Dal 2006 Confindustria Salerno investe tempo, impegno e risorse per favorire, in maniera concreta, sinergie e collaborazioni con i principali attori dell’innovazione che oggi costituiscono l’ecosistema della competizione
Presidente, anche per questa edizione la macchina “Best Practices” ha funzionato, portando alla ribalta idee innovative. Aver ampliato la rete dei partner ha contribuito?
Ovviamente sì. Sin dall’inizio di questa avventura, uno dei principali obiettivi è stato quello di creare un “ecosistema dell’innovazione” instaurando sinergie e collaborazioni con i principali stakeholder e attori nazionali e internazionali dell’innovazione perchè il Premio divenisse un vero e proprio “generatore di opportunità” per i partecipanti. Attraverso il networking del Premio, vi è la concreta possibilità di sviluppare relazioni tese all’attivazione di: collaborazioni e partnership; raccolta di capitali e accesso a canali di finanziamento; nuove opportunità di mercato; possibilità di accesso ai principali incubatori e acceleratori nazionali di startup e corporate.
I risultati conseguiti in dodici anni di storia hanno, dunque, generato un meccanismo virtuoso che ha favorito, da un lato, una sempre più ampia presenza di partner (quest’anno sono stati oltre 50) e, dall’altro, innalzato il livello qualitativo dei progetti e il numero dei partecipanti (quest’anno circa 100 progetti provenienti da ben 12 regioni d’Italia).
Nel nostro Paese crescono le startup ma poche sono quelle con un business model scalabile. Al Premio cosa ha visto?
Il Premio BP anche quest’anno ha fornito uno spaccato significativo del panorama nazionale e ha messo in luce molte realtà interessanti con un grande potenziale di crescita.
Sono certo che, nel giro di qualche anno, anche alcune delle startup presenti a questa edizione costituiranno dei piccoli casi di successo.
Quanto tempo occorre a una startup per dirsi di successo?
Questa è una domanda difficile in quanto bisogna prima capire cosa si intende per startup di successo. Se tra i fattori di successo annoveriamo il contributo che le startup forniscono in termini sia di vettori di innovazione per il sistema produttivo e per il sistema Paese, sia di costituzione di nuove PMI innovative che riescono a competere sul mercato generando fatturato e occupazione, allora le edizioni precedenti del Premio BP hanno fatto registrare vari casi di successo conseguiti anche nel giro di 3–5 anni. Se, invece, prendiamo come punto di riferimento modelli di altri Paesi in cui una startup per essere definita di successo deve “scalare” in maniera rapidissima fino a realizzare exit plurimilionarie o, addirittura, divenire un “unicorno”, allora i casi di successo italiani e campani sono pochi o addirittura nulli. Io non prendo queste ultime come modelli di riferimento e mi “accontento” di annoverare tra i casi di successo quelle startup che contribuiscono a creare nuovi servizi e prodotti innovativi, nuovi mercati, che favoriscono processi di innovazione anche in aziende mature, ampliando il proprio mercato e generando occupazione e valore per il territorio. Non credo che questo sia poco.
Quanto conta per l’incremento dell’innovazione nella sua totalità il dialogo tra startup e grandi imprese private?
Tantissimo, e non limiterei il discorso solo alle startup e alle grandi imprese. Il dialogo, le connessioni e la “contaminazione” tra startup, spin-off accademici, PMI, grandi imprese, big player dell’innovazione, investitori, sono fondamentali per facilitare l’incremento dell’innovazione e della digitalizzazione. Confindustria Salerno, e il gruppo che presiedo, ha sempre reputato determinante questo dialogo e sin dal 2006 ha investito tempo, impegno e risorse per favorire, in maniera concreta, tali connessioni attraverso l’attivazione di sinergie e collaborazioni con i principali attori dell’innovazione, nazionali e internazionali, che oggi costituiscono l’ecosistema dell’innovazione del Premio BP.