Digital healthcare, l’innovazione dirompente di PatchAi

La piattaforma cognitiva nata in corsia rivoluziona l’analisi e raccolta in forma conversazionale dei dati riportati dai pazienti coinvolti in studi di ricerca clinica, spalancando le porte a una nuova frontiera nell’engagement del paziente grazie all’adozione di Intelligenza Artificiale e Machine Learning. Ne parliamo con il ceo, Alessandro Monterosso

 

Come nasce, a quale bisogno concreto risponde e a chi è rivolta PatchAi?

L’idea di PatchAi® è nata tra le corsie d’ospedale, lavorando sui trial di oncologia pediatrica dove notammo che la raccolta dati avveniva soprattutto su carta (circa nel 50% dei casi). In media un nuovo farmaco richiede 15 anni e circa 2 miliardi di dollari d’investimento prima di raggiungere il mercato. Da qui è nata in noi l’idea di sviluppare una soluzione che aumentasse il coinvolgimento e il dialogo con i pazienti, per migliorare il monitoraggio domiciliare, la sua esperienza ed educazione, oltre all’aderenza alla terapia e alla raccolta dei dati (Real World Data): in questo modo si sarebbe dato un supporto concreto per abbreviare il go-to-market di farmaci innovativi, più sicuri, economici e più personalizzati.

PatchAi® è una piattaforma cognitiva che tramite un chatbot empatico, basato su AI e machine learning, permette la raccolta di dati in forma conversazionale (Co-PRO®) da pazienti coinvolti in studi di ricerca clinica. É il primo Software as Medical Device sul mercato a offrire una customizzazione per ogni singolo studio, insieme a una personalizzazione a livello individuale del paziente. A causa della pandemia Covid-19 il nostro focus su Patient Support Program e pratica clinica standard è aumentato lavorando con Roche Italia.

Nel suo caso, l’innovazione è nata dall’aver migliorato un processo già esistente. Convincere il mondo intorno a lei a investire sulla sua visione è stato complesso? Quanto tempo ha richiesto e quante energie ha raccolto intorno a sé?

L’industry ha accolto favorevolmente soluzione e idea di business, sposandone l’approccio. PatchAi Srl è nata nel 2018, poi abbiamo collaborato con il nostro primo cliente per rendere il progetto una realtà: la soluzione è sul mercato da fine 2019 e da allora non ci siamo fermati. Nel 2020 abbiamo iniziato un percorso con Roche attraverso Smart Health Companion (SHC), portando i Co-PRO® nella pratica clinica standard. Il nostro team è ora di ventuno superstar e supporter, esperti in campo medico, infermieristico, farmacologico, data science, ingegneria informatica, AI e machine learning.

Quanto conta, in progetti come il suo, l’immedesimazione con l’utente finale?

Per noi è un pilastro fondamentale dell’organizzazione. Fin da subito abbiamo posto il paziente al centro del processo, stringendo partnership strategiche ad esempio con l’Università degli Studi di Padova e associazioni dei pazienti. In ogni fase di sviluppo e miglioramento gli utenti di PatchAi hanno e continuano a collaborare con noi.

Il suo progetto è sviluppato in partnership con Roche. Come è avvenuto l’incontro? Che valore ha avuto per voi questa collaborazione?

Abbiamo vinto la 1^ edizione del programma di Open Innovation Roche HealthBuilders. Durante l’emergenza Covid-19 abbiamo capito che con PatchAi potevamo dare il nostro contributo concreto nel supportare il sistema nella presa in carico digitale dei percorsi terapeutico-assistenziale tradizionali. Da qui il progetto per lo sviluppo di SHC, il servizio di salute digitale di Roche powered by PatchAi nato a supporto gratuito di medici e pazienti oncologici italiani. A luglio 2020 abbiamo lanciato la soluzione nata dall’ascolto di clinici e associazioni di pazienti. Con la relazione in essere stiamo cambiando radicalmente il modo di pensare e di fare assistenza sanitaria, garantendo patient engagement at every step. Miriamo a fornire una soluzione completa e modulare che contribuisce alla trasformazione digitale e alla sostenibilità della Sanità in Italia e non solo.

In questi ultimi, difficili mesi, il comparto digital healthcare è esploso. In cosa differisce PatchAi da altre piattaforme simili?

La pandemia ha dato una forte accelerazione al digital healthcare e un’ulteriore spinta all’evoluzione di PatchAi che già si era focalizzata su patient engagement e attenzione alla patient experience.

La salute di ogni individuo è unica e attraverso il nostro assistente virtuale empatico siamo in grado di offrire una soluzione individuale personalizzata. PatchAi® è un dispositivo medico di Classe I che promuove la partecipazione attiva, l’engagement e la ritenzione dei pazienti durante gli studi (95,4%, Q1 2020) riducendo costi e tempistiche degli studi clinici. Con SHC tutto ciò è entrato nella pratica clinica insieme alla funzionalità di videoconsulto.

Due vizi e due virtù dell’ecosistema dell’innovazione italiano.

Ci troviamo in un momento effervescente. Il tessuto italiano, sia a livello governativo, sia attraverso altre organizzazioni, è un terreno fertile per supportare realtà che operano nel digital health. Partecipiamo a competizioni e challenge, tessendo relazioni e partnership durature attraverso hub di innovazione; la professionalità è alta e il clima di collaborazione con altri imprenditori è aperto.

Ci consideriamo membri attivi di una community che sta supportando una ripresa del Paese nel suo indice di digital readiness.

Quale innovazione, secondo lei, potrebbe cambiare il mondo nei prossimi anni?

AI e machine learning sono in continua evoluzione, solo con un maggiore livello di maturità sarà possibile migliorare la qualità di vita per tutti gli utenti. Nel nostro team stiamo lavorando sodo per diventare un Digital Therapeutic, focalizzandoci in aree di maggiore bisogno come l’oncologia. Nei prossimi anni ci piacerebbe rendere PatchAi la prima Prescription App in Italia, supportando oltre 1 milione di utenti a livello globale.