L’analisi svolta dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile sui costi dei prodotti energetici rivela che il nostro Paese paga nel complesso il 18% in più della media europea. Se i prezzi dei prodotti energetici italiani fossero allineati a quelli medi europei, la bolletta energetica pagata dagli italiani sarebbe più bassa di circa 25 miliardi di euro
Il settore energetico italiano presenta un fatturato complessivo stimato attorno al 20% del Prodotto Interno Lordo nazionale e, considerando l’indotto, fornisce occupazione a quasi mezzo milione di addetti: ciò ne fa uno dei settori trainanti dell’economia italiana.
Recentemente, Franco Manfredini, numero uno di Casalgrande Padana, azienda che oggi conta 580 dipendenti, e attuale presidente della Commissione Energia di Confindustria Ceramica ha così dichiarato: «Un settore come il nostro, che esporta oltre l’80% della produzione, non può permettersi di avere costi energetici così diversi dai competitor internazionali. Quello dell’energia rimane uno spread pernicioso, forse uno dei più gravi che fa da zavorra a un settore che, alla voce approvvigionamento energetico, iscrive ormai quasi un terzo dei costi totali. Troppo e insostenibile, dunque, il divario con i principali Paesi competitor, ma anche con la media Ue; in questo specifico ambito – precisa Manfredini – stiamo segnalando da tempo che per le industrie ceramiche italiane il costo è superiore del 70% rispetto alle industrie concorrenti tedesche».
La Fondazione per lo Sviluppo sostenibile ha stimato per l’Italia una bolletta energetica pagata dagli utenti nel 2012 (per energia elettrica, gas, benzina e diesel per i trasporti), di oltre 160 miliardi di euro.
A causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici sui mercati internazionali, questa bolletta è cresciuta di quasi il 10% rispetto all’anno precedente nonostante i consumi si siano ridotti.
Partendo dall’analisi svolta dalla Fondazione sui costi dei prodotti energetici, l’Italia paga nel complesso il 18% in più della media europea.
Se i prezzi dei prodotti energetici italiani fossero allineati a quelli medi europei, la bolletta energetica pagata dagli italiani sarebbe più bassa di circa 25 miliardi di euro.
Questo risparmio si ripartirebbe in maniera differente tra le diverse utenze e sarebbe particolarmente importante per le piccole e medie imprese.
Nello specifico l’analisi comparativa dei prezzi evidenzia che: una famiglia media italiana paga il gas naturale tra il 24% e il 35% più della media europea. Ridurre questo gap significherebbe un risparmio di 34 miliardi di euro, attorno ai 300 euro/anno per famiglia.
Per quanto riguarda l’energia elettrica, invece,i prezzi del kWh per famiglie con livelli di consumo medio‐basso sono del 7-21% inferiori alla media europea, ma la situazione si inverte al crescere dei consumi, con prezzi fino al 75% più alti: allineando i prezzi alle medie europee le famiglie italiane risparmierebbero per l’elettricità circa 1,4 miliardi di euro.
Analogamente le piccole e medie imprese pagano il gas naturale dal 7 al 21% in più della media europea, mentre al contrario risultano avvantaggiate quelle con consumi più alti, che spendono per il gas fino al 9% in meno della media UE27.
La situazione peggiora per l’energia elettrica, con le imprese che pagano il kWh dal 30% all’86% in più della media europea: se le stesse imprese potessero pagare tariffe in media europea risparmierebbero fino a 12 miliardi di euro ogni anno. Anche i prezzi di benzina e diesel, che rappresentano la principale voce di spesa della bolletta energetica degli italiani e che incidono sia sui cittadini che sul settore produttivo, sono più alti che nel resto d’Europa. Questo differenziale, inoltre, è aumentato in modo sensibile negli ultimissimi anni, arrivando a produrre una maggiore spesa rispetto alla media europea stimata in 2 miliardi di euro per la benzina e in circa 6 miliardi di euro per il gasolio.
Sono molti i fattori che concorrono a determinare questa situazione di prezzi dell’energia particolarmente elevati per l’Italia.
Uno è certamente rappresentato dalla tassazione; secondo Eurostat, nel 2011 per ogni tep (tonnellata equivalente di petrolio e corrisponde per convenzione a circa 6,8 barili) di energia consumata in Italia si pagano in media 211euro di imposte (IVA esclusa), a fronte dei 184 della media EU27.
Il gettito fiscale derivante dalla vendita dei prodotti energetici nel 2011 sarebbe stato quindi di circa 28 miliardi di euro, dato certamente cresciuto nel corso del 2012. La maggiore tassazione, differenziata in base ai prodotti, in molti casi, a cominciare dai carburanti, determina una parte importante del differenziale di prezzo con l’Europa. Tra il 2000 e il 2012 il petrolio è passato da circa 270 a oltre 830 $/tep (circa +200%), il carbone da meno di 60 a quasi 160 $/tep (circa +160%) e il gas sul mercato europeo da 115 a quasi 470 $/tep (circa +300%).