Introdotto, finalmente per la prima volta in Italia, un regime fiscale speciale per i nuovi investimenti nelle nuove aree ZES
Onorevole le ZES da qualche anno sono al centro delle sue battaglie politiche. A che punto siamo?
La Campania è stata la prima regione a impegnarsi nell’istituzione delle Zone Economiche Speciali, uno strumento creato dal Governo Gentiloni, che ha creduto fortemente in tale opportunità. Ricordiamo infatti che è stato il D.L. 20 giugno 2017 n. 91, recante “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”, a prevedere la possibilità che le Regioni del Mezzogiorno potessero istituire delle Zone Economiche Speciali (ZES) per “favorire la creazione di condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo, in alcune aree maggiormente svantaggiate del Paese, delle imprese già operanti, nonché l’insediamento di nuove imprese”. Le ZES sono uno strumento già sperimentato a livello europeo e internazionale, che prevede particolari benefici per le imprese che decidono di insediarsi in un determinato territorio strategico. In Italia, l’obiettivo principale della loro istituzione era quello di attrarre risorse, investimenti e competenze nel Mezzogiorno, compensando la minore presenza di infrastrutture di trasporto, tecnologiche o digitali, che purtroppo frena e rallenta da decenni il pieno sviluppo industriale e produttivo del Sud. La previsione delle ZES nelle regioni del Mezzogiorno rappresenta dunque un’occasione concreta di rilancio strutturale e competitivo di questa intera area strategica per l’Italia e per l’Europa, che supera la logica dell’assistenzialismo per privilegiare invece il modello delle opportunità e dello sviluppo anche nel Sud.
La norma approvata nell’ultima legge di bilancio è un altro passo per rendere attrattive le Zes, un suo successo personale ma condiviso con tutti gli imprenditori…
Ad oggi, è innegabile che il percorso di evoluzione delle Zes sia stato corredato di tanti ostacoli. Per questo, ho lavorato sin dallo scorso anno, con l’ex Ministro Padoan e tutto il gruppo parlamentare PD del Mezzogiorno, per una previsione normativa che potesse rendere ancora più attrattivi gli investimenti in queste aree, incentivando quindi sempre più le presenze economiche nel Sud. La riflessione è partita dalla consapevolezza che a livello europeo assistiamo ancora oggi a pratiche di dumping fiscale inaccettabili, operate da alcuni Stati membri che applicano una tassazione sulle imprese molto competitiva e aggressiva. Pertanto, nelle more di una necessaria riforma fiscale europea che porti alla creazione di una base comune sulla tassazione diretta delle società, per rispondere ai rischi causati dall’emergenza Coronavirus e dare un sostegno al rilancio economico di zone tradizionalmente in ritardo di competitività in Italia, abbiamo ritenuto utile elaborare e depositare nel mese di maggio 2020 una proposta di legge di semplificazione normativa in materia di fiscalità sulle imprese, che rendesse più attrattivo l’avvio di nuove attività economiche nelle aree ZES del Mezzogiorno. Ho lavorato tanto nei mesi successivi e con grande impegno sono riuscito a far rientrare nell’ultima Legge di Bilancio la norma che introduce finalmente, per la prima volta, nel nostro Paese un regime fiscale speciale per i nuovi investimenti nelle aree ZES. Tutto questo è stato possibile per un lavoro di gruppo molto efficace, sostenuto in modo straordinario dal mondo delle imprese che ringrazio per la vicinanza. La condivisione complessiva della proposta ha consentito di raggiungere un risultato davvero storico per il futuro del Mezzogiorno.
Le agevolazioni saranno subordinate al rispetto di alcuni vincoli. Quali?
Assolutamente! Il Sud avrà nei prossimi anni la tassazione più competitiva d’Europa, dimezzando l’Ires per 6 anni alle nuove attività economiche che si insediano nelle aree ZES del Mezzogiorno. Ma è necessario rispettare due condizioni a mio avviso essenziali. La prima è legata all’obbligo di non delocalizzare il proprio stabilimento nei 10 anni successivi all’avvio dell’attività. La seconda impone di mantenere e assicurare la tenuta dei livelli occupazionali sempre nei successivi 10 anni dall’inizio dell’investimento. Condizioni indispensabili per usufruire delle agevolazioni fiscali. Non possiamo permetterci di concedere più sgravi o incentivi ad aziende che dopo pochi anni abbandonano il nostro territorio e lasciano delle vere e proprie ferite occupazionali e sociali nelle nostre comunità.
Che impatto potrà avere una facilitazione come questa su una nuova industrializzazione nella nostra regione e più in generale al Sud?
Il rilancio del nostro Paese passa, inevitabilmente, per la ripartenza del Mezzogiorno. L’ho ribadito più volte e non è una frase di circostanza. Il tema del rilancio delle regioni meridionali è da decenni al centro del dibattito politico nazionale. I risultati finora sono stati però insoddisfacenti. Abbiamo inserito da poco nel nostro ordinamento la clausola del 34% degli investimenti e delle spese in conto capitale da destinare al Sud, perché per troppi anni è mancato un piano strategico di iniziative mirate allo sviluppo socio-economico e alla riduzione progressiva delle diseguaglianze esistenti in questa area del Paese. Emerge dunque sempre più l’esigenza di disporre di una visione ampia del ruolo e del futuro del Mezzogiorno. Le ZES puntano sui “fattori della crescita” più che sul sostegno una tantum e pongono dunque le basi per un “New Deal” delle regioni del Sud Italia, in una logica di irrobustimento della competitività dei sistemi logistico-economici, con benefici per tutta l’area euro-mediterranea. Ecco, la norma appena approvata mira a creare le condizioni per attrarre investimenti che creino sviluppo, lavoro e occupazione, consentendo al Sud di avviare un percorso di rilancio fondato non più sulla logica dell’assistenzialismo.
La legge di cui era primo firmatario prevedeva anche la detassazione degli utili per chi avrebbe investito nelle nuove aree speciali per 7 anni. Questa parte di proposta è andata del tutto persa?
La Proposta di legge a mia prima firma, presentata nel maggio scorso, è ancora oggi assegnata alla Commissione Finanze della Camera. La parte non ancora approvata potrà essere oggetto di discussione e analisi nei prossimi mesi. Auspico che tutte le forze parlamentari possano condividere l’utilità anche di questa ulteriore previsione di attrazione degli investimenti rivolta soprattutto alle Holding delle grandi Multinazionali. Ad ogni modo, l’obiettivo ora è concentrarsi su quanto già in vigore e approfittare di questa nuova fase di vantaggio fiscale per completare gli interventi strutturali di riforme che consentano di creare in futuro condizioni di contesto convenienti per gli investimenti, anche in presenza di una tassazione ordinaria. Dobbiamo intervenire in particolare sulla dotazione infrastrutturale delle aree ZES, e in generale delle aree industriali del Mezzogiorno, e poi dobbiamo agire rapidamente sulla semplificazione burocratico-amministrativa per chi investe in particolare nelle Zone economiche speciali. Questa è la sfida del futuro.
Tornando all’agevolazione, potrà essere anche un incentivo suppletivo per trovare risposte ad alcune grandi crisi industriali che flagellano la nostra regione?
Me lo auguro fortemente. È una norma pensata per le aree più fragili del Paese, quelle cioè più duramente colpite dalle crisi occupazionali, che ha come scopo principale proprio il rilancio dell’economia e del lavoro. Una norma che prevede – come ricordavamo prima – delle condizioni molto serie e rigorose, che dovrebbero disincentivare comportamenti “leggeri” o “superficiali” da parte di aziende, in particolare Multinazionali, che troppo spesso decidono di chiudere i propri stabilimenti nel Mezzogiorno per delocalizzare in altre aree del Paese o del Mondo senza curarsi dell’impatto sociale delle proprie decisioni. Questo non sarà più consentito per chi beneficia di incentivi fiscali. L’auspicio, ad ogni modo, è che grazie alla normativa da me proposta e ormai in vigore si possa aprire davvero una nuova stagione di investimenti, di lavoro e di sviluppo nel nostro Mezzogiorno e di riflesso in tutto il Paese. Sono fiducioso.