Impronta ambientale dei prodotti alimentari: l’imperativo è misurare per ridurre

pomopastPresentato in Confindustria Salerno il modello messo in campo dalle imprese della filiera del pomodoro e della pasta per diminuire e compensare l’impatto ambientale dei propri prodotti “fino allo scaffale”

 

Fornire ai consumatori informazioni affidabili e confrontabili sugli impatti ambientali e sulle credenziali dei prodotti vuol dire metterli in condizione di operare scelte consapevoli perché i prodotti non sono tutti uguali, ancor di più – per restare aderenti all’attualità – non tutti i prodotti alimentari made in Campania rappresentano una minaccia per i consumatori. Anzi. Occorre quindi fare chiarezza, specie in termini di requisiti ecologici e di buone pratiche lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti. Ormai da anni la Greener Italia, ramo aziendale della Sabox azienda di Nocera Superiore specializzata nella progettazione e produzione di di packaging sostenibile ha lanciato la sfida ad altri produttori della filiera del pomodoro e della pasta di cui è protagonista perché investino in modo convinto sulla produzione sostenibile, evitando il rischio di essere tagliati fuori da certi mercati che oggi pretendono tali certificazioni, come l’Europa, gli USA e il Giappone. Molte aziende del distretto dei conservieri e pastai della provincia di Salerno infatti hanno tra i loro principali clienti i big retailers della GDO mondiale. Molti di questi – Tesco, Mark&Spencer e Sainsbury’s, solo per citarne alcuni – hanno definito chiari e ambiziosi obiettivi di riduzione della CO2, anche lungo la loro supply‑chain richiedendo quindi la collaborazione dei fornitori. Proprio per questo l’imperativo è adeguarsi, ottenendo in cambio non solo un vantaggio competitivo in termini di opportunità di mercato e differenziazione, ma soprattutto di innovazione sostenibile e immagine. A tutti i livelli la credibilità oggi conta più di qualsiasi altro asset.

Proprio per dare eco al progetto di cui fa parte la Greener Italia, lo scorso 14 ottobre in Confindustria Salerno, ha avuto luogo l’incontro sul tema: “L’impronta ambientale dei prodotti alimentari – Esperienze e prospettive di etichettatura della “Environmental Footprint”  in Europa e in Italia come opportunità di innovazione e leva competitiva della filiera del pomodoro e della pasta nella provincia di Salerno”.

L’evento rientra nell’ambito del Progetto: “Verso la sostenibilità della filiera agroalimentare provinciale: promozione e sperimentazione dell’applicazione di un modello per la sostenibilità di processo e prodotto” promosso da Confindustria Salerno, realizzato e finanziato dalla locale Camera di Commercio, in collaborazione con Legambiente e Greener Italia.

Il progetto ha lo scopo di promuovere l’adozione di un modello di sviluppo sostenibile come driver per l’innovazione e la competitività per le aziende della filiera dell’agroalimentare provinciale, attraverso l’implementazione di un programma che punti alla riduzione progressiva delle emissioni di Co2 di prodotti e processi.

Il modello presentato è stato realizzato grazie alla collaborazione di alcune aziende rappresentative della filiera del pomodoro che hanno aderito volontariamente al progetto. Il progetto ha consentito  di definire delle linee guida utili alle imprese anche di altri comparti, interessati alla realizzazione della carbon footprint di prodotto.

Come dicevamo, queste buone pratiche all’estero hanno già “preso piede” tanto che in Inghilterra sono già 25mila i prodotti con il marchio Carbon Footprint (CFP), letteralmente impronta di carbonio. Negli ultimi anni anche l’Italia si sta adeguando, con un numero semrpe maggiore di prodotti italiani, specie alimentari, affinché i criteri di scelta dei consumatori non comprendano più solo qualità e convenienza, ma anche impatto ambientale di ciò che si acquista.

Misurando l’impronta ambientale di un prodotto si ha infatti l’opportunità di individuare meglio le proprie emissioni lungo tutta la catena di fornitura e ottimizzare e ridurre notevolmente l’impatto climatico dei prodotti e delle attività.

Forte il sostegno di Confindustria Salerno al progetto di sostenibilità ambientale della filiera dell’agroalimentare provinciale, espresso chiaramente in occasione del seminario di presentazione da Antonio Ferraro: «Confindustria Salerno – ha dichiarato Ferraro – crede fortemente nel valore della sostenibilità ambientale come leva di sviluppo e competitività. Attraverso questo progetto intendiamo accompagnare le aziende nei percorsi di sostenibilità affinché la responsabilità ambientale dell’impresa non riguardi più i processi di produzione, ma coinvolga tutta la “catena del valore” relativa al prodotto e ai servizi offerti. In tal modo offriamo alle imprese gli strumenti necessari per avviare processi di trasparenza e tutela ambientale che troveranno il sicuro interesse dei consumatori».

La voglia di credere in una green economy che non sia solo di facciata è stata ben rappresentata poi da Anna Savarese, vicepresidente di Legambiente Campania: «Sono sempre più numerosi i cittadini che presterebbero attenzione ad un indicatore sintetico, un voto, un giudizio sulle conseguenze ambientali delle proprie scelte di consumo e della fruizione di servizi. Le aziende devono assumersi quindi la responsabilità di misurare l’impatto dei propri prodotti e di dichiararlo in un modo verificabile, così i cittadini che scelgono sulla base di tali dichiarazioni saranno consapevoli delle conseguenze ambientali che li coinvolgono. In questo modo, le aziende sono stimolate ad innovare le produzioni per renderle più sostenibili e i cittadini a cambiare consumi e stili di vita».

Credere sì, ma anche investire è necessario, sostenendo le migliori imprese del comparto agroindustria, da sempre settore trainante del Salernitano. Proprio per questo il presidente della CCIAA di Salerno Guido Arzano ha colto l’occasione per rimarcare la volontà di consolidare e sviluppare ulteriormente il comparto anche mettendo a confronto le tante best practices territoriali del nostro Paese: «In tal senso, la Camera di Commercio di Salerno unitamente a quelle di Brindisi, Latina, Modena e Torino, ha dato vita, nell’ambito di Unionfiliere, al Comitato di Filiera dell’Agroindustria ad Alta Qualità Ambientale con l’obiettivo di definire modelli di sviluppo condivisi, fondati su principi oramai irrinunciabili quali la difesa del territorio e la valorizzazione della biodiversità, in grado di coniugare sostenibilità e competitività sui mercati internazionali».