L’obiettivo della politica generale di investimenti in opere infrastrutturali di trasporto riguarda da un lato le grandi opere, ma dall’altro lo sviluppo dell’“ultimo miglio”, ossia di quegli interventi minori/complementari che permettono ad un insieme di direttrici di forza di mettersi a sistema
Il 6 novembre 2015 a Napoli la Commissione Europea e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno presentato il Programma Operativo Nazionale (PON) Infrastrutture 2014-2020 dell’Italia.
Il Programma, diretto all’efficientamento del sistema infrastrutturale delle regioni meno sviluppate, cioè Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, prevede una serie di investimenti nelle infrastrutture ferroviarie, portuali e nei sistemi di trasporto intelligenti, allo scopo di sostenere la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale, puntando ai corridoi transeuropei (Ten-T) e di sviluppare e migliorare sistemi di trasporto sostenibili, comprese vie navigabili interne e trasporti marittimi, porti e infrastrutture aeroportuali.
Perseguendo le priorità dell’Unione europea nell’ambito delle infrastrutture di trasporto, il PON intende contribuire al miglioramento delle condizioni di mobilità delle persone e delle merci, garantendo uno sviluppo competitivo dei territori e rafforzando la coesione economica, sociale e territoriale. Il punto di partenza è un Mezzogiorno che presenta necessità e opportunità di sviluppo in tutti i settori trasportistici.
Il Sud presenta bassi livelli di connettività ferroviaria al suo interno, in termini sia di estensione della rete, sia di velocità commerciale. La competitività del trasporto ferroviario delle merci è bassa e necessita di interventi di riequilibrio, mentre sul lato dei servizi di trasporto ferroviari passeggeri sono bassi i livelli di qualità percepita, a causa di scarsa accessibilità e carenza di servizi.
La rete stradale si presenta come particolarmente congestionata e necessita di una riduzione dei flussi.
Considerando che il trasporto aereo è previsto in crescita esponenziale nei prossimi anni, occorre un efficientamento della capacità aeroportuale di gestione dello spazio aereo.
La scarsa interconnettività dei nodi rende meno competitivo il trasporto intermodale.
Le procedure doganali sono particolarmente gravose ed incerte e peggiorano la performance competitiva del sistema infrastrutturale.
In risposta a queste urgenze la strategia del PON agisce attraverso azioni rivolte all’estensione della rete ferroviaria meridionale; rivolte a favorire l’intermodalità per le merci, attraverso il rafforzamento della centralità di alcuni snodi e la predisposizione di collegamenti di “ultimo miglio”; attraverso lo sviluppo della portualità, efficientando le infrastrutture portuali esistenti ed i principali nodi meridionali, con particolare riferimento all’accessibilità via mare e via terra; attraverso l’incremento dell’efficienza del sistema infrastrutturale, favorendo l’adozione di nuove tecnologie in tema di ITS (Intelligent Transport Systems) per la gestione della domanda di traffico stradale, SESAR (Single European Sky ATM Research) per il trasporto aereo e l’introduzione dello sportello unico doganale volto a ridurre i tempi e l’incertezza per i flussi di merci.
L’obiettivo, dunque, della politica generale di investimenti in opere infrastrutturali di trasporto contenuta nel PON riguarda da un lato le grandi opere, le direttrici principali, ma dall’altro lo sviluppo dell’“ultimo miglio”, ossia di quegli interventi minori/complementari (nodi ferroviari e stradali, hinterland portuali, ecc.) che permettono ad un insieme di direttrici di forza di mettersi a sistema.
Al riguardo, risultano essenziali le infrastrutture nodali che implicano opere relative a porti, interporti, centri intermodali e aeroporti, assieme a piattaforme logistiche leggere nelle quali si possa coordinare l’attività di trasporto e quella di distribuzione della merce.
Considerando, dunque, le criticità del sistema trasportistico nazionale e in risposta agli obiettivi, gli interventi finanziati con le risorse saranno rivolti ad innalzare il livello di competitività del sistema attraverso il potenziamento delle infrastrutture e attrezzature portuali e interportuali di interesse nazionale, incluso il loro adeguamento ai migliori standard ambientali, energetici e operativi.
In tale assetto, i principali porti e interporti Core e Comprehensive localizzati nelle regioni meno sviluppate dovrebbero occupare una posizione prioritaria. In particolare, le principali azioni del programma tenderanno a completare progettualità non concluse nella programmazione 2017-2013 e a colmare ulteriori gap infrastrutturali quali, per i porti, l’inadeguatezza dei fondali, dei moli foranei e delle banchine, oltreché realizzare interventi per la diminuzione dei fattori di inquinamento.
Altri interventi dovranno mirare al potenziamento delle Autostrade del Mare per il cargo Ro-Ro sulle rotte tirreniche e adriatiche. Altri ancora punteranno a velocizzare la lavorazione dei container in ambito ferroviario/interportuale.Tali interventi contribuiranno all’integrazione dei sistemi logistici locali all’interno di un layer informatico comune, a sua volta interoperabile con gli standard e l’architettura facente riferimento alla Piattaforma Logistica Nazionale.
In generale si punterà a migliorare l’accesso ai servizi di trasporto da parte dell’utenza (merci e passeggeri), con iniziative progettuali che concorreranno allo sviluppo di sistemi di monitoraggio ed info-mobilità dei traffici passeggeri e merci, al fine di fluidificarne ed ottimizzarne i flussi.
Nel PON sono state individuate cinque aree logistiche Integrate di interesse per la rete centrale europea:
1. Quadrante sud orientale della Sicilia
2. Polo logistico di Gioia Tauro
3. Sistema pugliese
4. Logistica campana
5. Quadrante occidentale Sicilia.
La loro selezione si pone in continuità con le scelte operative della precedente programmazione e in coerenza con la prima ipotesi di riorganizzazione del settore portuale e logistico, condotte in seno ai tavoli strategici (domanda, offerta e governance) le cui attività sono state propedeutiche alla finalizzazione del Piano strategico nazionale della portualità e della logistica.
La strategia del Programma è declinata invece in tre Assi Prioritari che ricalcano le Priorità di Investimento individuate nell’Accordo di Partenariato e sono relativi all’Obiettivo Tematico 7 “Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete”:
I. Favorire la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale con investimenti nella TEN-T.
II. Sviluppare e migliorare sistemi di trasporto sostenibili dal punto di vista dell’ambiente (anche a bassa rumorosità) e a bassa emissione di carbonio, inclusi vie navigabili interne e trasporti marittimi, porti, collegamenti multimodali e infrastrutture aeroportuali, al fine di favorire la mobilità regionale e locale sostenibile.
III. Assistenza Tecnica.
La dotazione del PON Infrastrutture e Reti ammonta a 1,843 miliardi di euro, di cui 1,382 euro provenienti dal Fesr.
Gli interventi finanziati con le risorse del PON saranno rivolti, dunque, al potenziamento delle interconnessioni e delle infrastrutture portuali e interportuali di interesse nazionale; anche con lo scopo principale di portare a compimento progetti non conclusi nella programmazione precedente.
Il PON dunque dovrà dare nuova linfa al sistema infrastrutturale del Sud aumentandone la competitività del sistema portuale e facilitando ulteriormente le connessioni produttive e infrastrutturali con il resto di Europa.
Con l’augurio sempre che le risorse vengano utilizzate in modo efficiente ed efficace.
La sfida è aperta.