Le dimensioni del fenomeno dello skill mismatch, rilevate dal Sistema informativo Excelsior, certificano il rischio concreto di un fermo alla ripresa per le imprese. Prete: «Sempre più necessario lavorare per orientare correttamente le scelte formative verso i fabbisogni espressi dalle aziende»
Presidente, il Bollettino annuale 2021 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, non lascia spazio a dubbi: per i lavoratori del prossimo futuro, necessarie saranno sempre più le competenze digitali e quelle green, le stesse già richieste oggi dalle imprese e che, però, languono sul mercato del lavoro. Qual è la dimensione numerica del fenomeno dello skill mismatch?
Oggi, in Italia, quando le competenze digitali sono ritenute di elevata importanza per le mansioni svolte, le imprese lamentano difficoltà a trovare quasi il 40% del personale ricercato con skill adeguate. Accade più o meno la stessa cosa quando gli imprenditori cercano figure per le quali il possesso delle competenze green è molto importante. Il 37% dichiara, infatti, di fare fatica a reperire i candidati giusti. É per questo necessario lavorare per orientare il più possibile le scelte formative verso i fabbisogni espressi dalle aziende.
Perché il mismatch tra domanda e offerta rischia di mandare in fumo posti di lavoro e di ostacolare la crescita delle imprese che hanno estremo bisogno di figure professionali capaci di accompagnarle lungo il cammino della duplice transizione ecologica e digitale. Basti pensare che le green skill sono ritenute necessarie per oltre 70 nuove assunzioni su 100, a prescindere che si tratti di professioni high-skill (ad esempio dirigenti e professioni intellettuali e scientifiche) o low skill (ad esempio operai specializzati e conduttori di impianti).
La digital transformation ha reso ancora più evidente l’importante ruolo delle soft skill. Quali saranno quelle più quotate negli anni a venire?
La Quarta rivoluzione industriale sta creando una nuova divisione del lavoro tra uomo e macchina. Di fronte ai punti di forza delle macchine – velocità, scalabilità e quantità -, le soft skill sono le vere competenze che possono dare un vantaggio dell’uomo sulla macchina. Parliamo di quell’insieme di abilità che vanno dal pensiero critico alla capacità di resilienza, dal self-leadership al teamworking. Solo dalla complementarietà delle soft skills (unite alle competenze tecniche relative alla professione) con le potenzialità delle macchine si possono ottenere i migliori risultati in termini e competitività e crescita economica. Le macchine da sole non bastano. Le imprese che hanno investito sia in tecnologie digitali, sia in formazione hanno visto crescere del 4,4% la propria produttività nel periodo 2017-2019, mentre quelle che hanno investito solo in tecnologie digitali appena dell’1,8%.
Rispetto al resto del Paese, in Campania si registrano due warning sull’istruzione scolastica, quali sono?
Italiano e matematica sono le materie che presentano maggiori criticità. Secondo i test INVALSI, il 43,6% degli studenti in Campania non ha una competenza alfabetica adeguata (contro il 34,1% della media nazionale), e il 54,1% non ha una competenza numerica adeguata (rispetto al 39,2%).
Cruciale il ruolo svolto dalla formazione. Rispetto a questo aspetto, le imprese campane come sono messe?
Le imprese in Campania evidenziano ombre e luci. Hanno una minore propensione a fare formazione: nel 2021 il 18% ha svolto formazione con corsi, mentre la media Paese arriva al 23%. Tuttavia, quando le imprese campane fanno formazione, abbiamo visto che dedicano maggiore attenzione ai temi della digitalizzazione e della sostenibilità ambientale.Tra le imprese che hanno svolto formazione, in Campania il 28% ha posto attenzione ai temi del digitale contro solo circa il 20% in Italia e l’11% ai temi della sostenibilità ambientale (contro il 10%).
Altro investimento imprescindibile è quello sul capitale umano. Quali sono i vantaggi?
Nell’attuale economia della conoscenza il capitale umano è un asset intangibile di assoluta rilevanza perché è in grado di aumentare le performance economiche dell’impresa non solo direttamente, ma anche indirettamente, influenzando cioè positivamente altri fattori di crescita intangibili, quali: la ricerca e sviluppo, l’innovazione brevettuale e organizzativa, la open innovation. Nel nostro Paese, le imprese che investono nel capitale umano, rispetto a quelle che non investono, hanno un livello di produttività superiore del 12% e hanno una probabilità maggiore di ritornare ai livelli produttivi pre-Covid. Anche per questo attraverso i Pid, i Punti impresa digitale realizzati dalle Camere di commercio in tutta Italia, abbiamo già aiutato quasi 450mila imprese a familiarizzare con la digitalizzazione e ad aumentare il livello delle competenze digitali dei propri lavoratori.