L’impegno della Fondazione con il Sud nelle parole del suo presidente, Carlo Borgomeo: «La nostra è una esperienza unica: è stata costituita ed è cogestita dalle fondazioni di origine bancaria e dalle rappresentanze del terzo settore per promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno par tendo da percorsi di coesione sociale»
Dottor Borgomeo, si è recentemente tenuta a Napoli la Giornata Europea delle Fondazioni e dei donatori: chi è oggi il donatore? Fanno meglio di altre le Fondazioni di origine bancaria?
Non farei una classifica di chi fa meglio. Per lo sviluppo e il benessere di una comunità il contributo del privato sociale, oggi, è diventato fondamentale. Ci sono realtà sul territorio che – “nonostante tutto” – rappresentano un presidio e un punto di riferimento per le comunità locali, ne conoscono potenzialità e problematiche. Va in questa direzione anche l’impegno delle Fondazioni di origine bancaria, realtà radicate nel territorio e diffuse soprattutto nel Nord Italia, che rappresentano un fondamentale punto di riferimento soprattutto in una congiuntura difficile come quella che stiamo vivendo, a causa della crisi del welfare state e della mancanza di risorse pubbliche. Un contesto che al Sud assume tratti ancor più drammatici, sia per il grado di difficoltà che registriamo sul territorio, sia per la mancanza di soggetti che possano venire incontro ad una crescente domanda sociale. Proprio per sopperire a questa disparità territoriale è nata la Fondazione con il Sud, che rappresenta una esperienza unica: è stata costituita ed è cogestita dalle Fondazioni di origine bancaria e dalle rappresentanze del terzo settore per promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno partendo da percorsi di coesione sociale. Ovviamente le Fondazioni non possono sostituirsi all’intervento pubblico, ma la loro attività sta contribuendo a promuovere un’idea diversa di welfare, che possiamo definire “di comunità”, che vede allargarsi la partecipazione, il senso di responsabilità, il mobilitarsi in prima persona.
Come è possibile secondo lei fare in modo che filantropia, sussidiarietà e volontariato siano maggiormente percepite come scelte vantaggiose dal singolo e non solo?
Dietro l’azione volontaria c’è sicuramente una spinta, una motivazione personale e una visione comunitaria del territorio, un senso del “noi” come soggetto che persegue il bene comune. É però importante affiancare alla dimensione del “fare” anche quella del “comunicare”, per veicolare i valori positivi che il volontariato, l’associazionismo e la cooperazione sociale perseguono e far conoscere le buone pratiche avviate in una logica di rete, promuovere l’interesse collettivo, confrontarsi con le istituzioni e mobilitare la società civile.
Quali temi riguardano i piani d’azione della Fondazione da lei presieduta?
La Fondazione interviene principalmente in cinque ambiti: l’educazione dei giovani, con particolare riferimento alla cultura della legalità, ai valori della convivenza civile e al contrasto della dispersione
scolastica; lo sviluppo del capitale umano di eccellenza, per valorizzare i giovani talenti e attrarre i “cervelli” al Sud; la cura e la valorizzazione dei “beni comuni”, cultura, ambiente e riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie; lo sviluppo, la qualificazione e l’innovazione dei servizi socio-sanitari, in particolar modo per il sostegno a disabili e anziani non autosufficienti; la mediazione culturale e l’integrazione degli immigrati e in generale la promozione del welfare di comunità.
Come vengono valutati i progetti da finanziare?
Il processo di selezione delle proposte di progetto che riceviamo si basa su un approccio di valutazione “misto”. Una prima valutazione è realizzata internamente dalla Fondazione, che effettua l’analisi di ammissibilità e della coerenza delle proposte rispetto ai criteri generali previsti dal bando. Una successiva stima è effettuata dagli “esperti” esterni, tecnici nominati dalla Fondazione con competenze specifiche sul tema oggetto del bando. Successivamente un gruppo di lavoro, costituito da componenti del Consiglio di Amministrazione, effettua una valutazione di insieme sulla base del lavoro svolto
dagli Uffici della Fondazione e dagli esperti esterni e, infine, il CdA delibera in merito ai progetti da finanziare. Questo approccio ci permette di combinare le competenze di carattere generale degli Uffici della
Fondazione, quelle specialistiche degli esperti sugli specifici ambiti di intervento e le competenze di terzo settore e la visione strategica del CdA.
I progetti attualmente in essere e quelli futuri?
Con il “Bando Ambiente” abbiamo appena selezionato 19 progetti per tutelare le aree naturali protette del Mezzogiorno, con interventi per contrastare la perdita di biodiversità, il rischio incendi e il dissesto idrogeologico nei parchi, nelle aree marine e nelle riserve naturali di Basilicata, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. I progetti saranno sostenuti complessivamente con 4,2 milioni di euro.
Entro la fine dell’anno, inoltre, selezioneremo i progetti che animeranno spazi e luoghi di rilevanza storica e artistica fino ad oggi inutilizzati nelle regioni del Sud.
É stata questa infatti la finalità del “Bando Storico, Artistico e Culturale” che abbiamo promosso lo scorso anno.
In una prima fase abbiamo chiesto a enti pubblici e privati proprietari di beni immobili in disuso di metterli a disposizione della comunità, come luoghi da valorizzare attraverso modalità che il territorio stesso
identificherà. Dei 221 beni proposti la Fondazione ne ha selezionati 14. Nel corso della seconda fase dell’iniziativa, gli immobili selezionati hanno partecipato al bando vero e proprio, rivolto alle non profit del territorio per identificare le migliori proposte di interventi socioculturali, economicamente sostenibili e capaci di favorirne la piena fruizione da parte della collettività.
Nelle prossime settimane, inoltre, promuoveremo diverse iniziative rivolte al mondo del volontariato.