Favini, la sostenibilità è una scelta che non rimane sulla carta

CARTIERA FAVINILo scarto come risorsa: l’ingegner Flavio Stragliotto, Mill Manager della Cartiera Favini, ci racconta come l’azienda ha messo a punto un nuovo processo, brevetto europeo, che riutilizza per la produzione di carta gli scarti provenienti da diverse industrie (agrumi, mais, mandorle, caffè, olive, e molti altri ancora)

 

La Cartiera Favini è maestra nel riuso innovativo: vuole raccontarci come nascono prima l’Alga carta e poi la carta Crush?  
Favini inventa l’Alga Carta agli inizi degli anni ‘90 quando la Laguna di Venezia era soffocata dal problema dell’eutrofizzazione. Le alghe a causa dell’inquinamento si sviluppavano durante il periodo estivo con una crescita enorme e fuori controllo, causando molti danni al turismo e alla pesca. In collaborazione con il Comune di Venezia, con Enea, e con l’Università di Ferrara nasce allora un progetto di ricerca industriale per il riutilizzo in carta delle alghe raccolte in laguna, finanziato dalla Comunità Europea tramite i finanziamenti LIFE per la ricerca.

Il progetto ha successo e viene prodotta l’Alga Carta. L’alga viene raccolta in laguna, inviata all’essicazione e da qui arriva in cartiera dove tramite un mulino micronizzatore, viene trasformata e preparata per essere utilizzata in carta al posto delle fibre di cellulosa ricavate dalle foreste. Siamo di fronte ad uno dei primi esempi di sostenibilità: un prodotto vergine a lento rinnovamento (albero) viene sostituito da uno scarto, dando un contributo a risolvere un problema ambientale.

Nasce una nuova filosofia originale  Favini che va oltre la carta riciclata: riutilizzare in carta uno scarto, nobilitare quello che sarebbe diventato rifiuto, dandogli nuova vita, trasformandolo in una originale materia prima. flavio stragliotto

Con il tempo lo stesso concetto viene trasferito in CRUSH. Nel modo agroindustriale sono presenti enormi scarti che fanno fatica a trovare collocazione e che finiscono in discarica. Sono scarti ricchi di fibra che potenzialmente possono essere utilizzati, una volta trasformati, nella produzione di carta. Viene messo a punto un nuovo processo, un nuovo brevetto Europeo, e vengono studiati scarti provenienti da diverse industrie (agrumi, mais, mandorle, caffè, olive, ecc.). Il prodotto viene arricchito di contenuti ambientali: certificazione FSC, energia verde idroelettrica, contenuto di fibre riciclate, con una percentuale di residui del mondo agroindustriale variabile dal 15 al 30%. Nascono progetti personalizzati con alcune importanti industrie del settore agroindustriale e il prodotto viene riconosciuto per il suo contenuto ambientale e innovativo dalle più importanti fiere del settore carta e packaging (es. Premio innovazione Luxepack di Montecarlo).

Ci sono altre innovazioni sostenibili in via di realizzazione?
Favini ha diversi progetti in corso sia legati a Crush (industrie del comparto agroalimentare che stanno valutando il riutilizzo in carta di scarti propri), sia mirati allo sviluppo di nuove carte che riutilizzano scarti industriali. In particolare stiamo lavorando nel settore tessile e in quello conciario.

Agite in network con altri partner pubblico-privati?  
Abbiamo collaborazioni in corso con l’Università di Ferrara, l’Università di Padova, e diversi enti italiani e stranieri.
In particolare con Ferrara partecipiamo e finanziamo un progetto di ricerca per l’utilizzo di microalghe nei processi di depurazione. Le alghe utilizzate per la depurazione delle acque, una volta raccolte vengono lavorate: da una parte vengono estratti prodotti per l’industria chimica, dall’altra le alghe esauste vengono essiccate e riutilizzate in carta. 

Secondo lei chi è il buon innovatore di domani?
Il buon innovatore è colui che fa proprio il concetto di sostenibilità coniugandolo al meglio con le tendenze del mercato.
Non è possibile proporre prodotti nuovi che non abbiano in considerazione la riduzione dell’inquinamento e la preservazione delle risorse del pianeta terra: dobbiamo garantire un futuro alle prossime generazioni. Nello stesso tempo il prodotto deve avere un successo sul mercato: pertanto non può non curarsi delle tendenze e della moda, deve essere un prodotto di qualità, che piace alla gente.