Fiumi, laghi e alimentazione sostenibile

giuseppe fatatiCome sono cambiati nel tempo i modelli alimentari e con essi gli impatti sulla salute dell’uomo e dell’ambiente

 

I modelli alimentari globali sono cambiati drasticamente nel corso dell’ultimo secolo, in particolare negli ultimi cinquanta anni. I grandi mutamenti del genere umano sono stati segnati, da sempre, dalle scelte alimentari. La conquista del freddo o meglio la possibilità di gestire in modo corretto la catena del freddo è stata la principale causa dei cambiamenti delle abitudini alimentari che hanno interessato, nell’ultimo secolo, l’intero pianeta.

 

L’arrivo dei frigoriferi ha giustificato la nascita dei supermercati e l’abbandono della tradizionale spesa giornaliera. In Italia, contemporaneamente, si è assistito ad una accelerazione del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione: nel 1861 i bambini fino a 5 anni rappresentavano il 13% della popolazione; oggi tale valore è sceso sotto il 5%. Analogamente è cresciuta la percentuale di ultrasettantacinquenni dall’1% nel 1861 al 10% nel 2010. Nel 1881 la vita media era pari ad appena 35,2 anni per gli uomini e 35,7 anni per le donne. La speranza di vita alla nascita ha superato i 50 anni per entrambi i sessi solo nel corso degli anni Venti: oggi sono 79,1 e 84,3 gli anni che in media hanno da vivere, rispettivamente, un bambino e una bambina nati nel 2010. Questi dati possono sembrare eccezionalmente positivi se non si tiene conto del fatto che sono aumentate anche le patologie croniche non comunicabili (PCNC) come le malattie cardiovascolari, l’ipertensione e il diabete.

 

É stato stimato che nel 2013, nel mondo, erano presenti 382 milioni di diabetici; il loro numero salirà nel 2030 a 592 milioni con un incremento del 55%. Insieme all’urbanizzazione e agli stili di vita sedentari, la tipologia degli alimenti consumati viene considerata una delle cause principali di questo fenomeno. Purtroppo la Scienza della Alimentazione è stata dominata dallo studio di aspetti particolari quali specifici nutrienti, singoli alimenti e relative carenze nutrizionali e loro influenza sulla salute e sullo stato di nutrizione. Solo negli ultimi anni si è posta attenzione più direttamente a tutto quanto viene consumato nei paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo, compresi i metodi di produzione e di stoccaggio e al conseguente impatto sulla salute umana, l’ambiente e i sistemi alimentari. Nel 2010, la FAO ha condotto uno sforzo non indifferente per sviluppare la seguente definizione di diete sostenibili: quelle diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale e di vita sana per le generazioni presenti e future.

 

Le diete sostenibili sono protettive e rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, culturalmente accettabili, accessibili economicamente, giuste e convenienti, nutrizionalmente adeguate, sicure e sane, e in grado di ottimizzare le risorse naturali e umane. Sebbene in apparenza ridondante questa definizione racchiude un concetto essenziale: non ci può essere rispetto per la salute degli esseri umani se non c’è rispetto per la salute dell’ecosistema. Raggiungere un sistema di alimentazione sostenibile richiede l’impegno di molteplici attori, pubblici e privati, primi fra tutti gli opinion leader del mondo scientifico.

Purtroppo la nostra impressione, giustificata anche da recenti rilevazioni, è che la concezione di sostenibilità non sia univoca
nel mondo scientifico. Vi è quindi un’assoluta necessità di elaborare documenti condivisi a tal proposito (raccomandazioni),
in grado di sfatare abusati luoghi comuni e di prevederne un’accurata implementazione tra quanti sono in grado di influenzare i comportamenti alimentari.