Carlo Guglielmi, alla guida di INDICAM (l’Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione) ma prossimo al congedo dopo 12 anni ininterrotti di presidenza – il successore verrà eletto a metà ottobre dal nuovo Consiglio Direttivo espresso oggi dall’assemblea – ribadisce che è soprattutto sul web che va concentrato ogni sforzo normativo e operativo per frenare la contraffazione.
«La crescita esponenziale dell’uso di Internet, accanto alla positiva funzione di grande propulsore del commercio legittimo, strumento d’elezione per raggiungere una platea mondiale di consumatori a costi limitati, con grande visibilità d’offerta e assoluta facilità d’accesso, ha rappresentato e rappresenta al contempo – con un risvolto paradossale – un fattore di crescita dell’attività contraffattiva. Il commercio via web ha avuto uno sviluppo più veloce e più pervasivo del previsto: le regole destinate a proteggere e favorire la crescita di una piantina supposta fragile si rivelano inadeguate per un bosco di mangrovie in espansione (imprevedibile per esempio che i social networks divenissero importanti canali commerciali ampiamente frequentati dai falsi). È questo il momento di intervenire sulla normativa nazionale e soprattutto europea per completarne il quadro alla luce di esperienze ed evidenze maturate nel frattempo, a
cominciare dall’attuale limitazione indiscriminata delle responsabilità per i cosiddetti Internet Service Providers e più in generale dei fornitori di servizi via web».
Allo stesso modo Guglielmi nel corso dell’Assemblea annuale ha indicato l’attuale incaglio normativo a Bruxelles sulla revisione degli strumenti giuridici comunitari del Trade Mark come una mina innescata che rischia di trasformare l’UE in un hub per la contraffazione: «lungi dall’essere un mero dibattito tecnico, è una contesa fra due schieramenti contrapposti di Paesi membri dove una parte, per favorire a qualunque costo lo sviluppo competitivo delle proprie attività portuali, non esita a mettere a rischio la possibilità d’intervento delle autorità doganali sulle merci in transito palesemente contraffatte. Anche in questo caso una rapida soluzione giuridica alla diatriba è essenziale per lo sviluppo di una politica anticontraffazione a lungo termine; entrambi sono punti obbligatori per le agende delle istituzioni europee».
Il Presidente, nel confermare l’impegno di INDICAM per la tutela mediante copyright del prodotto di design, disattesa in Italia da oltre 10 anni per un susseguirsi di oscure manovre che l’associazione ha già ampiamente denunciato, ha altresì salutato con entusiasmo il nuovo (e già assai produttivo) interesse dell’Antitrust italiana alle problematiche della contraffazione, vista giustamente come una grave lesione della salvaguardia dei diritti dei consumatori oltre che della corretta concorrenza; nel contempo ha espresso il suo apprezzamento per l’impegno delle associazioni italiane dei consumatori, uniche in Europa, su questo fronte. Ha ricordato, infatti, che la contraffazione è un fenomeno sempre subdolo e spesso sommerso, che mette a rischio non solo aziende e sistema economico in generale, ma spessissimo anche la salute dei consumatori attraverso componenti tossiche o non a norma, abbondantemente presenti nei prodotti contraffatti.
Nelle sue conclusioni ha evocato il network virtuoso tra pubblico e privato come il solo che possa assicurare un contrasto efficace del fenomeno, che continua a vedere coinvolti da una parte Confindustria e le associazioni che ne fanno parte, dall’altra la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Dogane, le strutture dedicate del MISE e si augura che nel futuro tali sinergie continuino a svilupparsi con sempre maggiore coesione, estese ad analoghi soggetti negli Stati membri e nelle istituzioni europee.