono tanti soldi. Si tratta di aiuti, però, gli stessi che bisognava abolire per ridurre le tasse.
Infine, 2-3 miliardi in piccole, medie e grandi opere che però a ben vedere sono “aiutini” per le piccole e medie imprese locali alla canna del gas. Stesso discorso: se poi i soldi non ci sono mai per tagliare le tasse è perchè ogni aumento di spesa trova sempre almeno un papà (e una mamma e altri parenti).