Dolcificanti a basso contenuto calorico e sicurezza d’uso

giuseppe fatatiL’EFSA ha recentemente – dicembre 2013 – riaffermato che l’aspartame e i suoi prodotti di degradazione sono sicuri per il consumo umano ai livelli di esposizione attuali

 

Con il termine dolcificanti a basso contenuto calorico si indicano sia le sostanze che forniscono un sapore dolce con poche o nessuna caloria, sia le sostanze che hanno un gusto dolce così intenso da poter essere usate nei prodotti alimentari in concentrazioni tanto basse da non contribuire in modo significativo all’apporto calorico. Nell’UE i dolcificanti a basso contenuto calorico più utilizzati sono l’acesulfame K, l’aspartame, il ciclammato di sodio, la saccarina e il sucralosio. Un nuovo dolcificante a basso contenuto calorico è stato approvato nel novembre 2011. Si tratta dei glicosidi steviolici, o estratto purificato di stevia, derivante dalle foglie della pianta Stevia.

I dolcificanti intensi non calorici si sono conquistati, nel mondo dell’alimentazione, un ruolo di importanza crescente. Il loro gusto (migliorato rispetto a quello dei primi composti utilizzati come i ciclammati), e il loro potere dolcificante, in media molto elevato (200-300 volte più del saccarosio), ne fanno infatti strumenti eccellenti per garantire il gusto dolce in assenza di un significativo apporto calorico. I dolcificanti non calorici sono, sul piano normativo, additivi alimentari, soggetti alle stringenti regole di valutazione della loro sicurezza d’uso, basate sulla letteratura sperimentale periodicamente rivalutate dall’European Food Safety Authority (EFSA).

Nonostante queste procedure siano di riconosciuto rigore, è diffusa la percezione di pericolosità associata all’uso di questi composti. Tale evidenza trova, probabilmente, spiegazione nell’intrinseca percezione di pericolosità che parte del pubblico attribuisce agli additivi di sintesi e nell’attenzione che i media dedicano ai report che supportano tale pericolosità.

Ed è proprio questa differente visione dei dolcificanti uno dei motivi principali che hanno indotto NFI (Nutrition Foundation of Italy) e Fondazione ADI a organizzare a Roma, l’11 gennaio 2012, il Convegno “Dolcificanti intensi non calorici: focus sulla sicurezza d’impiego”. I dati presentati e discussi durante il Convegno hanno ribadito come questi composti possano continuare a entrare nella formulazione degli alimenti che circolano nella Comunità Europea. Nonostante ciò, subito dopo, vi sono state rinnovate polemiche soprattutto nei confronti dell’aspartame.

 

Oggi si calcola che questa sostanza sia utilizzata da oltre 200 milioni di persone in oltre 6000 prodotti, tra bevande, dolciumi e caramelle, yogurt, e in oltre 500 farmaci, soprattutto sciroppi per bambini. È importante sapere che l’EFSA ha recentemente (dicembre 2013) riaffermato nella sua prima valutazione completa del rischio dal dolcificante che l’aspartame e i suoi prodotti di degradazione sono sicuri per il consumo umano ai livelli di esposizione attuali. L’Authority con sede a Parma lo ha annunciato nel proprio sito precisando che “per eseguire la valutazione l’EFSA ha condotto un rigoroso esame di tutte le ricerche scientifiche disponibili sull’aspartame e sui suoi prodotti di degradazione, compresi studi sugli animali e sull’uomo”.

 

Il gruppo di esperti scientifici ha preso in esame tutte le informazioni disponibili e, in seguito a un’analisi dettagliata, ha concluso che l’attuale dose giornaliera ammissibile (DGA) di 40 mg/kg di peso corporeo/die è in grado di tutelare la popolazione. La DGA non è, però, valida per i pazienti affetti dalla patologia denominata fenilchetonuria (PKU). La DGA rappresenta una stima della quantità di una sostanza che può essere assunta quotidianamente nel corso dell’intera vita senza un rischio apprezzabile per la salute umana.

 

Il parere dell’EFSA rappresenta una delle più complete valutazioni del rischio associato all’aspartame mai intraprese. Siamo fermamente convinti che la sicurezza di impiego di qualsiasi prodotto non può e non deve fare a meno dei dubbi sollevati dalla sperimentazione ma tali studi non vanno interpretati in modo acritico. Il processo periodico di rivalutazione dei dolcificanti ad opera dell’European Food Safety Authority è la migliore garanzia della loro sicurezza.