Il Decreto del Fare e l’Energia

Nei prossimi mesi, occorrerà operare sulla efficienza della rete di distribuzione, e cercare, il più possibile, di ridurre la nostra dipendenza dal petrolio e dai combustibili fossili in genere, puntando decisamente sull’efficienza energetica, e alle Rinnovabili che finora sono rimaste al palo come il Biogas, il geotermico, la cogenerazione e il solare termico

 

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. 69 del 21 giugno 2013, il cosiddetto Decreto del Fare, approvato in CdM sabato 15 giugno.
Sono 86 articoli dedicati a misure per la crescita e per la semplificazione che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbero aiutare a far ripartire la nostra Nazione; il Decreto Legge è in vigore dal giorno successivo la data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: cioè, è in vigore dal 22 giugno 2013.

Esso prevede Il taglio di 550 milioni di euro, che si tradurrà per una famiglia-tipo, che consuma circa 2700 kWh, in una riduzione di circa 1 o 2 centesimi di euro a kWh, che su base annuale vuol dire solo circa 5 euro di risparmi a famiglia su una spesa media di 550 euro annuali.

 

Per le imprese, e in particolare per quelle “energivore” che consumano molto, si tratta di un risparmio più consistente, che a seconda dei consumi può essere anche di 10mila euro: ben poco se si pensa agli aumenti registrati negli ultimi anni. Insomma è un buon punto di partenza per le aziende: bisogna nei prossimi mesi realizzare una armonizzazione del comparto degli incentivi alle Fonti di energia rinnovabili, agire quindi sulle basi della politica energetica nazionale.

 

Bisogna operare sulla efficienza della rete di distribuzione, e cercare, il più possibile, di ridurre la nostra dipendenza dal petrolio e dai combustibili fossili in genere, puntando decisamente sull’efficienza energetica, ed alle Rinnovabili che finora sono rimaste al palo come il Biogas, il geotermico, la cogenerazione ed il solare termico.

Ci sono due novità importanti per quel che riguarda l’energia: la previsione della Robin Tax che colpirà anche piccole e medie aziende che operano nelle rinnovabili, mentre spuntano delle agevolazioni per gli inceneritori costruiti negli ultimi 8 anni. La Robin Tax opera anche nei confronti di aziende “rinnovabili” con “volume di ricavi superiore a 3 milioni (prima10 milioni di euro) e un reddito imponibile superiore a 300.000 (prima 1 milione di euro).

Negativi i commenti da parte degli operatori del settore: per il presidente di Assosolare Giovanni Simoni l’abbassare le soglie di applicazione della Robin Tax, significa trasformarla in una sorta di “Solar Tax” perché, sotto quel tetto rientrano gran parte degli impianti fotovoltaici a partire dai 300 kW di potenza circa.
Altro commento dello stesso segno si riceve da Simone Togni, presidente di ANEV, l’associazione dell’eolico italiano: «Il Governo Letta ha recentemente dichiarato che le rinnovabili sono una priorità del programma e ha confermato gli obiettivi della SEN che prevedono al 2020 una crescita significativa delle stesse. Oggi invece di spingere su questo settore con politiche di semplificazione, è stata estesa la Robin Tax anche agli impianti eolici di piccole e medie dimensioni. Questo provvedimento rischia di creare gravi ripercussioni sui modelli finanziari di questi impianti con danno occupazionale ed industriale. Ricordo che gli imprenditori dell’eolico si sono visti escludere dalla possibilità di effettuare investimenti privati per 850 milioni di euro nell’asta appena conclusa per una limitazione del contingente, che non ha senso, vista la necessità di sviluppo che oggi il nostro Paese cerca disperatamente. La ulteriore tassa decisa in questi giorni rischia seriamente di far saltare le iniziative in corso e di affossare definitivamente un comparto industriale nazionale come l’eolico che oggi da lavoro a 37.000 occupati in Italia».