Uno dei nodi più intricati dell’economia campana è senz’altro rappresentato dal carente e farraginoso sistema di trasporto pubblico locale, in attesa da tempo di una razionalizzazione profonda e migliorativa.
La situazione potrebbe subire un qualche miglioramento grazie all’affido dei servizi minimi mediante gare pubbliche. Non c’è molto altro tempo da perdere ancora anche perché se la situazione non si sblocca la Regione – già a corto di fondi – rischia di subire un ulteriore decremento dei finanziamenti statali.
Luciano Iavarone e Gerardo Buonocore (interviste a seguire) hanno rimarcato per noi gli aspetti salienti della complicata vicenda.
Intervista con Luciano Iavarone, Presidente Gruppo Trasporto Persone Confindustria Salerno (nella foto)
Presidente Iavarone, il Trasporto pubblico locale (Tpl) vive momenti di profondo malessere specie perché è sempre più complicato far rientrare questo settore in un perimetro di sostenibilità economica. Manca infatti da troppo tempo un disegno organico di miglioramento della efficienza e della produttività, che affronti una volta per tutte i nodi strutturali del settore. Anche la nostra regione non può dirsi di certo al riparo da questa miopia prospettica, vero?
Concordo pienamente. Fermi restando, infatti, i problemi dovuti ai tagli da parte dello Stato fattisi particolarmente aspri negli ultimi anni, quello che più mi preoccupa è la debole e ancora incerta prospettiva che interessa il settore.
La riduzione di risorse ha ovviamente riguardato anche la nostra regione. Ora questo processo sembra essersi stabilizzato, nel senso che uno degli ultimi atti del Governo Monti è stata proprio la riprogrammazione futura del Trasporto pubblico locale in Italia: questa riprogrammazione in pratica si sostanzia nella richiesta alle Regioni da parte dello Stato centrale di modificare l’apporto che le stesse danno al sistema del Tpl, vale a dire che lo Stato chiede loro di non essere non più di semplici distributrici di risorse pubbliche ma di immettere nel sistema complessivo anche mezzi economici propri.
Due sono in particolare le richieste che lo Stato fa alle Regioni. La prima: che venga aumentato il rapporto tra ricavi dalla vendita dei biglietti e costo del servizio – rapporto che dovrebbe attestarsi intorno al 35% – ovvero le Regioni dovranno far sì che il 35% del costo del servizio sia coperto dalla vendita dei biglietti.
Qualora ciò non accadesse, qualora non fosse raggiunta questa percentuale, le
Regioni dovranno comunque garantire un incremento del rapporto costo biglietto/costo servizi – rispetto all’anno precedente – dello 0.03%, migliorando questa cifra di anno in anno.
La seconda cosa che il decreto governativo varato a fine anno chiede alle Regioni è un aumento del fattore di riempimento – vale a dire più passeggeri sui mezzi pubblici – non inferiore al 2,5% nel primo triennio.
La mancata realizzazione di questi due obiettivi comporta delle penalità gravose, che partono da un 10% del monte complessivo delle risorse stanziate per ogni Regione e di cui è previsto un aumento del 2% ogni due anni.
Questo vuole dire che la Campania – che pesa nella ricchezza del Trasporto pubblico nazionale per l’11% – deve garantire il riequilibrio del rapporto costo biglietto/costo servizi più l’aumento del fattore di riempimento, pena una riduzione delle risorse stanziate di anno in anno non inferiore al 10%.
Le aziende del Tpl, a questo punto, che la Regione – per voce e conto dell’Assessore Vetrella – metta mano ad un’operazione di riequilibrio del sistema complessivo – quindi sia su gomma, sia su ferro – al fine di evitare un’ulteriore decurtazione delle risorse per gli anni a venire.