La difficile situazione economica che, a fine giornata, potrebbe essere un alibi al disimpegno, deve invece diventare il mattino seguente lo stimolo positivo al miglioramento specie per chi ha scelto di fare impresa
Essere giovane imprenditore alle soglie del 2015 è tanto un orgoglio, quanto una responsabilità, specie tenuto conto delle non poche difficoltà economiche del fare impresa oggi in Italia.
Qualche anno fa alla fine del mio percorso formativo – pur avendo avuto il privilegio di conoscere luoghi e culture diverse dalla mia di origine – ho comunque deciso di rimanere a Salerno per provare ad offrire all’azienda di famiglia e al territorio in cui sono cresciuto il mio personale contributo per lo sviluppo.
Nel mentre crescevo io, anche il mondo fuori cambiava. La popolazione globale è aumentata in modo considerevole nell’ultimo ventennio: oggi ci sono tre miliardi di persone in più, pronte a sacrifici molto onerosi e minime ricompense pur di conquistarsi il proprio posto nel mondo.
Come se non bastasse, i nuovi Paesi emergenti hanno adottato forti politiche di protezionismo nei confronti dei mercati interni per salvaguardare lo sviluppo delle proprie aziende.
Negli stessi anni lo Stato Italiano, invece, ha fatto ben poco: solo oggi si parla di modificare leggi del secolo scorso; riforme che, dieci anni fa avrebbero potuto aumentare la competitività, ma che – con il gap accumulato per costi del lavoro, dei trasporti e dell’energia – rischiano seppur realizzate di non avere alcun effetto ai fini dell’occupazione.
Eppure, chi come me ha scelto di restare per senso e sentimento di responsabilità nei confronti della propria comunità e del proprio territorio vuole, con slancio ed entusiasmo, portare avanti l’impresa – e con essa i posti di lavoro – realizzata con tanto sacrificio da chi l’ha preceduto.
La difficile situazione economica che, a fine giornata, potrebbe essere un alibi al disimpegno, deve diventare il mattino seguente invece lo stimolo positivo al miglioramento.
Guarda “avanti” chi ad esempio è impegnato in una delle tante start-up, veri e propri bacini di idee e speranza che però rischiano di spegnersi se viene loro a mancare il supporto di realtà più grandi e affermate nello stesso settore di competenza.
L’ansia positiva verso il miglioramento la leggo anche nelle molteplici associazioni giovanili che nascono con l’intento di valorizzare le idee, l’arte e la voglia di fare del territorio; la “vedo” negli studenti – dai liceali agli universitari – che, nonostante il timore di un futuro incerto, si impegnano ancora di più per ampliare le proprie competenze e sviluppare le proprie attitudini.
La “sento” nello spirito costruttivo che contraddistingue i Giovani di Confindustria, nel diffondere una cultura d’impresa sana, produttiva ed etica; il lavoro dei GI guarda alle nuove generazioni perché trovino il coraggio di mettersi in gioco, di credere nella forza del valore intellettuale, lasciandosi alle spalle le ombre del passato e investendo le proprie competenze e attitudini nella costruzione di un futuro da coltivare e difendere.